Le emozioni danzanti di Giovanna Bianconi (Este Edition - Ferrara) rec. di Emilio Diedo

Giovanna Bianconi

Danza di emozioni

In copertina, La dance di Henri Matisse, 1910

Prefazione di Rita Montanari

Nota della stessa Giovanna Bianconi

Este Edition, Ferrara 2012, pp. 40, € 8,00

 

Dottoressa in Pedagogia, di professione Educatrice Professionale presso l’USL di Ferrara, Giovanna Bianconi esordisce con questa silloge poetica intitolata Danza di emozioni.

Intanto viene spontaneamente da dire che quella celebre danza magnificamente interpretata da Matisse, e che è riprodotta nella copertina, parallela al titolo del libro, mette letteralmente a nudo (così come lo sono le simboliche immagini delle persone che il pittore francese unisce in un girotondo – altro elemento-simbolo, rievocativo del cerchio, molto espressivo, il quale indica il naturale legame che unisce l’umanità, intesa in tutte le sue possibili varianti etnografiche, civiche e sociali) l’istintivo legame che, nonostante i diversi, contingenti comportamenti umani, prevale nella mente dell’uomo. Rievocando all’incirca il ‘mito del buon selvaggio’ di rousseauiana memoria. E la quarantina di poesie della Bianconi ne fa proprio, ed in toto, un istintivo movente, proveniente dalla coscienza che, piuttosto di quello individuale, sembra richiamarne uno ancestrale, detraendolo persino dalla preistoria dell’umanità del mondo. Tanto per affermare quanto la sua poesia, qui esternata e messa a disposizione del potenziale fruitore, sia frutto dell’estro interiore e coscienziale. Nel suo richiamare memorie è una poesia capace di rianimare la mente per meglio stimolare il corpo a credere in se stesso.

È un insieme di componimenti, in prevalenza brevi. Peraltro non titolati. O, se vogliamo, vi sono tre titoli distintivi che snocciolano, per dirla alla maniera voluta dalla poetessa, la danza delle emozioni. Tali sono: I vestiti dei sogni, pp. 9-18; Profumo di glicine, pp. 19-26; e Ricordi, pp. 27-37.

Cosa intende comunicare la nostra Giovanna con lo schema di queste tre distinte sezioni?

  1. I vestiti dei sogni sono «immagini, trasportate sulla carta, [che] hanno la stessa fugacità del “vestito” di un sogno, indossato di notte e messo al riparo, sotto al cuscino, al mattino», cfr. p. 8 in Nota.

  2. Il Profumo di glicine «mi è entrato talmente dentro che a volte ho la sensazione di continuare a sentirlo, anche se sono in un ambiente chiuso. / Del glicine mi ha sempre affascinato l’iniziale discrezione, l’apparire secco in inverno, privo completamente di foglie, e il graduale arricchirsi, fino all’esplosione […] dei grappoli profumatissimi in primavera. / Il mio giardino con il glicine è tuttora l’ambiente all’interno del quale avvengono alcune delle mie vicissitudini oniriche», cfr. pp. 7-8 in ibidem.

  3. I Ricordi «rappresentano la mia vita. L’infanzia, le prime emozioni della giovinezza, i primi importanti dolori, la gioia della maternità, la famiglia, gli abbandoni, come per tanti di noi», cfr. p. 7, ibidem.

Ecco, in queste coordinate, esattamente a questa latitudine Giovanna Bianconi ritrova se stessa nell’atto dello scrivere in versi. Sa rapportarsi al prossimo, dichiarando tutta la sua primigenia attitudine ad investirsi delle responsabilità del mondo. Nel tentativo di ripiegare quel male comune che inficia la reciprocità. A favore d’un’unitaria salvezza, appartenente ad ogni individuo. La poesia, anche quando non sembri, non si scrive mai solamente per un proprio, limitativo uso comune, che, in tal caso, potrebbe avere il significato d’un innocuo placebo.

 

Emilio Diedo - emiliodiedo@libero.it