Non fu solo durante il bolscevismo che la Russia divenne ostile ad ogni rapporto con le istituzioni religiose o i fedeli di ogni fede: a dire il vero ci furono anche ai tempi della Russia sovietica fasi di tolleranza e distensione tra Mosca e le religioni e i loro rappresentanti e persino sotto Stalin in occasione della Grande Guerra Patriottica contro il nazismo si assistette ad un ricompattamento delle anime della Russia anche in esilio. Una certa ostpolitik si verificò del resto quando il Nunzio apostolico della Chiesa Cattolica Mons. Pacelli, futuro Pio XII, incontrò il Commissario del Popolo agli Affari Esteri sovietico Cicerin, ex funzionario di carriera sotto il deposto zar: nell'occasione si registrò infatti un dialogo di notevole spessore intellettuale e di straordinaria finezza dialogica. Nella Russia zarista, invece, dopo un lungo periodo di alterne vicende (talora segnate da concilianti relazioni), i Romanov stipularono con il Vaticano un concordato nel 1847; ma i rapporti si deteriorarono dopo la repressione dei moti polacchi nel 1863, al punto che lo Zarismo interruppe con la Chiesa Cattolica ogni rapporto fino allo zar Nicola II, che fu l'unico capo di stato o sovrano che non scambiava gli auguri con il Papa neanche per il nuovo anno. Nel febbraio 1917, allo scoppio della prima rivoluzione borghese, la Santa Sede accolse con favore la notizia dell'abdicazione dello Zar, nella speranza, poi coltivata nei primi timidi rapporti con il nuovo regime rivoluzionario e più ancora con quello sovietico dopo l'Ottobre (appunto il sopra citato dialogo tra Cicerin e il Nunzio Pacelli), dell'avvento di una nuova era di libertà religiosa in Russia. La storia successiva è nota e ancora è in corso, considerato l'avvicinamento tra gli studiosi della nuova Russia di Putin e quelli vaticani per ricostruire la storia dei rapporti tra Roma e Mosca nei secoli. Un momento di apertura che può contribuire alla distensione internazionale.
Casalino Pierluigi.
Casalino Pierluigi.