Ferrara, la mostra Boccioni-Previati....? Un semi flop?




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di Roberto Guerra



Ferrara, 10 6 '18.  Pregevole editoriale oggi sulla Nuova Ferrara del direttore L. Traini: dedicato alla grande mostra in chiusura su Boccioni e Previati (ecc.) "  Stati d'animo. Arte e psiche tra Previati e Boccioni" , fiore all'occhiello della Primavera per Ferrara città d'arte e organizzata ovviamente nel prestigioso Palazzo dei Diamanti.  
Traini, pur su una testata storicamente ingessata e spesso filo PD  istituzionale (anche se con la gestione Traini indubbiamente più fredda in tal senso, rispetto al predecessore velleitario e militante Scansiani, a parte certa costante culturale sempre culturalmente corretta e  provinciale con forme spesso manieriste e - per intenderci -  automi di Corte) ha evidenziato con una rapida ma profonda analisi certo semi flop dell' evento, con una audience turistica nettamente inferiore alle previsioni. In particolare ha sottolineato una balorda contemporaneità con l'altro grande evento - la famosa Collezione di Vittorio Sgarbi,  felicemente "esplosa" nelle stanze del Castello Estense. 
Ulteriormente spiega comunque il semi flop con una (baco non inusuale tra gli addetti ai lavori di Ferrara Arte e Istituzionale) debole azione di Marketing culturale, web o extra web per intenderci. Non ultimo sottolineando il debole - pur quadro capolavoro- quadro locandina spot..  scelto per la mostra, francamente fuorviante se si parla di arte d'anticipazione della nascente modernità e di psiche arte scienza tecnologia e società.
Ebbene, la tendenza a non modulare - per una città d'arte come Ferrara, ma villaggio urbano non paragonabile come semplice "densità" alle città d'arte storiche italiane (Roma, Venezia, ecc.) eventuali grandi eventi in periodi diversi è ulteriore baco costante  anche nel settore privato  galleristico, un eccesso paradossale ma boomerang di iniziative che caratterizza orizzonti organizzativi più formali e quindi banalmente propagandistici basati sulla quantità  penalizzando se non la qualità  certamente la Percezione ottimale delle varie iniziative e persino elidendo il flusso e l'audience delle troppe iniziative parallele.  
La contemporaneità  poi Sgarbi e Boccioni... è stata anche probabilmente intenzionale per giochi di potere istituzionale, molti non hanno comunque visto di buon occhio lo sbarco di Sgarbi a  Ferrara, sperando di penalizzare così il critico d'arte: che al contrario, come facilmente prevedibile, ha in certo senso penalizzato lui la grande mostra in questione al Palazzo dei Diamanti.
Più in generale, è da un pezzo che gli addetti ai lavori (non  necessariamente l'assessore alla cultura che ha comunque altro ruolo  nel menu complessivo)  segnalano lacune riduzioniste per così dire, incapaci di ragionare come Rete e in senso sistemico per il palinsesto globale artistico di Ferrara. 
Tali limiti di paradigmi conoscitivi riguardano una visione marketing del web ancora 1.0, la priorità agli old media (anche se alti, ad esempio  Rai e Media Set hanno pur coperto eccome la mostra del Palazzo dei Diamanti): oppure, a Ferrara,  consulenti a iosa per quasi tutto, ma guarda caso,  nessun consulente web per azioni virali istituzionali mirati proprio sui grandi eventi della politica culturale e artistica programmati in città. 
Prigionieri del mito estense,  gli addetti ai lavori sono convinti che il vernissage delle mostre sia il punto di arrivo, che l'evento in sé di qualità  sia già un volano nazionale (e internazionale) automatico e non al contrario il punto di partenza poi necessariamente da ottimizzare: appunto logiche 1.0 nell'era del 3.0!
Proprio nello specifico: sempre per obsolete chiusure ideologiche e deja vu, come si evince anche dalla presentazione ufficiale di seguito, è mai possibile fare una grande mostra con Boccioni protagonista senza evidenziare come link  ufficiale la parola logo mediatico vincente  Futurismo,  persino senza mai scrivere la Parola? Poco importa il focus preteso solo protofuturista ( e che riguarda eccome anche Previati).. Quel che scrivono nella presentazione ha senso solo col senno di poi, grazie alla nascita  subito immediata a inizio '900 e all'affermazione mondiale del Futurismo (altrimenti sarebbero rimaste certe espressioni nascenti fine '800 solo aborti artistici o  splendide intuizioni dissociate dallo zeitgeist che sarebbe immediatamente sopravvenuto.).
Quando poi,  persino nel titolo della mostra   "...Stati d'animo..." si fa riferimento a una serie di lavori proprio del Boccioni futuristissimo (1911!, vedi photo)...  
Solo cervelli assolutamente provinciali  potevano  omettere tale verità storico artistica nel 2018, con il Futurismo oggi considerato finalmente in tutto il mondo, anno zero delle avanguardie e dell'arte moderna, tutt'oggi matrice spesso dell'arte contemporanea, in ogni caso di grande anticipazione -  quasi un secolo prima, dell'attuale società informatica. 
Una grave gaffe mediatica!
"Nei decenni cruciali per l'avvento della modernità, tra Ottocento e Novecento, l'arte, la cultura e la scienza concentrano molte delle loro energie sull'indagine degli stati psicologici. Per gli artisti, come per gli scrittori, tra le poste in gioco c'è la possibilità di elaborare forme in grado di esprimere l'immaginario inquieto e multiforme di quel mondo in piena trasformazione, un universo oscillante tra l'entusiasmo per le conquiste scientifiche e tecnologiche e l'instabilità che provocarono quei mutamenti epocali.
La mostra Stati d'animo. Arte e psiche tra Previati e Boccioni si prefigge l'obiettivo di studiare questo periodo fondamentale dell'arte italiana ponendo al centro del discorso critico la nascita e lo sviluppo della poetica degli stati d'animo.
Il catalogo, che comprende saggi, introduzioni di sezione e testi di approfondimento dedicati a una selezione di opere oltre a un ricco apparato iconografico, si propone di guidare il lettore in un percorso alla scoperta dei territori dell'anima fin de siècle
 e di indagare le interferenze tra diversi ambiti e discipline nel contesto storico-culturale dell'epoca".

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