Altro che arti-star straniere
Ecco i nostri pittori eccellenti
Che si diletti nei ristoranti, nelle città o nelle messe - di quest'ultime colpevolmente sono poco esperto - Camillo Langone ha una dote straordinaria che alla fine gli permette di vagare e divagare in ogni dove: la scrittura limpida, divertente, ficcante, densa e, soprattutto, pienamente comprensibile. Il segreto? Lui, come i grandi conoscitori del passato, parla solo di ciò che gli piace. Se una cosa non gli interessa, non ci perde tempo, e dunque le stroncature, che tanto servono al critico professionista per farsi leggere, le riduce a note a margine, giusto per avvalorare un pensiero sempre positivo (ma Jovanotti non c'entra, anzi dubito lo ascolti).
Così quest'ottimo uomo del Sud ormai trapiantato a Parma va certamente annoverato tra i maggiori critici d'arte in attività, anche se non cura mostre e non scrive su riviste specializzate, o forse proprio per questo. Ed Eccellenti pittori, il volume appena uscito per Marsilio (pagg. 128, euro 15), lo conferma, insieme al sito www.eccellentipittori.it che raccoglie anche più materiale di quello dato in stampa, in continua evoluzione.
L'uomo è immodesto di natura, per cui non penso si imbarazzi se lo paragono al Vasari, per scrittura e metodo: dedicarsi ad artisti viventi, che conosce bene, che ha incontrato visitandone lo studio e cogliendone aspetti interessanti delle loro personalità. I prescelti sono tutti pittori italiani o stranieri operanti in Italia, perché come me Langone non sopporta la logica dello star system internazionale, il quale ignora che l'Italia per secoli è stata la patria della pittura e si entusiasma per luoghi esotici dove, quando da noi andava di moda il Rinascimento o il Barocco, si raccoglievano riso e patate. Ad esempio i cinesi: proprio non capisco cosa ci trovino mercanti e case d'asta nello stucchevole post pop che unisce il capitalismo senza freni alla più arretrata ideologia comunista. E poi è impossibile riconoscerne nomi e facce. Quanto a tedeschi, inglesi e americani, che costano molto di più dei talenti nostrani, il perché finalmente ce lo spiega Langone: vivono in Paesi dove sono protetti e, soprattutto, non vengono massacrati dalle tasse.
Se oggi la pittura italiana espressione del mercato medio (dai 5 ai 50mila euro, per intenderci) è in grave sofferenza, il motivo non sta nell'improvvisa mancanza di qualità, ma nel tentato omicidio che i vari governi hanno perpetrato nei confronti di chi colleziona arte per passione, ormai terrorizzato da controlli fiscali, accertamenti e quant'altro. A mercato fermo, il pittore italiano si deve aggiustare ancor di più, non ha un sistema che lo protegge (chi raccoglie per moda, correndo dietro al gusto di fondazioni e musei, è patetico oltre che dannoso) e può contare solo sull'aiuto di chi, come l'autore, considera la bellezza l'unico metro di giudizio affidabile, non certo deliranti discorsi sull'investimento....C
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