SCHERZA CON I FANTI, MA LASCIA STARE I SANTI

Così recita un antico adagio popolare che trova corrispettivi anche in altri Paesi del Vecchio Continente e racchiude soprattutto un messaggio di buon gusto. Sta di fatto che una persona di buon senso e di garbo non si lascerebbe mai andare disinvoltamente alla bestemmia. Se poi la bestemmia diventa gratuita, anche uno spirito laico in genere è portato ad indignarsi più per amor di civiltà che di fede. E ciò in omaggio al principio civico di rispetto e tolleranza che non esclude il confronto pur serrato tra le diverse opinioni più o meno confessionali, più o meno ideologiche come avviene in regime di democrazia, regime di democrazia che ha lasciato alle spalle le guerre di religione: fenomeno purtroppo ancora presente in altre società del pianeta. Perché queste considerazioni? Per commentare la sentenza della Corte Europea di Giustizia che definisce lecito l'uso dei simboli religiosi, nella fattispecie Gesù e Maria: sentenza in sé apparentemente non apertamente blasfema, ma in ogni caso assai discutibile per le conseguenze imprevedibili che può avere ad una lettura non troppo ortodossa del significato della decisione del giudice europea. E se è vero che a pensar male si fa peccato, ma non si sbaglia (ricordando un celebre detto di Giulio Andreotti), non mancherà quindi qualcuno che dietro l'usbergo della Corte Europea si lascerà andare a proposizioni improntate alla pessima educazione di bestemmiare nel senso anche virtuale attraverso la rappresentazione indebita di immagini e di simboli della tradizione religiosa, con il pretesto di fare pubblicità di alto richiamo. Non si tratta di strapparsi le vesti e neppure di giustificare integralismi fuori controllo, ma di cercar di ricondurre alla minima creanza i comportamenti assunti nel nome del mercato. Comportamenti che diverrebbero insostenibili anche per chi non crede a nulla.
Casalino Pierluigi