Lorenzo Mazzoni: Ferrara città morta

Appena tornato dal mio soggiorno a Istanbul. Non riesco a dormire. Caldo, umidità, zanzare. Alle sei del mattino mi arrendo, mi vesto e vado a camminare. Le transenne davanti alle abitazioni, messe dopo il terremoto di fine maggio, sono tutte al loro posto, la torre del Castello è impalcata, con termine dei lavori previsto per il 2070, anniversario della presa di Ferrara del 1270 a opera di Azzo VII d’Este. In diverse strade del centro, soprattutto nella zona fra Boccacanale di Santo Stefano e Via Ripagrande, anche i cumuli di cocci rotti resistono, opere avanguardiste di una città che se ne frega di ricostruire.

La luce del mattino mette serenità, non così i cartelli “Affittasi” appesi alle porte di un negozio su due, da via Garibaldi a via San Romano. Alle finestre della case si susseguono i “Vendesi”. Mi chiedo chi possa essere così folle da comprare casa a Ferrara. Questa città non sta morendo, è già morta. Ai forestieri sembra di essere approdati in paradiso, tutti in bicicletta, tanto verde pubblico, il Festival di Internazionale, quello dei Buskers, i concerti, le mostre di Palazzo Diamanti. Anche io se venissi da fuori ci farei la firma. .. C

Lorenzo Mazzoni  * IL FATTO QUOTIDIANO/BLOG

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E quindi non diciamoglielo ai turisti che esiste un Petrolchimico a pochi passi dalla città, dei tumori troppo frequenti, della disoccupazione galoppante, del Darsena City sull’orlo del fallimento, dei giovani uomini che si suicidano travolti dalla noia, dei centri commerciali che spuntano come funghi e uccidono il centro cittadino, del terremoto che ha fermato ancora di più, se possibile, l’immobilismo.