STATO SOCIALE

In Francia dicono che lo Stato italiano è povero e il popolo è ricco: tutto il contrario di ciò che avviene in F. Premesso che oggi in Italia anche il popolo è afflitto da una crescente povertà, con la distruzione del ceto medio e il suo precipitare ai livelli di sussistenza al pari dei ceti più sfortunati che stanno occupando ormai uno spazio in pericolosa estensione. L'Italia è divenuta il fanalino di coda d'Europa e le statistiche ad usum delphini propinate per convincere una pubblica opinione sempre più sfiduciata rappresentano la quintessenza dell'illusione venduta a basso prezzo. Il tutto in uno scenario elettorale che rinvia a scelte forse improntate all'instabilità permanente. E la crisi economica è a sua volta non solo dell'instabilità, ma soprattutto dell'incapacità di governo, laddove lo Stato risulta il grande assente, non essendo in grado di offrirsi come uno Stato sociale che si rispetti, data l'esiguità delle sue risorse e/o l'assenza di lungimiranza della classe politica  che crede possibile, per fare un esempio, l'aumento della natalità con provvedimenti congiunturali largamente insufficienti e non invece con il ricorso ad una politica strutturale della famiglia finalizzata ad un miglior livello della vita sociale. In Europa siamo il fanalino di coda anche per tale motivo, mentre le misure per la gioventù risultano ridicole controproducenti: i bonus per i giovani finiranno per l'acquisto di cellulari, ma non certo per incentivare la cultura o favorire l'inserimento nel ciclo produttivo. Lo Stato in Italia dunque non dico che non esista, ma è ridotto al lumicino. In tempo di crisi questo è il grande problema,, problema che non sarà mai risolto da una generazione politica rissosa, litigiosa, superficiale, approssimativa e incapace di vedere le cose in maniera equa, sinottica e coraggiosa. Le prossime elezioni rischiano di trasformarsi nell'ennesima fiera della vanità.
Casalino Pierluigi