DANTE E L'ISLAM. LA FORTUNA DEL LIBER SCALAE NELL'ORIENTE LATINO.

Gli studi di Maria Corti e quelli più recenti, almeno in Italia, di Andrea Celli e di Luciano Gargan hanno fatto luce sull'ampia circolazione nel Medioevo Cristiano di un'opera esoterico-escatologica islamica, il LIBER SCALAE. Tale testo, rinvenuto anche nell'inventario di un padre domenicano bolognese, fu esaminato nei primi anni del XX (1919) secolo dal sacerdote ed islamologo spagnolo Asìn Palacios, individuando in esso straordinarie analogie e similitudini con la Commedia dantesca. L'Halmahereig o Liber Machometi, più noto come LIBER SCALAE, Il celeberrimo arabista francese Louis Massignon dedicò a questa opera unica nel suo genere (La Escatolgia musulmana en la Divina Comedia di Asìn Palacios) uno studio significativo e di alto profilo. Come sottolineò Massignon, il Palacios conosceva i resoconti del viaggio di Ricoldo di Montecroce e si inoltrò nella conoscenza della struttura ultramondana islamica, cogliendone spunti e tratti ritrovati anche nell'opera magna del Sommo Poeta. Il ricercatore spagnolo aprì una strada nuova nel campo dei rapporti tra Occidente ed Islam nel Medioevo, anticipando le scoperte critiche che diedero e danno tuttora crescente suffragio alla tesi dell'influenza islamica sul pensiero di Dante, non solo dal punto di vista delle fonti averroistiche (Ibn Rushd, l'Averroè dei latini, era stimato da Dante come sommo maestro, ma anche le idee di Ibn Sina, l'Avicenna latino, ebbero un ruolo determinante nella teoria della luce nella Commedia), ma anche sul piano dell'influsso escatologico.Ogni libro suscita ricerche e apre nuovi orizzonti del sapere. La fortuna degli studi di Asìn Palacios su il LIBER SCALAE, oltre ad illustrare il senso di un messaggio, quello del Viaggio ultramondano del Profeta dell'Islam, che circolò diffusamente in Occidente (Brunetto Latini, ambasciatore fiorentino ed esule in Spagna lo fece sicuramente conoscere a Dante, se pur il testo facesse parte di una serie di documenti islamici che erano noti nell'Europa Cristiana), getta luce sulle influenze reciproche nel Mediterraneo alla fine del Medioevo, un Mediterraneo reso oggi irriconoscibile, per divisioni e strumentalizzazioni anche gratuite e ignoranza degli stessi attori. Una deriva che testimonia quanto sia ormai irriconoscibile questo mare che un tempo era ponte tra le civiltà.
Casalino Pierluigi, 16.12.2014