PierLuigi Casalino: ISLAM E OCCIDENTE, binomio possibile?

 


Quando Maometto morì nel 632, nulla rivelava il pericolo che si manifestò fulmineo solo due anni più tardi. Nessuna misura era stata adottata alla frontiera in previsione di possibili e imprevedibili sviluppi. Assorbita dalla minaccia germanica l'attenzione degli imperatori bizantini, l'attacco arabo colpì a sorpresa. In un certo senso l'espansione dell'Islam fu un caso fortuito, se si intende con questo termine la conaeguenza imprevedibile di una serie di cause combinate.il successo dell'avanzata araba si piò spiegare con l'esaurimento dei due imperi rivali e confinanti con l'Arabia, che si erano vibrati nello scontro colpi mortali, incoronando infine la vittoria del bizantino Eraclio sul persiano Cosroe (m.627). Bisanzio  era dunque in procinto di riconquisstare il suo splendore, ed il suo avvenire sembrava assicurato dalla caduta del nemico secolare, che gli restituiva la Siria, la Palestina e l'Egitto. La Santa Croce perduta era ricondotta trionfalmente dal vincitotre a Costantinopoli. Il sovrano dell'India inviava ad Eraclio le sue felicitazioni e il re dei Franchi, Dagoberto, concludeva con lui una pace perpetua. C'era da aspettarsi che Eraclio riprendesse in Occidente la politica di Giustiniano. Era vero che i Longobardi occupavano una parte dell'Italia ed i Visigoti nel 624 avevano conquistato in Spagna gli ultimi baluardi bizantini. Tutto ciò però era nulla di fronte al grande successo messo a segno in Oriente da Eraclio. E, pur tuttavia, una sforzo certamente superiore alle sue capacità aveva esaurito l'Impero bizantino, e l'Islam stava  bruscamente per sottrargli proprio quelle province che la Persia aveva reso ad Eraclio (610-641). Bisanzio stava per assistere impotente allo scatenarsi di questa nuova forza, che finì per disorientare il mondo e sviarlo. La conquista araba, che si slanciò in pari tempo sull'Europa e sull'Asia fu senza precedenti e nessuna delle successive iniziative potè esserle paragonata per rapidità, incisività e carattere durevole. Le conquiste di mongole di Attila, di Gengis Khan e di Tamerlano (Timurlang) furono infatti effimere, mentre l'Islam progredì in maniera quasi miracolosa nel nome di unanuova religione, al cui confronto il diffondersi del Cristianesimo fu a suo tempo assai più lenta. A differenza delle invasioni germaniche che riuscirono a corrodere i confini romani solo dopo molto tempo, l'Islam si estese in modo fulmineo ed inarrestabile. Del resto lo stesso mondo bizantino (vedi il pensiero del più grande teologo bizantino, San Giovanni Damasceno, che colse nell'Islam solo un'eresia cristiana e che comuque finì per convivere con la nuova cultura), ma anche quello persiano non sospettarono per nulla della propaganda, con cui Maometto in mezzo ad una lotta confusa di tribù stava per pera dare al suo popolo una religione e uno spirito di corpo nazionale (quell'asabyya di cui parlava Ibn Khaldun, e il cui smarrimento consegnò l'egeminia politica dell'Islam ai Turchi). La grande questione che ancora oggi si pone è quella di sapere perchè gli Arabi, inferiori di numero rispetto ai Germani, non furono assorbiti come loro dalle popolazioni dei paesi di civiltà superiore, dei quali si impadronirono. Mentre i Gerrmani non ebbero nulla da opporre al Cristianesimo dell'Impero, gli Arabi erfano easltati da una fede nuova. Questo e solo questo non li rese assimilabili, anche se non evavano prevenzzioni maggiori dei Gerrmani verso i piciopoli che conquistavano. Al contrario gli Arabi assimilarono con stupefacente flessibilità e velocità la cultura greca e anche quella persiana. Non erano neanche fanatici, almeno all'inizio, e non intendevano convertire i loro soggetti, ma volevano solo che obbedissero al Dio unico, Allah, e al suo Profeta Maometto; e poichè questi era arabo, all'Arabia. La loro religione universale era al tempo stesso nazionale e anche per tale ragione si proclamvano servi di Dio. Una considerazione sulla quale occorre riflettere ancora ai giorni nostri, nonostante certe strumentalizzazioni politiche dell'Islam, che ne rendono stridenti i rapporti con il mondo moderno.
Casalino Pierluigi, 25.09.2012