IDENTITA' e SIMBOLI DELL'IMMAGINAZIONE

Nel De rerum natura, Lucrezio ribadisce ben tre volte, con le stesse parole, che il terrore dell'animo di fronte alla morte non svanisce con la luce del giorno, ma tramite la conoscenza della natura (naturae species ratioque). Poesie e scienza in questo straordinario poema sono così unite che come non era mai capitato prima, né capiterà poi. Ancora ai tempi di Torquato Tasso, il grande poeta andava da Ferrara ad Urbino per studiare geometria con Federico Commandino, cioè con colui che stava riconsegnando all'Europa la matematica e la fisica di Archimede. Pochi anni prima, Poliziano, poeta e uno dei primi grandi grecisti europei, scriveva a Lorenzo il Magnifico, con entusiasmo, riferendo che nel fondo di Bessarione a Venezia aveva trovato alcuni manoscritti archimedei che a Firenze non si trovavano. E invece Leopardi, come già Giambattista Vico prima di lui e Croce dopo di lui, sosteneva che "il più sciocco ingenuo con ostinata fatica può diventare uno dei primi matematici del mondo". Certo la conoscenza della natura di Lucrezio non avvaleva ancora della geometria, ma dopo Galileo le cose erano radicalmente cambiate. Lo sapeva bene, invece. Italo Calvino. Come diceva l'autore sanremese, filosofia, arte, letteratura e scienza non si sono ancora riprese dal trauma della rivoluzione industriale. E la Terra vista dalla sonda Voyeger 1, distante 6 miliardi di chilometri, appare, infatti, come un puntino blu, simbolo stesso dell'irrilevanza e dell'immensità dell'uomo. Non solo Galileo, ma anche Dante fu un eccelso matematico. Concluderei con Kant, che affermava che l'immaginazione produttiva è alla base dell'arte e della scienza. Una verità che sta per essere riscoperta o meglio ritrovata.
Casalino Pierluigi