L'isola che non esiste dell'Islam...

Il clima intellettuale anche nel mondo arabo-islamico sta certamente cambiando, ma resistono ancora concezioni che difficilmente verranno meno in tempi brevi: si tratta di un nocciolo duro, controverso, che appare ancora ineliminabile dal profondo sentire delle correnti più oltranziste della galassia islamica. Tra le idee che persistono nella mente di alcuni dei fautori della re-islamizzazione dell'Islam figura il rigetto del concetto stesso di stato moderno, ritenuto un prodotto della civiltà occidentale e come tale privo di quel senso universale che animava il Califfato, ma anche di quelle caratteristiche utopiche che, a fronte di una modernità non ben ancora decollata sul suolo arabo, fanno tuttora sognare un improbabile ritorno al passato: e tutto ciò generando mostri pericolosi. Una considerazione questa che ricorda da vicino analoghe esperienze culturali europee manifestatesi a partire del XVIII secolo, da Joseph de Maistre a Carl Schmitt, ad altri pensatori ostinatamente anti-moderni e adir poco reazionari. La corrente anti-modernista arabo-islamica, al pari di quella nostrana, rifiuta di fare i conti con la storia reale e di avviare un serio esame di coscienza sugli errori commessi: il vivere come gli antichi è solo una grottesca via d'uscita che invece di risolvere i problemi li aggrava. La grande questione del mondo arabo contemporaneo è invece quella democratica e soprattutto quella finalmente di una seria soluzione del problema sociale, elemento di squilibrio alla base di molte delle attuali tensioni e strumentalizzazioni del mondo arabo contemporaneo. Per fortuna il fiume inarrestabile della Storia non si ferma e, tra le sue luci e le sue ombre, il processo globale di trasmissione delle idee avanza comunque con il suo contributo di realismo pluralista, di giustizia e di libertà, in primo luogo quella di coscienza. L'Arabismo odierno non ha bisogno quindi di una forzata caricatura, buona solo per le ragioni di una cattiva politica, ma di una rinascita autentica di quei valori di cui il popolo arabo fu portatore nei momenti migliori, nel solco della grande tradizione dell'Islam classico. Agli Arabi non può non soccorre dunque la grande lezione di Ibn Khaldùn, che anticipando il divenire dei fenomeni della dialettica storica, intuì a tale riguardo le ragioni del declino morale e culturale del primo Arabismo, cogliendo i limiti di un modello destinato ad appesantirsi con tutti i rischi della degenerazione collettiva. E al recupero di questa lezione magistrale si muove con tenacia l'avanguardia araba dei nostri giorni.
Casalino Pierluigi, 22.01.2014