IBN KHALDUN

Alla morte del Profeta Maometto, ultimo in line profetica secondo la visione dell'Islam e perciò incapace di successione, occorreva in ogni caso individuare una guida. I compagni di Maometto non riuscirono a trovare un accordo adeguato. Da tale situazione originarono le scissioni tra sunniti, sciiti e kharigiti. Quello del Califfato, dalla radice khalafa (seguire, succedere) sarà d'ora in poi il grande problema della dottrina musulmana. Non è qui il caso di citare tutte le scuole e i nomi dei giuristi che durante il Medioevo testimoniarono la ricchezza intellettuale dell'Islam, soprattutto in campo giuridico e filosofico. Due nomi soltanto: Mawardi (morto nel 1058) e soprattutto Ibn Khaldun (morto nel 1406), studioso di sociologia di straordinaria modernità ed intuizione storica. Il pensiero di Ibn Khaldun, che ebbe più di un incarico di governo e nella magistratura, è in profonda sintonia con le idee occidentali. In primo luogo per la convinzione, molto diffusa in Occidente nello stesso periodo, che la vera e sola giustificazione del potere debba scorgersi nella necessità di un moderatore capace di impedire agli uomini di massacrarsi a vicenda; e ancora per la sua concezione dello Stato, la cui coesione è data anzitutto dallo spirito di corpo di clan o di popolo e, solo in via subordinata, dalla religione, la cui propaganda non fa che rafforzare i legami precedenti. Questo tono moderno non dovrebbe sorprendere: il mondo musulmano nei secoli precedenti non era infatti vissuto isolato, ma anzi recepì l'antichità greca e il suo messaggio intellettuale (non si dimentichi l'eredità di Averroè, in arabo Ibn Rushd, e la sua influenza sull'Europa cristiana); inoltre, se i musulmani accettavano in seno alle loro comunità soltanto i monoteisti, cioè "gli uomini del Libro", cristiani o ebrei, in particolare questi ultimi, costoro occuparono  posti chiave nell'amministrazione pubblica e nelle istituzioni didattiche, mediche e della vita cittadina. Gli ebrei, svolsero infatti un ruolo assai rilevante nel mondo islamico quale ad esempio il commercio dell'oro e del denaro. Si è sottolineato, in proposito, il contributo dell'Islam al perfezionamento della tecnica bancaria, che, com'è noto, già nell'Alto Medioevo era presente in Occidente, essendo stata importata dai Paesi musulmani, tramite l'Andalusia e anche grazie all'immigrazione di finanzieri israeliti di Baghdad e del Cairo in Europa. Come non ricordare, infine, il peso avuto dalle istituzione corporativa delle società solenni - o fondate sul giuramento - del diritto islamico, sulla formazione delle corporazioni occidentali e sullo sviluppo del pensiero comunale. Se, in un secondo momento, l'Islam si chiuse in sé stesso, la causa di questa sclerosi o anchilosi, come disse Ibn Khaldun, non fu solo nell'immobilismo dogmatico, ma anche nell'atteggiamento dell'Occidente, che, dal XV secolo in poi abolisce ogni contatto, mentre la comunità musulmana si vide gradualmente demolita dall'offensiva cristiana.
Casalino Pierluigi, 7.05.2014