Nuova Ferrara: scuole sicure, non chiese o politici sismici



Erano pochi, una sessantina, ma non per questo si sono scoraggiati. Dovevano suddividersi in tre gruppi per dare vita a lezioni autogestite in piazza su diritto allo studio, scuola laica, edilizia scolastica, ma il ridotto numero li ha indotti a rimanere uniti e a sistemarsi davanti al ponte levatoio che dà accesso al Castello. I sessanta ragazzi che ieri mattina hanno raccolto l’appello dell’Unione degli Studenti avrebbero voluto entrare nel cortile per far sentire meglio la loro voce sui disagi, sui tagli, sul costo degli abbonamenti, sulle politiche dei governi e sulle scelte dei dirigenti scolastici. Sono stati cortesemente tenuti fuori dalla polizia, ma da piazza Castello si sono fatti sentire lo stesso. Volevano a tutti i costi un confronto con la presidente della Provincia. E hanno ritmato la loro richiesta in coro: «Zappaterra, Zappaterra, se non vieni a parlare la scuola farai crollare». «Vieni giù! Vieni giù!». «Se non vieni a parlare ci mettiamo a digiunare». Con Marcella Zappaterra volevano discutere dell’edilizia scolastica, della sicurezza dopo il terremoto: «Noi vogliamo scuole sicure. Si-cu-rez-za. Si-cu-rez-za».
La presidente non ha potuto esaudire la richiesta. Era in Castello a un convegno della polizia, dopo il quale è dovuta partire per Bologna. A informare gli studenti è stato un ispettore della Digos che ha fatto da mediatore e ha informato i ragazzi: «La Zappaterra è dovuta andare a Bologna, la vice presidente però è disposta a ricevervi, non tutti però, uno per scuola». Gli studenti hanno gradito, ma non del tutto: «Niente delegazioni, le risposte le vogliamo sentire tutti, devono venire qui a discutere con tutti noi».... C
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