Ferrara, intervista a Sergio Gnudi scrittore

Blasting News Italia, magazine nazionale, ha recentemente segnalato Sergio Gnudi, scrittore ferrarese attivo fin da fine anni '70 e '80, sulla scia delle postavanguardie letterarie dell'epoca, tra Spatola e Calvino, come evidenziato anche nella testata da cui questo estratto:
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Il ricordo di Adriano Spatola

D - Sergio Gnudi, da molti anni attivo come scrittore, uno dei primi, fine secolo scorso, in città e non solo, sulla scia di certa poetica cosiddetta di "rottura" e d'avanguardia? Un breve autoritratto?
R –Si, sono attivo come scrittore da tanto tempo almeno leggendo la data del mio primo libro di poesia "Tra due fuochi" che è del 1981. Ma in realtà ho pubblicato in quei primi anni ottanta, ancora laureando il lettere a Bologna, tre volumi poetici. Quello citato, poi "Scorie Padane" e infine "Iperbolia". E tutto si è chiuso nel 1984. Intendo dire che dal 1984 al 2007 nulla è uscita alla stampa dei miei prodotti. In quei quattro anni di intensa attività ho conosciuto Adriano Spatola che mi ha affascinato e conquistato. Mi aveva proprio colpito la sua idea di poesia "totale", di poesia che ricerca e ribalta i valori semantici delle parole [VIDEO], ma che fa riflettere sulle parole stesse. Non voglio qui fare una apologia di Spatola, ma certamente c'era molto di lui nelle installazioni che ho curato a Ferrara a Casa dell'Ariosto nel 1982 e alla discoteca Le cupole di Tamara nel 1983.
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Ulteriormente su tematiche più ferraresi e in generale poetiche attuali cosi Gnudi amplifica:

Ferrara città d'arte e scrittori, mito e-o realtà?

...Certo Ferrara possiede arte nei secoli stratificatasi in quantità enorme. Certo Ferrara richiama moltissime persone per alcuni avvenimenti di eccezionale valore culturale. Certo Ferrara, i suoi palazzi e le sue mostre hanno una risonanza mondiale. Certo chi può i suoi famosi scrittori del passato, i suoi famosi pittori e scultori, il suo eccelso architetto.
E se cammino in centro respiro questa aria di nobiltà culturale. Certo, Certo, certo. Poi ripenso a un gruppo di lavoro di qualche anno fa, che cercava di fissare i problemi della cultura da allora al 2020. E allora ricordo cosa si poneva in discussione. Un argomento che da decenni è posto sul tavolo dei dibattiti: l'arte e gli interventi sull'arte creano un'immagine della città all'esterno e probabilmente fanno anche introitare quattrini. Ma e la cultura per i propri cittadini? Intendendo la cultura diffusa nelle periferie che sempre Ferrara sono? In tempi passati si provò a rendere tutti compartecipi e anche attori d'arte, ma erano tempi che ora sono marchiati di velleitarismo. Ci si è ritratti all'interno delle mura.
Ancora più difficile mi resta esprimere opinioni sugli scrittori. O meglio su quelli del passato non troverei difficoltà, ma tu probabilmente vuoi sapere se per me è terra attuale di scrittori. Sinceramente non so dirtelo. Come diversi oramai sanno, ho sempre cercato di tenermi alla larga dalle varie associazioni o cenacoli cittadini. Una delle ragioni per cui ho smesso per vent'anni è proprio il rifiuto dell'autoreferenzialità. Magari poi ci casco anche io in altro modo, ma, perdonami, gli incontri tra poeti che declamano tra loro i loro versi non fanno per me. Ho pagato tutto, poiché essere fuori dai circuiti di quel tipo, significa essere fuori dalla città e infatti il bacino nel quale sono maggiormente conosciuto è un altro.
Sai una cosa che non sopporto e che ho sentito purtroppo dire da uno dei poeti ferraresi "Mi è venuta l'ispirazione e in pizzeria ho buttato giù, sul tovagliolo di carta, i versi". Credimi l'ha detto un poeta pluripremiato qui a Ferrara. Io non sarò più spatoliano, ma credo che la poesia sia lavoro certosino sulla parola, lavoro e lavoro.

In che modo pensi che cambierà il tuo lavoro di scrittore?

Sta già cambiando, mi sto orientando a produrre materiali che siano sempre un po' diversi, ma che accolgano la mia idea di poesia e di narrazione allargata. Quindi dopo i due lavori fatti con il musicista astigiano Beppe Giampà, quello sul Marcovaldo e una sulla Resistenza a cui tengo molto e che ha girato in diverse località italiane con ottimo successo, stiamo continuando la nostra collaborazione negli ambiti più disparati. Pensa che abbiamo scritto una canzone sul grande Torino che già è diventata d di culto per i tifosi del Toro, mentre abbiamo in programma per autunno di creare un altro evento teatrale con musica e brani sulla storia del Toro. In passato abbiamo scritto una canzone su Marchinelle e una su Fausto e Iaio, che è entrata nella colonna sonora del film di Biacchessi.
Le idee in abito poetico sono tante e alcune già, in parte, sviluppate, nel cassetto. Come sono tanti già i racconti per i ragazzi pronti per la stampa. Questo è un ambito in cui voglio continuare a essere presente, perché mi piacerebbe contribuire, anche solo per un milionesimo, all'aumento dell'amore per la lettura dei giovani. Così forse, potremo alla fine leggere e discutere di versi e cogliere l'arricchimento profondo che la poesia può offrire, ma soprattutto con la lettura contribuire alla capacità di scelta e alla libertà.


*gli ultimi due libri recentissimi di Sergio Gnudi: 1  Sensazioni  2 Era iugenuo il tuo sorriso- (entrambi La Carmelina, Ferrara)