Arnaldo Ninfali "Scandalo '60- Ritorno a Ferrara" (Este Edition, '12) * di Emilio Diedo

 

Arnaldo Ninfali

Scandalo ’60 – ritorno a Ferrara

Prefazione di Alberto Fezzi

Premessa dello stesso Arnaldo Ninfali

Este Edition, Ferrara 2012, pp. 124, € 12,00

 

Dopo il debutto avvenuto nel 2010 col romanzo Il Diavolo, Arnaldo Ninfali, ferrarese di Vigarano Mainarda, trapiantato da anni per motivi professionali (insegnante di lettere al Liceo, ora in pensione) a Verona, si ripropone al pubblico con un gustosissimo romanzetto nel quale si fa portavoce della vicenda d’un suo amico e collega: Rolando Natali. Interposto diario, quindi.

Vicenda, da quanto s’intende dal titolo, “scandalosa”, vissuta nell’anno 1960, il cui epilogo, agevolmente anticipato nel contesto del titolo stesso, vede il ritorno in Ferrara del protagonista.

 

In verità Scandalo ’60 rimarca l’ambiguo carattere d’un’ironia che può essere capita nella sua completezza sola a lettura avvenuta. Nessuno scandalo; soprattutto nessun dramma. Perché spesso dietro un clamoroso scandalo esiste un vero dramma esistenziale – o, se non esistesse esso potrebbe predisporne la genesi –, che potrebbe concludersi nella tragedia. Ma niente di tutto ciò in questo libro!

La trama narra d’un adolescente: il già accennato Rolando Natali, allora quindicenne. Ma, venendo al nocciolo della questione, a quale vicenda semiscandalosa s’accennerebbe?

Una storia quasi assurda che se fosse ambientata nel contesto di normalità scolastica d’una terza media comunale, piuttosto che d’un collegio (Istituto San Giovanni di Castiglione dei Pepoli – BO) retto da dei preti, tra l’altro alquanto maneschi (l’autore si diverte a denominarli ironicamente “uomini di Dio”, mettendone in risalto una pretestuosa contrapposizione al “Diavolo”, ovverosia ai comportamenti degli adepti, tra i quali appunto Rolando, quasi sempre, a loro modo di giudicare, peccaminosi), nessuno ne avrebbe mai fatto un ‘caso’. In collegio Rolando c’era in pratica finito a causa – mi astengo nel dire se giustamente o ingiustamente – della Gianina [sic], professoressa di matematica, che, dopo averlo rimandato a settembre (gli avevano appioppato anche la lingua straniera, che tuttavia solo questa egli riuscì a superare) lo aveva definitivamente bocciato.

Ebbene, oggetto del predetto scandalo, perpetrato in quel di Castiglione dei Pepoli, presso i rognosi, malefici preti, incazzati col mondo, altro non sarebbero che delle ‘sconce’ fotografie di donne. Non si sa bene se nude come mamma le aveva fatte o solo seminude. Il che, alla fine della ‘favola’, non implica nessuna differenza d’intenti.

E perché il sottotitolo tiene tanto a specificare quel ritorno a Ferrara?

Perché, in base al lavaggio di cervello che i preti del collegio avevano fatto all’immaturo protagonista, e convinto poi che la ragione morale di costoro pendesse inesorabilmente dalla parte del vero, una volta che lo ebbero sospeso dalle lezioni, questi in un primo momento aveva in mente di fuggire, e di non tornarsene a casa a Ferrara, per la paventata ripercussione di sua madre, anche lei donna di chiesa, alquanto bigotta, alla quale tra l’altro, da quanto si deduce dalla trama, non mancavano i peli sulla lingua.

Senonché, conosciuta proprio nella corriera che lo avrebbe trasportato sino a Ferrara, una studentessa universitaria, certa Chiara Balboni, che, prima, con la citazione di qualche brano di Epicuro (sul quale aveva appena dato un esame che le aveva fruttato un trenta e lode), e, subito dopo, tramite la lettura dell’introduzione del suo primo libro (che Rolando aveva casualmente intravisto in vetrina, e per curiosità comprato, in una libreria di Ferrara dopo che i due si erano appena separati), pubblicato a quattro mani e che narrava la storia di due ragazze (le stesse autrici) appena sedicenni che, da sole, se ne andavano, assecondate dai relativi genitori, per ben due mesi in Francia ed uno intero in Spagna, Rolando rinsavisce rispetto all’erroneo indottrinamento subito in collegio. Ecco che intravvede una diversa, più morbida via d’uscita. La quale non avrebbe contemplato eccessivi accanimenti da parte della famiglia, specialmente della madre. Ed è così che il ritorno a Ferrara è ben degno d’essere messo in evidenza sulla copertina del libro: ritorno avvenuto piuttosto che violato.

 

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Arnaldo Ninfali

 

Ènato nel 1948 a Vigarano Mainarda (FE), vive a Verona da molti anni. Nel2010 ha pubblicato il romanzo Il Diavolo.

 

 

Emilio Diedo

 

http://www.literary.it/autore_recensioni.asp?id_autore=34&page=11