.....Di altro pensiero è invece Massimo Cacciari, che parte dalla malattia nervosa che colpì Warburg. Dall’analisi di questa, il filosofo collega tutta l’opera dello storico dell’arte sugli affreschi di palazzo Schifanoia. “Era un uomo malato – spiega Cacciari – ebbe un crollo nervoso determinato da una crisi culturale profonda ed è come se su queste mura gli si rivelasse tutto il suo conflitto interno. È come se Warburg incontrasse se stesso sulle pareti di questo salone e, come un Narciso, egli vi riflettesse tutta la sua angoscia”. Per Cacciari non c’è alcun determinismo astrale e la filosofia nelle pareti di Schifanoia “è una filosofia occidentale, antideterministica, in cui gli astri inclinano, ma non determinano. Le figure rappresentate nel salone sono simboli ed il simbolo è qualcosa che mette a confronto posizioni diverse e in contrasto tra loro”. Secondo il filosofo l’unica via di salvezza per lo storico dell’arte è quella di costruire delle relazioni, infatti “Warburg mette in relazione questi segni, perché se si spezzano le loro relazioni si spezza anche la sua anima di uomo del ‘900. Questo ciclo parla di Warburg stesso e dei suoi demoni interiori”. Per Cacciari, in definitiva, l’unico modo per combattere questi demoni è collegare, connettendo parole, azioni e immagini per trovare quell’equilibrio necessario, quella sanità essenziale per un uomo che ha vissuto appieno la crisi lasciata dagli orrori della prima Guerra mondiale.... C
http://www.estense.com/?p=296339
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