DENARO E PROFITTO. OCCIDENTE ED ISLAM A CONFRONTO

Il Corano condanna aspramente l'usura, non meno di quanto facesse la Chiesa nel Medioevo.Il termine arabo rib, che non significa solo usura, indica qualunque forma di guadagno derivato da uno scambio non equo. Uno scambio in cui non c'è trasparenza, non c'è certezza del rischio e in cui le parti non subiscano nello stesso modo le perdite e godano dei guadagni. Se un debitore dovesse pagare di più perché non rende il dovuto nei tempi giusti, chi ha prestato denaro guadagnerebbe illecitamente tramite rib. Se un contratto comporta un vantaggio certo solo per una delle parti, questa avrebbe denari tramite rib. Si parla di molte cose, dalle rate del mutuo alle assicurazioni, ad altro ancora, compreso il credito: si tratta del campo della finanza islamica che da poco meno di un secolo si è affacciata nel mondo dei rapporti economico-finanziari e costituisce motivo di crescente interesse e sorpresa da parte dell'Occidente, mentre la Chiesa Cattolica ha anche organizzato dei convegni per testimoniane l'apprezzamento da parte del Magistero cattolico, trattandosi, evidentemente, di finanza "umana" L'occidente riscopre questa via all'equità dopo le esperienze drammatiche delle crisi che si sono susseguite dalla fine della prima guerra mondiale e che sono culminate con l'attuale difficilissima congiuntura planetaria. L'Occidente, infatti, aveva saputo trovare anche giustificazioni religiose (forse in maniera aberrante) per i guadagni del capitalismo, per esempio, con l'etica protestante di Max Weber. Ovviamente tutte le religioni hanno proibito furti,  disonestà, evasione fiscale, prestiti con interessi esagerati: un insegnamento condiviso anche dai grandi intelletti dell'antichità e del Medioevo, da Aristotele a Cicerone, a San Tommaso d'Aquino: le banche sono nate nel Medioevo per arginare le malefatte degli usurai. Nel XX secolo poi è stata creata un finanza lontana dalla vita, che ha portato all'arricchimento di poche persone al mondo e all'impoverimento crescente, in forza di un movimento di spostamento del denaro degli altri . a fonte di questa disumane deriva, proprio da quell'Islam tanto vituperato per le note vicende che riempiono le pagine dei media ci giungono indicazioni in vista di una pratica economica a favore dei più deboli. Nel variegato e complesso dibattito in seno ad un mondo musulmano diviso il comportamento verso la ricchezza ed il suo impiego emerge una visione solidaristica impensabile per chi ritiene univoca e tetragona l'immagine dello stesso Islam. La ricchezza non è vista con sospetto, ma in senso dinamico e creativo; non si potranno ottenere guadagni da ciò che non è proibito , e si potrà fare l'elemosina o zakat, che a seconda dei paesi viene raccolta come tassa dallo stato o da incaricati ad hoc. L'uomo ha principalmente l'obbligo di mantenere la propria famiglia, poi quello di dare ai poveri  e pure sovvenzionare la costruzione di moschee e il mantenimento di quanti studiano i testi sacri e ad insegnarli. L'uguaglianza non è un un vero obiettivo, ma si deve perseguirla sulla base della dottrina religiosa e non in osservanza di disposizioni politiche: è Dio che riceve questi benefici e in cambio concede il perdono. Comprarsi una casa senza mutuo, farsi versare lo stipendio senza conto corrente è possibile, tra timori dello sportello e i vantaggi del web. Circostanze riscontrabili tra gli immigrati musulmani tra noi. nei paesi musulmani ci sono banche "cooperative" nel senso autentico della parola, dove i denari si raccolgono per il bene comune: banche che comprano la casa che ti piace a poco a poco.; poi te la "affitta" e quando ha raggiunto con gli affitti il prezzo iniziale più una specie di commissione, che non è interesse, la casa è tua. . Nel 1999 il Consiglio Europeo per la fatw, parere giuridico e non condanna o maledizione (come si pensa da noi), ha permesso che anche coloro che vivono lontano dai paesi musulmani di aprire un mutuo, a patto che non si possiedano altre case, non si detengano altri redditi, che non contragga mutui per altri, ma solo per la propria famiglia. Una sorta di finanza etica attenta alle esigenze del fedele, rispettosa dei diritti umani. Esistono nei Paesi musulmani anche le banche non islamiche, ma il discorso è diverso. Un capito, comunque, quello della finanza islamica e delle abitudini e dei comportamenti dei musulmani di fronte al denaro e la ricchezza che investono tutto un mondo di persone e di associazioni che non va sottovalutato; e ciò se si pensa che il Saudi al Salwiya Group, azienda saudita del settore delle costruzioni di lusso e della finanza, stabilirà a Milano la sede da cui coordinare l'ingresso della società nei mercati europei. La finanza islamica ha rischiato per un momento di veicolare capitali ed energie di stampo ultra radicale, distorcendo i principi a cui si ispira, ma ora, depurata da tali distorsioni, rappresenta un capitolo interessante della vita economica contemporanea.
Casalino Pierluigi