Ferrara vota scheda bianca... di Paolo Giardini

*nota di Roby Guerra:  intervento come di consueto pungente e eretico del bravissimo Paolo Giardini, ma contemporaneamente quasi una parabola della fine a Ferrara del progetto PpF di Tavolazzi, pur per diversi anni il seme che ha innestato a Ferrara la necessaria antipolitica di Beppe Grillo e i 5Stelle. Poi come noto vicende anti Tavolazzi e PpF di Grillo stesso,  Tavolazzi rimasto all'opposizione, ma ora, incredibilmente, comunque con Grillo  e i 5Stelle come minimo secondi alle europee, e nuovamente a Ferrara una diversa lista certificata 5 Stelle  con una candidata Ilaria Morghen, bravissima e evoluta, ecoscientifica, 50 anni avanti alla Casta non solo PD ma letteralmente Ferrara PD, comunque si etichettino gli altri partiti o liste, ebbene Tavolazzi anzichè appoggiare senza se e senza ma quel che pure Lui e PpF hanno innestato, posizioni molto ferraresi , risentimento di evidente memoria nietzschiana (ma a Ferrara neppure il vero Marx, figurarsi Zarathustra...   al massimo Baratelli  e certa Intellighenzia quasi estinta!),  quasi parodia di Vespa con sconcertanti disanime  da ortofrutticolo dei programmi elettorali.


E Giardini, a suo tempo, anima polemica e critico mediatica di PpF  a quanto pare - appunto- riflette sebbene con diversa discrezione  tale parabola tavolazziana...


Scheda bianca, significa, per banali leggi statistiche ecc.,  favorire Tagliani e il PD!


SCHEDA BIANCA PER ELEZIONI BALORDE


Nella dimensione urbana dell’assurdo non difettano gli spazi per le gigantografie dei candidati di ogni tipo. Fisse o itineranti, sono offerte promozionali transitorie di facce-dipendenti, perché dipenderà solo dai consensi altrui il risultato cercato: l’autorizzazione al titolare di una delle facce ad attingere ai portafogli altrui. L’ampiezza della varietà degli esiti possibili è scarsa: l’elettore medio, grazie alla distrazione di massa e a prescindere dalla lista per cui voterà, sarà comunque raffigurabile da un proletario che da decenni sta girando il cacciavite dalla parte sbagliata.


Se chiedessimo al pover’uomo non per “chi” ma per “cosa” voterà, lo metteremmo in difficoltà: nessuno l’ha mai informato degli stravolgimenti intervenuti che hanno reso il Comune ben diverso da quanto immagina. Alla domanda: “quali sono i compiti del Comune?” potrebbe esibire un elenco simile al seguente tratto da internet:





  1. amministrazione e uso dei beni del Comune




  2. organizzazione dei mercati (ad esempio orari di apertura e chiusura dei negozi);




  3. disciplina del traffico;




  4. gestione delle acque e degli acquedotti;




  5. controllo dell’acqua potabile e delle acque di balneazione;




  6. fognature




  7. raccolta e smaltimento dei rifiuti;




  8. pubbliche affissioni;




  9. polizia mortuaria e organizzazione dei cimiteri;




  10. centrali del latte;




  11. farmacie comunali;




  12. igiene del suolo, delle abitazioni, delle scuole, delle piscine e dei gabinetti pubblici;




  13. igiene degli alimenti e delle bevande;




Altri compiti del Comune:





  1. promuovere attività culturali, artistiche e sportive;




  2. assicurare il diritto allo studio (mense, trasporti scolastici, corsi d’istruzione per adulti);




  3. istituire asili nido ed altri istituti d’istruzione;




  4. organizzare corsi di formazione professionale su delega delle Regioni e in collaborazione con esse.




E sarebbe un elenco corretto, ma solo per i tempi andati. I punti 4-5-6-7-10-12-13-15-17 sono spariti. Alcuni estinti, altri assegnati ad enti regionali. I più remunerativi dati in feudo ad una società privata più potente del Comune, nell’esatto contrario concettuale del libero Comune sorto a difesa dai potentati. Il punto 1 è corrotto, per cui oggi “amministrazione e uso dei beni del Comune” significa anche poter oscenamente svendere i beni comunali, senza l’obbligo di chiedere espliciti permessi ai cittadini-proprietari con la beffarda scusa che manca la legge che lo imponga.


Se un amministratore di condominio vendesse ad aziende di servizi la centrale termica, o il vano scale, o il cortile, i condomini sarebbero “truffati”. Nell’equivalente pubblico invece l’operazione è considerata “legittima”, per questo motivo il Comune ha perduto patrimoni e rilevanti poteri.


Il Comune, quindi, pur erogando “pochi” servizi, continua a costare come prima: una cinquantina di milioni annui per oltre mille addetti e una trentina di dirigenti. Come se privando una nave da guerra di cannoni, santabarbara e sala macchine, fosse naturale mantenerne in servizio il comandante, ufficiali ed equipaggio. E addirittura assumere altri ufficiali in organico (vedi concorso per nuovi dirigenti comunali) nella fittizia perpetuità delle vacche grasse.


Poiché nessun candidato propone che il Comune torni alle giuste origini, né di eliminare enti inventati ad hoc per creare poltrone, né di recuperare il maltolto in beni e libertà, oltre all’uomo col cacciavite aderiranno volentieri a grottesche elezioni solo gli affetti da leader-dipendenza in una variante della Sindrome di Stoccolma (per compiacere Renzi o Grillo o Berlusconi o Vendola, secondo i gusti). Ma per gli altri, e per chi non ha intrallazzi col Comune, che senso ha l’acquiescenza ad un sistema insulsamente deteriorato?


Per ripulsa alle balordaggini tutt’al più si può votare scheda bianca. Ciò consentirà almeno di poter contare quanti liberi cittadini desiderano ancora il libero Comune. Il numero di questi è sconosciuto perché finora a nessuno interessa saperlo. Ma sembra spirare un vento nuovo, e chissà che non venga utile. Andrò quindi a votare, per depositare una scheda bianca piena di significato.


Paolo Giardini