Il Potere, qualsiasi sia la sua forma, è in cerca di legittimazione, di un qualcosa che dinanzi agli oppressi ne giustifichi l’esistenza e l’utilità.
Per questo coccola l’Arte, considerandola uno strumento di propaganda, una delle tanti droghe dell’anima da propinare ai popoli, per addormentare le coscienze
Così tenta di proporre un’Arte a sua misura, svuotata, castrata, che sotto la dicitura di “Bello” e “Razionale” nasconde il tentativo di eliminare ogni contestazione.
Un’Arte che propone un’immagine falsa del mondo che sostituisce alla complessità dell’Uomo la semplicità dell’Autonoma, pronto ad integrarsi come un ingranaggio dei meccanismi di produzione e consumo che schiacciano la fame di vita e di libertà dell’Individuo.
Per fortuna, tale tentativo è destinato al fallimento. Al di là delle cortine fumogene con cui possono avvolgerla critici, galleristi e curatori, l’Arte è sempre minacciosa per il Potere.
Ogni volta che un artista crea qualcosa e lancia un’idea cambia il mondo, perchè costringe l’uomo a riflettere su ciò che è, sulle sue manchevolezze e sulla necessità di affrontarle… L’Arte è mutamento non conservazione. Per questo non può essere organica al Potere, che in tutti i modi tende a perpetuare se stesso.
Se prova ad esserlo, tradisce la sua natura, si svuota di senso, trasformandosi in retorica e decorazione. Ed è quello che sta purtroppo accadendo in Italia e in Europa.
I motivi di tale crisi, a mio avviso, sono essenzialmente tre: la centralità dell’economia nel processo di creazione e condivisione dell’Arte, la frammentazione dei saperi, la perdita del coraggio di costruire il futuro
Centralità dell’economia: a quattro secoli da Leon Battista Alberti, un’opera d’arte è tornata a essere una merce e l’artista poco più di un artigiano.
Ebbene, al di là della necessità concreta dell’artista di vivere del suo lavoro, il valore economico dell’opera è contingente.
L’Artista non è un tecnico o un impiegato, ma un filosofo che traduce in immagini le sue intuizioni sull’Assoluto, sull’Essere e sul Tempo.
Riflessioni che hanno valore non se rimangono confinate in un museo o in una galleria, ma se scavano nella Vita d’ognuno. E per far questo, è necessario ripensare in maniera costruttiva gli attuali meccanismi del Mercato, ripronendo la centralità dell’Artista, non quella di chi vive parassitando la sua creazione
Frammentazione del Sapere: negli ultimi trent’anni, si è creato uno iato tra intellettuale, scrittore e artista. Ma l’Arte non vive di barriere, ma di contaminazioni.
Bisogna ricreare l’esigenza di un approccio globale e olistico al Sapere, che ricrei una visione organica del Mondo, che riproponga la forza dell’Utopia, non evento irrealizzabile, ma come futuro possibile e condiviso.
Coraggio del futuro: l’Italia è un paese per vecchi, schiavo di una classe dirigente decrepita il cui obiettivo è il Presente, non il Domani.
Bisogna ribellarsi a questo, recuperando la dimensione sovversiva e anarchica dell’Avanguardia. Questo non è l’unico mondo possibile. Può essere cambiato, dal coraggio e dalla potenza creativa dell’individuo, capace di guardare oltre l’apparenza.
Rischiare nuove tecniche e linguaggi. Esplorare nuovi simboli. Guardare oltre l’Orizzonte.
Solo così l’Arte potrà tornare a tornare ad essere il Motore del Mondo
Alessio Brugnoli