martedì 16 dicembre 2008

IL FUTURO DEI DIRITTI UMANI

UNAMUNU.jpg

MOSTRA MULTIMEDIALE SUI DIRITTI UMANI

Si è conclusa lo scorso 14 12 l'importante mostra multimediale sui Diritti Umani, in programma a Ferrara (Castello Estense), dal titolo significativo “30 Diritti, un solo mondo. Conosci i diritti umani? Sono tuoi. Di tutti noi”: ovvero la celebrazione del  60º anniversario della Dichiarazione dei Diritti Umani, iniziativa inaugurata il 5 12.

Sono intervenuti:  il 5 12 stessso (Camera di Commercio)  Maria Bianchi Zucchelli (Alto Commissariato per i Diritti Umani alle Nazioni Unite),  la nota ricercatrice ferrarese Anna Quarzi dell’Istituto di Storia contemporanea, Alberto Rossatti, nota figura storica e parola e voce di Rairadio 3 (lettura di testi fondamentali sul tema diritti umani).

La rivoluzionaria Dichiarazione Universali dei Diritti Umani fu sancita nel lontano 10 12 1948, all'indomani della fine della Seconda Guerra Mondiale, come Monito e Memoria della Specie Umana riguardo i ben tristemente e drammaticamente noti orrori e genocidi del conflitto in questione: approvata dalla neonata Assemblea Generale delle Nazioni Unite (ONU), sulle ceneri dell'ex Società delle Nazioni, storicamente impotente nel neutralizzare la follia nazionalsocialista e Hitleriana.

(Dal comunicato stampa dei curatori, tra i quali anche la ricercatrice estetica P. Bellini):

Il 10 dicembre 1948, in seguito agli orrori della Seconda Guerra Mondiale e affinché non si ripetessero più, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò e proclamò la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (UDHR).

Durante il 2008, che celebra l’anniversario di questa fondamentale Carta dei Diritti Umani, il Segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, ha invitato tutti “gli uomini di buona volontà” a cercare di diffonderne la conoscenza nel modo più ampio possibile e seguendo ogni tipo di ispirazione.

Alcuni di noi, cittadini ferraresi e del mondo, hanno accolto questo importante appello. Ne è sorto un progetto che intende dare voce a ogni diritto, facendolo “vivere” in uno spazio concreto, attraverso diversi linguaggi espressivi, che privilegiano l’immediatezza e la creatività artistica. Da qui la scelta di un’installazione che li presenta singolarmente a differenti livelli comunicativi: video, fotografie, scritti, disegni grafici.

Vogliamo dare visibilità ai Diritti Umani, attraverso qualcosa che non si risolva in una semplice celebrazione del passato, ma diventi un momento di rinnovata coscienza.

La mostra, per il tema stesso che propone, si rivolge a tutti, con una particolare attenzione ai giovani, bambini e ragazzi, in quanto è proprio in loro, che crescerà come un albero forte il seme piantato della conoscenza e della consapevolezza.

Conoscere i 30 Diritti Umani, significa comprendere un bene che ci appartiene e ci accompagna fin dalla nascita “Affinché tutti noi possiamo diventare ambasciatori dei Diritti Umani nella vita, dalle piccole alle grandi cose”.

Eleanor Roosevelt, vedova dell’ex Presidente degli Stati Uniti Franklin D. Roosvelt e Presidentessa della Commissione delle Nazioni Unite, che scrisse la Dichiarazione Universale nel 1948, disse: “Dove iniziano i Diritti Universali? Iniziano da piccoli luoghi, vicino a casa, così vicini e così piccoli che non possono essere visti nelle mappe del mondo. Essi sono tuttavia il mondo della singola persona, il quartiere in cui vive, la scuola o il collegio che frequenta, la fabbrica, la fattoria o l’ufficio dove lavora. Questi sono i posti dove ogni uomo, donna e bambino cerca uguale giustizia, uguali opportunità, uguale dignità senza discriminazioni. Tali diritti avranno ben poco significato da qualsiasi altra parte, se prima non hanno un significato in questi luoghi. Senza l’azione dei cittadini che si preoccupano di difenderli nell’ambiente in cui vivono, guarderemo invano al progresso nel mondo più in generale”.

Va da sè, al di là della commemorazione, la domanda esplicita di scenari futuri prossimi e desiderabili (e fondamentali) per l'ONU, certamente più concreti e decisionali rispetto a certi lacci politici ancora nazionalistici che ne frenano la naturale evoluzione: infanzia l'ONU, per così dire, di un futuro Governo Mondiale, unica soluzione a medio-lungo termine per risolvere concretamente gran parte dei gravi problemi del mondo contemporaneo, appunto in tema di Dirittti Umani, di Democrazia, Libertà, Libera Informazione e- interconnnesso- di sviluppi economici non retorici nel terzo/quarto mondo, finanche un'Umanità futura realmente pacificata, consegnando la Guerra alla paleontologia umana, secondo le prospettive dei Padri Fondatori e degli Umanesimi di tutta la modernità. In tempi di nichilismo compiaciuto, di terrorismo internazionale e di un Occidente stesso debole e in crisi strutturale, è tacita la Logica del Senso e l'importanza di tali iniziative e celebrazioni.

La mostra, infine, ha beneficiato del patrocinio di Provincia di Ferrara, Istituzione Castello Estense e Camera di Commercio di Ferrara ed ha utilizzato il logo ufficiale ONU del 60° anniversario dell'UDHR

http://www.estense.com/?module=displaystory&story_id=45348&format=html

http://www.iisf.it/discorsi/einstein/carteggio.htm

lunedì 15 dicembre 2008

2009 - FERRARA LA BIANCA

berlinguer.jpgC'ERA UNA VOLTA FERRARA LA ROSSA

Clamoroso a Ferrara, nelle cosiddette primarie per il sindaco futuro del cosidetto centro-sinistra. Prevedibile l'esito (fosse andata diversamente... crollava tutto l'apparato...), ma i numeri - così sovietici- così unanimi (nonostante un discreto risultato del candidato numero 2, il buono e leale Merighi) a favore del leader ufficiale , l'ex vice sindaco Tagliani, segnalano un svolta storico ferrarese, stranamente poco sottolineata dai media ferraresi, su cui tutto il popolo della cosiddetta sinistra dovrebbe riflettere (se ne hanno ancora voglia...). 

Insomma, l'operazione aliena- tipo Invasione degli Ultracorpi- dell'ex DC, avviata da un certo Prodolini, incarnata a Ferrara da un certo Franceschini,  ha ora fatto fuori dopo 60 anni e oltre la cosiddetta Ferrara la Rossa. Sia ben chiaro, Tagliani non è tra gli ex DC, la peggior scelta (almeno scongiurato il ritorno di Franceschini!), ma nei fatti il masochista Centro-Sinistra cosiddetto (al passo anche con certo andazzo anche nazionale) è riuscito già  a fare quel che ha sempre fallito la debole opposizione del Centro-Destra ferrarese.

Appunto, con il via libera a Tagliani, Ferrara la Rossa non esiste più (almeno dal punto di vista politico e tacitamente istituzionale); è nata Ferrara la Bianca, votata proprio dagli elettori di sinistra ferraresi, evidentemente ormai rassegnati. Il leale buon Merighi, almeno era un uomo di sinistra, proveniente dalla sinistra storica ferrarese, dal vecchio caro mai del tutto rimpianto PCI di Berlinguer e - a Ferrara- Roberto Soffritti !

Non  a caso alcuni anni fa proprio il succitato Dario Franceschini fu l'avversario ufficiale di Roberto Soffritti! Evidentemente, l'esperienza non insegna nulla a Ferrara. Visto da Destra..., relativamente parlando, questa involuzione aliena neodemocristiana a Ferrara, noi giudichiamo regressiva comunque tale svolta da gamberi passatisti. Visto da Sinistra dovrebbero persino essere furibondi!

http://libreriarizzoli.corriere.it/libro/fiori_giuseppe-vita_di_enrico_berlinguer.aspx?ean=9788842073079

ON THE ROAD FERRARA

images ADOLF LOOS.jpg       "VIABILITA', CORAGGIO CAMBIARE ORA SI DEVE "

FROM  LA NUOVA FERRARA 

...Ieri, dunque, c’è stata la storica interruzione dell’asse viale Cavour-corso Giovecca, la lisca di pesce che percorre tutto il corpo di Ferrara e che poi irradia auto di qua e di là. Una prova generale abbastanza riuscita, anche perché non c’è stata la valanga degli arrivi. Non sappiamo se si procederà su questa strada ma prendiamola, la scelta attuata ieri, per un timido segnale di voglia di cambiamento.  Diceva don Abbondio che il coraggio uno non se lo può dare. Però, questa nostra amministrazione lo deve trovare questo coraggio di cambiare la viabilità a Ferrara. Non si vive solo di parcheggi a pagamento nuovi o di modesti, modestissimi, interventi sul traffico che assedia i quartieri, pronti ad annullare tutto appena uno fa bau .  Va benissimo ascoltare i commercianti, i residenti, i tecnici, fare i conti costi-benefici, poi, però, bisogna decidersi e decidere. Prendiamo l’asse viale Cavour-corso Giovecca, premettendo che quelle che seguono sono osservazioni da uomo della strada, che di proposito rinuncia sempre, con sole o pioggia, all’auto per muoversi in città.  Quest’asse va interrotto per le auto e portato a senso unico, con una direzione di marcia opposta su viale Cavour e corso Giovecca. Il senso unico consentirebbe la creazione di una corsia preferenziale per i mezzi pubblici oggi costretti ad asfissianti file e ad una velocità di marcia infinitesimale. Un’onda verde calibrata opportunamente toglierebbe di mezzo il disastroso inquinamento provocato dall’“onda rossa” di oggi con l’attesa ai semafori di decine di auto in doppia fila.  Negli anni siamo riusciti a complicarci la vita con una viabilità da squilibrati, con una liberalizzazione autolesionista e rinunce scellerate al cambiamento in nome di qualche voto. Nessuno vuole lanciare bolle di sapone terroristiche ma così si va al collasso: bisogna dare a questa città una viabilità diversa, più contenuta. Le vogliamo dare una “mission” di città d’arte? Bene, allora le città d’arte hanno isole pedonali degne di tal nome attorno ai principali monumenti. Vogliamo farne una città a misura d’uomo? Allora dove offrire ristoro e non i tormenti dovuti al traffico. Fino a quando si rinuncerà a cambiare, avremo sempre un trasporto pubblico soffocato e perdente.  Oggi restano ancora alcune aree attorno alle mura da utilizzare come parcheggi gratuiti, qui si possono fermare le auto. Chi crede nell’equazione “meno auto, meno commercio, centro morto” si sbaglia di grosso. Venezia non ha auto, eppure... (sì, il paragone potrebbe non reggere, ma rende l’idea).  Si pensi un attimo anche ai residenti sull’asse Porta Po-Porta Mare. Quest’asse è pazzescamente inquinato, percorso ogni giorno nei due sensi da migliaia di auto in spostamento lento. Al mattino verso le 8 l’aria è irrespirabile e qui camminano anche i nostri ragazzi che vanno nelle scuole vicine.  Non basteranno i “giovedì a traffico ridotto”, servono poco le piogge. Qui sono indifferibili decisioni forti. Il buonsenso abbatta la mancanza di coraggio della politica. Per il bene di tutti. Si può fare. -
(VALENTINO PESCI)

IL CINEMA FUTURISTA

images FUTURISMO CINEMA.jpg 

MARINETTI MAJAKOWSKIJ E IL CINEMA

Uno dei tratti in comune tra le diverse generazioni futuriste è stato l'interesse per i Nuovi Media dell'epoca visti sia come fonte di idee e suggestioni, sia come possibili strumenti per ampliare l'ambito dell'Arte. Basti pensare al rapporto tra la generazione attuale ed Internet, tra Schifano e la Televisione e tra Marinetti ed il cinema.
In particolare, nonostante la damnatio memoriae che lo ha colpito, si sta lentamente riconoscendo  come il cinema futurista fosse il più antico movimento del cinema d'avanguardia europeo.
E cosa strana per la prima generazione, i fatti, le opere concrete furono antecedenti a teorie, forse perchè a differenza delle forme d'arte tradizionali permetteva di realizzare  in pratica la sintesi di movimento, velocità e dinamismo, l'esaltazione di Eraclito, alla base del manifesto del 1909.
Il cinema era divenire e simultaneità incarnati in forma estetica, ricostruzione concreta dell'Uno perduto. E sfruttando le tecniche del comico e del grottesco, basti pensare all'influenza di
Amor Pedestre di Marcel Fabre sul teatro sintetico di Marinetti, critica all'ipocrisia borghese che impoverisce la Vita, raggelandola in Convenzione.
Già nel 1910 i fratelli Corradini, ovvero Bruno Corra e Arnaldo Ginna, avevano realizzato il primo film futurista, con una tecnica basata su pellicole non trattate al nitrato d'argento poi dipinte a colori.
Di quel lavoro purtroppo non è rimasto nulla, tranne il  manifesto "Musica cromatica" di Bruno Corra, un cui tali esperimenti erano visti come esplorazioni del legame tra note e colori.
Esperimenti che poi si concretizzarono in quattro brevissimi film: "Accordo di colore", ispirato da un dipinto di Segantini, "Studio di effetti tra quattro colori", orchestrato sull'interazione tra colori complementari – rosso e verde, blu e giallo.
Il terzo e il quarto furono una interpretazione a colori rispettivamente del "Canto di primavera" di Felix Mendelssohn e del poema "Les Fleurs" di Mallarmé.
Nel 1916, fu il turno di Anton Giulio Bragaglia che diresse quattro film: "Thais", "Il perfetto incanto" e "Il mio cadavere", di durata di circa un'ora ed un cortometraggio umoristico "Dramma nell'Olimpo".
Da una parte vi è l'interesse per la cultura di massa dell'Epoca, tutt'altro che demonizzata, visti i suoi stilemi ripresi nelle trame, dall'altra un'effetto straniante, nato dall'associare il noto e rassicurante, un'impostazione teatrale della scena e della gestualità, con l'irrompere dell'imprevisto e del rivoluzionario, traducendo in immagini le tesi di Marinetti sull'Analogia, lo strumento per ricostruire il senso dell'Universo.
Rivoluzionario che si concretizza nelle visionarie scenografie di Prampolini, lutilizzo di effetti sperimentali, quali specchi deformanti concavi e convessi, oltre a prismi e lenti, l'applicazione delle ricerce della Fotodinamica.
Il passo successivo fu "Vita futurista", l'equivalente dei romanzi collettivi futuristi come lo Zar non è morto, di fatto Wu Ming non son che pallidi epigoni di chi fece le loro stesse cose con settanta anni di anticipo, alla cui lavorazione parteciparono Marinetti, Ginna, Corra, Settimelli, Balla e Chiti, in pratica il gruppo di Lacerba.
Purtroppo anche di "Vita futurista" non è rimasto quasi  nulla. Da quello che sappiamo era un film ad episodi, ognuno dei quali specchio ed immagine di un artista specifico del movimento.
Personalmente farei salti di gioia se mai mi trovassi davanti l'episodio di Balla
"Lavoro futurista – Quadri deformati idealmente ed esteriormente – Balla s'innamora di una sedia e ne nasce un panchetto"
Probabilmente era utilizzato un montaggio esasperato, per rendere l'idea delle linee forza e l'utilizzo delle ombre marcate che verrà plagiato dall'espressionismo tedesco.
Nel novembre del 1916, tutta la ricerca veniva sintetizzata nel
Manifesto del Cinema Futurista, nel cui slogan finale si racchiude tutta l'ambizione dell'avanguardia
"SCOMPONIAMO E RICOMPONIAMO COSI' L'UNIVERSO SECONDO I NOSTRI MERAVIGLIOSI CAPRICCI"
Il sogno assoluto di ogni artista e rivoluzionario.
Nel 1917 Marinetti tentò di realizzare il film "Velocità", di cui scrisse il soggetto; anche in questo caso, da quel che sappiamo, oltre a sostituire il tempo logico e causale della Narrazione con quello dello Slancio Vitale, delle mutazioni e delle percezioni, in alcuni episodi riprende le riflessione sull'Architettura e sulla Città di Sant'Elia, spazi dell'Umano, non specchi dell'Esistente, ma proiezioni nel Futuro, sintesi e metamorfosi di mille dissonanze.
Contemporaneamente era girato il re, le torri, gli alfieri di Ivo Illuminati, film anch'esso perduto. dove i personaggi erano vestiti come le figure degli scacchi e si muovevano su un pavimento a scacchiera.
Nel 1918, la sperimentazione terminò, non perchè non si aveva più da dire, come spesso succede nelle avanguardie. Semplicemente era diventata linguaggio comune ed accettato del cinema, rinnovandone le forme.

Il Futurismo aveva vinto la sua battaglia ed urgevano nuove sfide...
ALESSIO BRUGNOLI

PAOLO RUFFILLI E IL NUOVO CIELO

imagesruffilli.jpgLE STANZE DEL CIELO DEL POETA PAOLO RUFFILLI

A gennaio sarà a Ferrara a presentare il nuovissimo libro: è Paolo Ruffilli, tra i più importanti poeti e scrittori italiani contemporanei, tra gli ultimi non "politicamente e artisticamente" correttI scrittori della generazione postneoavanguardie, Gruppo 63 Gruppo 70, Poeti della Parola Innamorata, eccetera, le poetiche di fine secondo novecento. Ruffilli, con pochi altri (senz'altro il "ferrarese" Roberto Pazzi) ha superato senza problemi di neoaccademicismo precoce la soglia del duemila e ora è in tour a presentare il suo ultimo gioiello: LE STANZE DEL CIELO (Marsilio) a Firenze-Palazzo Panciatichi-il 14 12 2008 alle 16 30.

Opera quest'ultima, dove miscela con la consueta peculiare ricerca linguistica e poetica i due bordi "genetici" del sua Fare Poesia e Parola negli anni duemila: vocali e consonanti e versi liberi e in libertà (ma alla luce anche dei numeri contro-metodo dei vari Lacan, Chomsky o Wittengstein) interfacciati con logiche del senso... cosiddetti sociali, ma da sguardi e punti d'ascolto anticollettivistici, il fare conoscenza degli spiriti liberi!

"...Ho avuto, anch'io 16 anni......è un'età tragica....."  IL GIORNO IN CUI SENZA SAPERLO NOI SCEGLIAMO IL FUTURO: più o meno così una delle password d'interprertazione suggerite da Ruffilli, una delle leggi per così dire tacite del/dal Futuro, il futuro biografico di tutti spesso appunto deciso in quella breccia temporale umana della gioventù, non solo spensierata o tragica (in senso dionisiacio-magari) o casuale, witz esistenziale dove Desiderio Sogno e Utopia individuale quasi all'improvviso appaiono alla luce del Sole e - gli umani giovani immaginano macchine di Realtà per concretizzarli.

Paolo Ruffilli è già stato anche diverse volte a Ferrara per suoi diversi volumi: ospite ad esmpio alcuni anni fa presso la Società Dante Alighieri: direttore della Casa Editrice Edizioni del Leone ha anche prodotto il vellutato esteta ferrarese Marco Tani (Altana d'Oriente); anche (non frequente tra gli scrittori) divulgatore letterario e aperto alle avanguardie nei suoi programmi in merito radiofonici (Rai Radio 2) ha parlato anche del ferrarese R.Guerra e di alcune poetesse di Ferrara (S.Forty, A. Dadier, D.Villani, Aster Hope). Anche saggista (un poco alla Malaparte o alla Nievo in chiave postmoderna a cui ha dedicato anche alcuni saggi) tra le diverse raccolte poetiche tutt'oggi sorprende PICCOLA COLAZIONE (Garzanti), di fine anni '80), piccolo grande capolavoro di certa avanguardia poetica italiana, ancora freschissimo, imprevedibile e modulare. Infine, Paolo Ruffilli, è incluso, in un'antologia sonora (inserto CD Panorama) dedicata ai venti nomi fondamentali della Poesia Italiana del Novecento, edita nel 2003.

ROBERTO GUERRA

http://www.italialibri.net/autori/ruffillip.html