ELOGIO DEL GRECO (E DEL LATINO)

Su il primato della classicità nel campo del sapere e sull'incidenza di essa nel mondo moderno abbiamo spesso parlato anche su Asino Rosso. Ed abbiamo ricordato come il lascito dell'Antichità Classica ci sia stato restituito nell'Alto Medioevo dalla genialità del primo Arabismo islamico, il cui patrimonio di pensiero e di scienza fa a pugni con i secoli di decadenza intrapresi fino ai giorni nostri da quel mondo e che hanno relegato le società islamiche, pur loro malgrado, nelle retrovie della Storia. Ma è grazie a quella scintilla di intelligenza che larghi settori di esso oggi, nonostante le ondate di oscurantismo di ritorno di dubbie origini, tentano di riportare l' Islam nella modernità. E tale scintilla si ricollega proprio alla Classicità, imprescindibile eredità di un passato dal sapore di futuro. Dispiace dirlo, ma anche il laico e democratico Occidente rischia di smarrire quella straordinaria lezione di civiltà che la cultura greca e latina ci hanno lasciato. E' vero: il greco lingua apparentemente, solo apparentemente morta, è stata ed è tuttora la bestia nera di generazioni di studenti. E ciò nondimeno anche chi tradisce il greco (e con esso il latino) sente il dovere di riparare. C'è stato infatti un momento in cui la Classicità era sinonimo di qualità e di bellezza, di intuizione e di apertura della mente, di creatività e di ragione. Viviamo dunque un momento di grande confusione e stiamo cercando proprio questa Classicità, questo senso della vita e dell'argomentazione critica, la cui mancanza ha ridotto il livello di conoscenza. Siamo stanchi della vaghezza di questi nostri tempi, dunque, in cui tutto sembra facile, scontato e povero di contenuti: sentiamo la necessità di sfide per ridarci il coraggio dell'intelligenza! E il greco e il latino sono delle sfide di vasta portata, soprattutto per i ragazzi che si misurano con una cosa più grande di loro. Si può allora di re che il greco e il latino sono tornati di moda? Si, rappresentano l'attualità dell'inattuale, in fondo il greco, ma sicuramente anche il latino, non è mai passato di moda da duemila anni: siamo noi che non ce ne siamo accorti. Lo stesso vale per Dante, di cui non mi stanco sul web (molto anche su questo prestigioso Asino Rosso) di evocarne la straordinaria attualità, pur riconoscendo che il Sommo Poeta fu, in larga misura, uomo del suo tempo; se la Classicità è di tendenza non saprei, non essendo certamente cool nemmeno nei tempi non sospetti, ma qualcosa di simile lo si avverte. Una delle obiezioni allo studio del greco e del latino è quella che non servirà per il lavoro: al che rispondo che non si studia matematica per diventare un matematico, ma formarsi alla logica. Latino e greco preparano al mondo del lavoro, non ad un lavoro specifico: Una versione sbagliata è un fallimento, rimediare un brutto voto dopo un weekend di studio è una gratificazione. Sono le stesse gioie e dolori che incontriamo nella vita e nel lavoro. Meglio prepararsi per tempo. E poi il greco (e così il latino) non è una lingua morta: la parlano, la scrivono e la pensano milioni di studenti e soprattutto milioni di scienziati, talora inconsapevolmente. E' viva, quindi. Il greco e il latino sono le lingue del senso critico e dell'amore del sapere Alziamo sempre la mano per chiedere ciò che non sappiamo. Chiediamo sempre, solo in tal modo potremo dare un senso a quello che facciamo o studiamo. Il greco ci ha spiegato la città e la democrazia, ci ha lasciato la voglia di andare oltre i confini della terra, verso i destini ignoti dell'uomo.
Casalino Pierluigi