Il velo fu imposto alle donne da San Paolo, nella prima lettera ai Corinzi: in chiesa le donne devono portare i capelli o rasati ma è vergogna) o velati. Nel mondo dell'Antico Testamento, infatti, solo gli uomini si coprivano la testa durante la preghiera. A Roma era velata la sposa durante il rito (civile, mai religioso) del matrimonio, per richiamare la verginità delle vestali, unico caso nell'Antichità di associazione tra velo e castità. Nel mondo cristiano, seguendo San Paolo, il velo indica fin dai Padri della Chiesa la prudenza della donna che non provoca gli uomini e insieme li tiene lontani, in un contesto di difesa fisica e morale. Il valore aggiunto sarà dettato da Calvino, riformatore protestante, che predicherà la sottomissione della donna da parte dell'uomo per il bene dell'ordine civile. Il Corano, nell'Islam, invece parla ci con un linguaggio lontano dalla nostra sensibilità, linguaggio che andrebbe letto peraltro in originale arabo e che la messe di pubblicazioni e di immagini proposte dai media non rendono giustizia ad una consapevole comprensione del fenomeno del velo islamico.Due sono le sure che parlano del velo: la sura 24 che vieta alle donne di scoprirsi il seno e mostrare le caviglia se non davanti al marito, ai famigliari e ai servi eunuchi; la sura 33 parla delle mogli del Profeta Maometto, diverse dalle altre donne: a loro è opportuno parlare restando dietro un velo (una tenda?), solo loro non si possono riposare, loro portano il vero per scoraggiare le avances e per farsi riconoscere come donne libere e di rango. Solo qui il Corano invita il Profeta a dire alle donne della sua famiglia "e alle donne dei credenti" di velarsi "per distinguersi dalle altre e per evitare che subiscano offese", motivi, come sopra, di convivenza civile, senza cenni alla religione. La storia, però, a deciso diversamente. Nei Paesi musulmani il velo da segno di distinzione è diventato strumento di sottomissione della donna all'uomo, obbligatorio per legge. Paradossalmente, poi, il XX secolo ha assistito a due opposti capovolgimenti: dapprima i tentativi di occidentalizzazione delle colonie, che hanno portato ad abbandonare il velo, anche a seguito alla politica di laicizzazione delle nuove élites post-coloniali e rivoluzionarie nel mondo islamico, come è avvenuto in Turchia, in Iran, in Egitto. Successivamente, la ribellione all'Occidente, il conflitto mediorientale, il potere dei capi religiosi e l'affermarsi di movimenti radicali e fondamentalisti, hanno trasformato il velo per le donne (come la barba per gli uomini) in una bandiera dell'ortodossia, della sottomissione e di una distinzione "politica" delle donne musulmane rispetto a quelle occidentali. Forse è per questo motivo che fa scegliere alle donne musulmane, fin da ragazzine, come segno d'appartenenza alla comunità, con tanta maggior decisione se si vive in Europa e negli Stati Uniti. Un certo Islam, infatti, desidera distinguersi da tutte le altre religioni di oggi e di ieri, per affermare un'unicità e specialità che non ha confronti. In particolare il fanatismo terroristico dell'Isis in una sorta di delirio fondamentalista ha spinto per la distruzione delle opere d'arte di Palmira, per l'uccisione dell'anziano archeologo Khaled-al-Assaad, intellettuale di prima grandezza impegnato nella difesa dei tesori dell'arte in Siria, per la tortura di chi la pensa diversamente e l'assassinio di quanti non appartengono all'Islam con minacce giunte fin nel cuore dell'Europa. Per concludere vorrei ricordare la grandezza e modernità di Ibn Rushd (Averroè), l'antico filosofo arabo, perseguitato per le sue idee, non tanto per aver espresso concetti diversi dall'Islam (e non fu così in realtà, essendo egli un islamico convinto che riteneva essere la verità solo nel Corano), ma per aver sostenuto che la filosofia è un'attività certamente in connessione con la religione, ma che libera spazio all'intelletto, consentendogli di muoversi oltre qualsiasi schema preconcetto. La storia dell'Islam dopo un periodo di fulgore non più incoraggiato l'attività filosofica con notevole caduta del senso critico.
Casalino Pierluigi
Casalino Pierluigi