Paolo Melandri "Ma chi è laggiù" *poesia

Ma chi è laggiù

 

Ma chi è, laggiù, che perde i propri passi

nel verde incolto? Il folto ormai l’inghiotte

di scatto i rami chiudono il passaggio

nella brughiera smarrisce l’angoscia.

 

Vorrei che si volgesse – Egli scompare.

Che può un moto dell’anima a guarire

chi tramutò l’amore avuto in fiele

e perferì il deserto alla bellezza?

 

Chi sana, ahimè, i dolori di colui

per cui ogni balsamo si fece veleno?

Che da copia d’amore

odio segreto per gli uomini trasse?

Dapprima dispregiato, or spregiatore,

segretamente, in inetto

amore di sé,

il proprio valore consuma.

 

Il Bello muore, il Perfetto svanisce –

come fiera ferita ancor s’inoltra

tra pruni e sterpi, e scende ormai la notte.

Non vede i ciclamini che calpesta.

 

E nella macchia il sentiero si perde,

dietro i suoi passi

si chiudono di colpo gli arbusti,

l’inghiotte la solitudine.

 

Veloce perde sé nel vuoto attorno

ormai non vedo più la sua figura

e pianto il muso contro il chiar di luna

e al tremolar del mar volgo le spalle.

 

Dio d’Amore,

se v’è nel tuo salterio un suon che salvi,

col canto tu rinnova il suo deserto –

le vene d’acqua che sotto lui scorrono

fa’ ch’egli senta – e un’oasi lo consoli!

 

Se v’è, Padre d’Amore, nei tuoi salmi

una nota che giunga al suo orecchio,

volgi il Tuo sguardo, conforta il suo cuore!

Apri i suoi occhi alle fresche sorgenti

che nel deserto scorrono nascoste

accanto a chi di sete si consuma.

 

Confortalo… confortalo… conforta

quell’uomo!

 

 
 
 
 
 
 

Paolo Melandri

19 settembre 2012