IL CINEMA FUTURISTA

images FUTURISMO CINEMA.jpg 

MARINETTI MAJAKOWSKIJ E IL CINEMA

Uno dei tratti in comune tra le diverse generazioni futuriste è stato l'interesse per i Nuovi Media dell'epoca visti sia come fonte di idee e suggestioni, sia come possibili strumenti per ampliare l'ambito dell'Arte. Basti pensare al rapporto tra la generazione attuale ed Internet, tra Schifano e la Televisione e tra Marinetti ed il cinema.
In particolare, nonostante la damnatio memoriae che lo ha colpito, si sta lentamente riconoscendo  come il cinema futurista fosse il più antico movimento del cinema d'avanguardia europeo.
E cosa strana per la prima generazione, i fatti, le opere concrete furono antecedenti a teorie, forse perchè a differenza delle forme d'arte tradizionali permetteva di realizzare  in pratica la sintesi di movimento, velocità e dinamismo, l'esaltazione di Eraclito, alla base del manifesto del 1909.
Il cinema era divenire e simultaneità incarnati in forma estetica, ricostruzione concreta dell'Uno perduto. E sfruttando le tecniche del comico e del grottesco, basti pensare all'influenza di
Amor Pedestre di Marcel Fabre sul teatro sintetico di Marinetti, critica all'ipocrisia borghese che impoverisce la Vita, raggelandola in Convenzione.
Già nel 1910 i fratelli Corradini, ovvero Bruno Corra e Arnaldo Ginna, avevano realizzato il primo film futurista, con una tecnica basata su pellicole non trattate al nitrato d'argento poi dipinte a colori.
Di quel lavoro purtroppo non è rimasto nulla, tranne il  manifesto "Musica cromatica" di Bruno Corra, un cui tali esperimenti erano visti come esplorazioni del legame tra note e colori.
Esperimenti che poi si concretizzarono in quattro brevissimi film: "Accordo di colore", ispirato da un dipinto di Segantini, "Studio di effetti tra quattro colori", orchestrato sull'interazione tra colori complementari – rosso e verde, blu e giallo.
Il terzo e il quarto furono una interpretazione a colori rispettivamente del "Canto di primavera" di Felix Mendelssohn e del poema "Les Fleurs" di Mallarmé.
Nel 1916, fu il turno di Anton Giulio Bragaglia che diresse quattro film: "Thais", "Il perfetto incanto" e "Il mio cadavere", di durata di circa un'ora ed un cortometraggio umoristico "Dramma nell'Olimpo".
Da una parte vi è l'interesse per la cultura di massa dell'Epoca, tutt'altro che demonizzata, visti i suoi stilemi ripresi nelle trame, dall'altra un'effetto straniante, nato dall'associare il noto e rassicurante, un'impostazione teatrale della scena e della gestualità, con l'irrompere dell'imprevisto e del rivoluzionario, traducendo in immagini le tesi di Marinetti sull'Analogia, lo strumento per ricostruire il senso dell'Universo.
Rivoluzionario che si concretizza nelle visionarie scenografie di Prampolini, lutilizzo di effetti sperimentali, quali specchi deformanti concavi e convessi, oltre a prismi e lenti, l'applicazione delle ricerce della Fotodinamica.
Il passo successivo fu "Vita futurista", l'equivalente dei romanzi collettivi futuristi come lo Zar non è morto, di fatto Wu Ming non son che pallidi epigoni di chi fece le loro stesse cose con settanta anni di anticipo, alla cui lavorazione parteciparono Marinetti, Ginna, Corra, Settimelli, Balla e Chiti, in pratica il gruppo di Lacerba.
Purtroppo anche di "Vita futurista" non è rimasto quasi  nulla. Da quello che sappiamo era un film ad episodi, ognuno dei quali specchio ed immagine di un artista specifico del movimento.
Personalmente farei salti di gioia se mai mi trovassi davanti l'episodio di Balla
"Lavoro futurista – Quadri deformati idealmente ed esteriormente – Balla s'innamora di una sedia e ne nasce un panchetto"
Probabilmente era utilizzato un montaggio esasperato, per rendere l'idea delle linee forza e l'utilizzo delle ombre marcate che verrà plagiato dall'espressionismo tedesco.
Nel novembre del 1916, tutta la ricerca veniva sintetizzata nel
Manifesto del Cinema Futurista, nel cui slogan finale si racchiude tutta l'ambizione dell'avanguardia
"SCOMPONIAMO E RICOMPONIAMO COSI' L'UNIVERSO SECONDO I NOSTRI MERAVIGLIOSI CAPRICCI"
Il sogno assoluto di ogni artista e rivoluzionario.
Nel 1917 Marinetti tentò di realizzare il film "Velocità", di cui scrisse il soggetto; anche in questo caso, da quel che sappiamo, oltre a sostituire il tempo logico e causale della Narrazione con quello dello Slancio Vitale, delle mutazioni e delle percezioni, in alcuni episodi riprende le riflessione sull'Architettura e sulla Città di Sant'Elia, spazi dell'Umano, non specchi dell'Esistente, ma proiezioni nel Futuro, sintesi e metamorfosi di mille dissonanze.
Contemporaneamente era girato il re, le torri, gli alfieri di Ivo Illuminati, film anch'esso perduto. dove i personaggi erano vestiti come le figure degli scacchi e si muovevano su un pavimento a scacchiera.
Nel 1918, la sperimentazione terminò, non perchè non si aveva più da dire, come spesso succede nelle avanguardie. Semplicemente era diventata linguaggio comune ed accettato del cinema, rinnovandone le forme.

Il Futurismo aveva vinto la sua battaglia ed urgevano nuove sfide...
ALESSIO BRUGNOLI