Per l'ebreo come persona e soprattutto come persona pia ed osservante vi sono due vie per le quali il regno dei cieli può essere realizzato e consolidato. Esse sono 1) nutrire un sentimento intenso di solidarietà di razza cioè di sintonia con gli altri ebrei,2) la preghiera tali due precetti o concezioni stanno alla base del misticismo della Scechinàh, termine che deriva sciachan, cioè dimorare. L'inrtera costruzione intellettuale che concerne questo misticismo recupera l'intera visione ebraica sull'argomento della salvezza dell'anima ed è fondato su passi del Vecchio Testamento, in particolare in Esodo, XXV, 8 e in Levitico, XXVI, 11, 12, laddove si invita a non profanare il territorio in cui si dimora o si dimorerà, perché in esso dimora il Dio di Israele e in esso sempre Dio cammina insieme al suo popolo. Gli israeliti formano una comunità compatta, un organismo indivisibile e al tempo stesso visibile ed invisibile e non una serie di unità separate. Si tratta, anche secondo gli insegnamenti dei rabbini del Talmud e dei Midrascim come un fatto che sottindenva la presenza permanente dello Spirito di Dio fra il popolo di Israele, uno Spirito che accompagnava e accompagna sempre gli Israeliti. Una discesa continua pertanto della vita divina in quella umana degli ebrei. Un'associazione tra Dio e Israele che viene a mancare quando Israele è in peccato. Israele è immerso per natura nella dimensione divina come dice Mosè Nhmanide, il grande teologo mistico ebreo del medioevo, nato nel 1194 nella Spagna islamica e morto in Palestina. Fenomeni di questa realtà spirituale affollano il misticismo della Scechinàh e si concretizzano con il detto;"Non c'è posto per il superbo nel mondo".Infatti la pietà e la bontà irraggiano un'atmosfera di forza divina imperitura.
Casalino Pierluigi
Casalino Pierluigi