Futurist Renaissance (Hyperion edizioni), Autori Vari : il saggio di Adriano Autino

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La bellezza futurista della macchina

di ADRIANO V. AUTINO


"Potremo cantare la bellezza futurista della macchina, oggi, solo se

costruiremo una macchina che ci porti al di là dei limiti del nostro pianeta

madre" (Adriano V. Autino)


Ripensare il genio creativo di Marinetti oggi è come entrare

in un hangar, rimuovere un telone e scoprire una macchina

secolare, ancora lucidata a specchio, e pronta a scatenare di

nuovo la sua immane potenza, una grande (moderna) Bugatti,

nera canna di fucile... ora è ferma nel suo garage... un attimo

dopo esplode i suoi 400 km orari, bruciando le grandi distanze

con rombo entusiasmante, ancora ignara dei limiti energetici ed

ambientali che oggi ci angosciano... Fantascienza steam-punk,

delirio che proietta motori di potenza odierna indietro nel

tempo, a cercare una maggiore spinta per il nostro presente, e

futuro...

Parlava di noi Marinetti, un secolo orsono, di noi, civiltà del

futuro, lanciata verso il cosmo, grazie al sapere tecnologico e

scientifico. Cosa ne è oggi di quel sogno? A che punto è la

realizzazione del grande progetto futurista? Meglio di qualsiasi

commemorazione, che forse Marinetti avrebbe disprezzato

come inutile retorica, una riflessione sul futuro, più che sul

futurismo, e sul presente, che inevitabilmente si antepone

causalmente al futuro. Ma anche, se vogliamo prenderci cura

della manutenzione degli strumenti di analisi del presente reale

e di progettazione del futuro possibile, verificare l'effettiva

attualità di alcuni concetti del futurismo di Marinetti e dei

movimenti futuristi odierni, che a quel movimento

storicamente si riferiscono, in tutto o in parte.

Il futurismo, nato in Italia ma rapidamente diffuso in Europa

ed in Russia, sull'onda delle grandi speranze suscitate dalle

rivoluzioni socialiste e dalla rivoluzione industriale, ha avuto il

merito di indicare chiaramente la grande rilevanza della tecnica

e della scienza, per il progresso della civiltà, riferendosi alla

classe borghese emergente, fautrice di quel progresso, e

facendo piazza pulita della stantia cultura residuale dei ceti

nobiliari. A suo modo, Marinetti in Italia, e Majakowsky in

Russia, sono precursori di una meritocrazia fattuale, in aperta

ribellione contro i privilegi ereditari. L'eroe futurista è

l'ingegnere, non il principe, l'inventore, e non il soldato, ... per

quanto poi Marinetti incorra in una vertiginosa caduta di stile,

quando esalterà la guerra, come pretesa "igiene del mondo".

Tuttavia Marinetti resta soprattutto un artista, e tutto si deve

permettere all'arte, anche le iperboli che, da un punto di vista

filosofico umanista, appaiono insopportabilmente anti-umane

ed anti-etiche. Marinetti poi aderì al fascismo, ed anche in

questo caso è facile per noi oggi, alla luce del disastro ideologico

di quel regime, delle torture, delle leggi razziali, di tutto l'orrore

di cui si è macchiato congiuntamente al nazismo, dare voti bassi

al futurismo, tacciandolo di superficialità filosofica, per essere

stato purtroppo cooptato dai fascisti, ed anche oggi essere

utilizzato da una destra culturalmente povera, come

piattaforma culturale di riferimento.

Non furono pochi, all'epoca, coloro che videro nel fascismo

iniziale un vettore rivoluzionario di progresso della civiltà. É

vero che poi molti si ricrebbero, e lo stesso Marinetti fu critico

nei confronti della svolta autoritaria del regime. Tutto questo

non impedisce a me oggi, umanista astronautico e post-

aristotelico (nel senso che rifiuto di giudicare con il criterio del

buono/cattivo, adottando o rigettando il 100% del pensiero di

un autore), di cogliere, pirsighianamente, i concetti utili ed

assolutamente attuali, e di prendere le distanze da ciò che

ritengo non solo inutile, ma persino dannoso, nella produzione

ideologica marinettiana.

Assolutamente attuale, da rivalorizzare ed utilizzare oggi, il

grande amore di Marinetti per la tecnica, per l'automobile, per

gli aerei, per la potenza dei motori e della meccanica, per la

velocità: tutti elementi che oggi sono additati come responsabili

di eccessivo consumo energetico e di inquinamento. E, più in

generale, la tecnologia, che viene accusata, dalle ideologie ecoziste

e decrescitiste, di avere in qualche modo "lasciato indietro" la

morale.

Secondo costoro, il progresso tecnologico si dovrebbe

rallentare se non fermare, permettendo così alla morale di

"rimettersi in pari", recuperando una pretesa "armonia con la

natura". Si tratta di uno dei tanti ingenui e pericolosi tentativi di

semplificazione della società... una società complessa, che conta

ormai più di sette miliardi di individui, e di cui qualsiasi

tentativo di semplificazione non potrebbe che affrettare

l'implosione, già peraltro predetta entro la fine di questo secolo,

da grandi futuristi del nostro tempo, ad esempio Stephen

Hawking.

Ovvio, ma purtroppo non ancora superfluo, osservare che, da

un eventuale declino della civiltà tecnologica ed industriale, la

morale avrebbe tutto da perdere, perché senza sviluppo

industriale la civiltà muore, l'etica avvizzisce, vincono la mafia

ed i poteri più autoritari e retrogradi, pronti ad asservire le

masse di disoccupati, in enclave di vera e propria schiavitù di

ritorno. L'etica di cui si vantano i paesi occidentali è

unicamente frutto della civiltà industriale, della scolarizzazione

di massa, della dignità portata all'individuo dal lavoro, pur con

tutte le storture, lo sfruttamento e l'alienazione ampiamente

criticati dai movimenti di massa del secolo scorso. Basta vedere

quale sia il livello della democrazia e della morale nei paesi preindustriali,

dove lo sfruttamento minorile è la regola, e le figlie

vengono affittate dai padri agli occidentali in trasferta.

Tutto questo potrà essere solo peggiorato dalle crisi globali e

da conflitti armati, che si moltiplicherebbero purtroppo se

continuasse la nostra crescita entro i limiti del mondo chiuso:

nessuna guerra potrà oggi fungere da "igiene del mondo", né la

crisi globale può essere in alcun modo intesa come fattore di

selezione naturale: si tratta di false metafisiche, confusione della

mappa con il territorio, in cui incorre spesso chi indulge in

improbabili similitudini tra sistemi sociali e sistemi naturali.

Ora, come potremmo noi oggi cantare la bellezza futurista

della macchina? Solo se costruiremo finalmente una macchina

che ci porti al di là dei limiti del nostro pianeta madre... una

vera astronave, disegnata per trasportare passeggeri civili in

orbita terrestre ed al di là, verso la Luna, verso i punti di

librazione di Lagrange, verso le enormi risorse degli asteroidi!

Solo se costruiremo l'infrastruttura spaziale del sistema geolunare.

Qualcuno potrebbe osservare che tali macchine già

esistono, da cinquant'anni, fin dal primo sbarco sulla Luna, ed

anche prima.

Da sessant'anni, è vero, si fa esplorazione e ricerca scientifica

nello spazio, tuttavia la frontiera alta non è stata aperta ai privati

ed alle imprese, perché il denaro pubblico dato alle agenzie

spaziali non è stato utilizzato per validare tecnologie di accesso

all'orbita a basso costo, in particolare veicoli completamente

riutilizzabili.

Ben venga allora un nuovo manifesto futurista, che faccia

piazza pulita della retorica divulgativa fin qui in voga, che

immobilizza il cittadino sulla sua poltrona ad assistere

remotamente all'esplorazione fatta da astronauti militari o da

robot!

Occorre riprendere saldamente il cammino tracciato da

Konstantin Tsiolkowsky, che a fine '800 scrisse "la Terra è la

culla dell'umanità, ma uno non può vivere tutta la vita nella culla", e

poi sviluppato da futuristi di grande livello, quali Krafft

Ehricke, autore dell'"Imperativo Extraterrestre", che preconizza la

colonizzazione della Luna e dello spazio Cislunare come primi

passi di espansione della civiltà nel sistema solare. Gerard

ÒNeill, che disegnò negli anni '970 le città spaziali in grado di

ospitare migliaia di migranti. Lev Trostky e Robert Pirsig, che

descrissero l'evoluzione umana come fusione trascendentale tra la

tecnica umana ed il resto della natura. Lo stesso Nietzsche,

primo ad ipotizzare l'evoluzione trans-umana con la nascita di

un super-uomo. Per arrivare ai moderni trans-umanisti e postumanisti,

che preconizzano l'evoluzione consapevole, mediante

ingegneria genetica.

Orizzonte che appare più o meno obbligato, quando

comunità umane si insedieranno su altri corpi celesti, o su

strutture artificiali nel sistema solare: la nostra fisiologia

cambierà, per effetto delle condizioni di gravità ed ambientali

diverse rispetto a quelle terrestri. Tanto varrà, quindi, guidare il

processo di adattamento: il prezzo da pagare, il cambiamento

della nostra forma fisica, per raggiungere uno status

pienamente umano, grazie all'enorme piattaforma di risorse ed

energia fornita dal sistema solare, sufficiente per lo sviluppo di

una società dell'abbondanza, completamente inclusiva, di

trilioni di persone per molti millenni a venire.

L'umanesimo astronautico, oggi, si propone come bus

filosofico e tecnico-scientifico, in sintonia con i futuristi

moderni, gli umanisti ed i post-umanisti, per rifondare la

filosofia generale completando finalmente la rivoluzione

copernicana, aprire il sistema mondo, espandere la civiltà nello

spazio, e permettere quindi l'evoluzione etica della nostra

specie.


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