DUE BOMBE AD OROLOGERIA INTERNAZIONALI

 Il Russiagate che coinvolge il presidente Trump manifesta ormai sempre di più la sua carica dirompente. Per molto meno Richard Nixon, presidente "imperiale" per i suoi successi in politica estera, soprattutto targati Henry Kissinger, fu costretto a dimettersi: non bastarono dunque il riconoscimento diplomatico della Cina di Mao nel 1972, al termine della cosiddetta diplomazia del ping pong, né il Trattato Salt con la Russia sovietica di Leonid Breznev, e neppure la straordinaria capacità di risolvere la crisi dello Yom Kippur nell'ottobre del 1973, traducendola nell'avvio di un processo di distensione tra l'Egitto di Anwar el Sadat e Israele a salvare la presidenza Nixon, che si dimise, lasciando il potere allo scolorito vicepresidente Gerald Ford, di fronte ad un affaire tutto sommato assai banale. Ma l'America puritana, si sa, non perdona mai in tema di morale pubblica. L'altra bomba a tempo è rappresentata dalla tensione tra le monarchie petrolifere araba del Golfo, tensione che si allarga e si allunga anche in Iran, dove il terrorismo ultrasunnita di matrice Isis si presta a diverse ed opposte interpretazioni e rischi, con probabili conseguenze sull'intero Islam. La rottura delle relazioni diplomatiche del Chad con il Qatar costituisce un effetto domini, dagli imprevedibili sviluppi. Non ultimo aspetto su cui riflettere la missione in Europa di circa 800 imam di scuola marocchina (stipendiati dallo stato nordafricano), al fine di evitare, in occasione del Ramadan, che la predicazione di cattivi maestri influenzi la normale pietà musulmana dell'immigrazione, con riflessi negativi in madre patria. Tutti eventi quelli descritti che andranno seguiti con la massima attenzione per comprendere le dinamiche della realtà internazionale di qui a breve.
Casalino Pierluigi