IL CASO DELLA COREA DEL NORD. CAPIRE PER SAPERE COSA SUCCEDERA'

Nonostante la distensione avviata con la Corea del Sud, Pyongyang schiera i missili per puntarli verso le Olimpiadi Invernali a sud del 38° parallelo. In aggiunta per tenere in piedi il regime ideologico-famigliare di Kim Jong Un Mosca e Pechino aggirano disinvoltamente l'embargo decretate dall'ONU, mentre altre parallele oscure trame riforniscono di sempre più sofisticate ed innovative tecnologie non solo militari il dispotico sistema nordcoreano, garantendone una tenuta a prova di sanzioni. Ma per comprendere la situazione venutasi a creare negli anni e ad interpretane le dinamiche presenti e future, occorre fare u passo indietro per cogliere responsabilità e ragioni di un conflitto che, sfuggendo di mano, costituirebbe un pericolo banco di prova per la sicurezza internazionale. Per molto tempo "regno tributario", la Corea alla fine del XIX secolo era scivolata fuori del mondo cinese e, in gran parte, vi restava, malgrado la natura del regime al potere. Al termine della seconda guerra mondiale, l'influenza comunista cinese era stata trascurabili. A causa delle condizioni di guerra civile che allora dominavano in Cina, era stato unicamente l'esercito sovietico ad instaurare nel 1945 il regime di Kim Il Sung. Dopo la disfatta del Giappone, la rivalità tra Oriente ed Occidente aveva determinato la creazione in Corea d'una frontiera lungo il 38° parallelo. Con l'invasione della Repubblica di Corea, il 25 giugno 1950, le truppe della Corea del Nord attuavano un situazione del tutto nuova: durante e dopo la guerra, che durò dal 1950 al 1953, il regime di Pechino  rafforzò notevolmente la propria influenza su Pyongyang. Certamente la RPC  non era preparata a tale conflitto primo che esso scoppiasse. Maozedong  fu, dunque, consultato da Stalin in occasione del loro incontro a Mosca agli inizi del 1950 per la firma del trattato di amicizia, d'alleanza e di mutua assistenza cino-sovietico? Senza dubbio la Russia sovietica fu l'ispiratrice dell'iniziativa bellica in ragione della situazione politica internazionale del tempo, ma l'affare fu originato comunque dalle esclusive ragioni territoriali ed uideologiche nordcoreane. Secondo molti osservatori e studiosi di cose estremo-orientali, l'URSS  si sarebbe impegnata a circoscrivere gli effetti dell'azione di Pyongyang e ad indirizzarla verso una generale pacificazione della penisola nordcoreana e creare i presupposti di una riunificazione, in qualche modo, delle due Coree. Non è qui il caso di rievocare i movimenti militari che segnarono quegli anni drammatici su quello scacchiere, con il coinvolgimento cinese e degli americani e dei loro alleati. Pechino e non Mosca, a conti fatti, aveva salvato la Corea del Nord dal disastro, promuovendo una condotta antiamericana a riprova di un orgoglio nazionalista più che ideologico nei confronti di Washington. Ma tale condotta nascondeva i prodromi di un nazionalismo che emergerà sempre più evidente contemporaneamente al manifestarsi del dissidio cuino-sovietico, la cui portata assumeva connotati strettamente geopolitici e non certo legati alle differenze ideologiche tra Mosca e Pechino. Sarà in fatti più tardi la Russia a proteggere Pyonyang, che sceglierà la linea moscovita, mentre la Cina, riscoprendo la propria antica vocazione imperiale, si affiancherà all'odiato Occidente degli anni Cinquanta per fronteggiare il socialimperialismo sovietico nel mondo. Nel contesto di tale concorrenza ancora oggi si muove la sopravvivenza nordcoreana con le conseguenze di imprevedibili sviluppi.
Casalino Pierluigi