QUANDO GIULIO ANDREOTTI CITO' DONALD TRUMP

Sull'imprecisione dei servizi segreti americani Giulio Andreotti ebbe modo di esprimersi in diverse occasioni con giusta ragione davanti ai suoi interlocutori d'Oltre Atlantico. Parlando della situazione libica del 1986 che per gli americana stava degenerando in guerra civile, Andreotti fece loro notare che le informazioni dei nostri servizi erano assai più attendibili e che in realtà Gheddafi conservava il potere e che il dittatore di Tripoli non era quel diavolo che si dipingeva. Infondate risultavano spesso le informazioni dell'intelligence USA, come riporta nelle sue memorie di Andreotti, con il rischio di errori madornali di valutazione politica da parte di Washington: una costante che non manca di presentarsi purtroppo nella storia degli Stati Uniti nelle crisi più acute. Andreotti fa notare nei suoi ricordi quante soddisfazioni ebbe l'Italia a vedere riconosciuta la bravura dei servizi italiani generalmente (e a torto) ritenuti inferiori ad altri. Andreotti conferma invece - circostanza tuttora valida- la grande capacità delle nostre agenzie di sicurezza che non di rado sono riuscire a tutelare più che egregiamente gli interessi nazionali difendendoci non solo dai nemici, ma come succede in ogni caso da sempre anche dagli amici o alleati. Aldilà di queste considerazioni di politica estera e di politica della sicurezza, Andreotti, che nel settembre del 1986 ricopriva l'incarico di ministro degli esteri del governo Craxi,  cita ad un certo punto il nome del futuro ed attuale presidente americano Donald Trump. "L'appoggio del mondo economico americano al dialogo con l'URSS intrapreso da Reagan era noto, ma ne ebbi conferma la sera del 25 settembre a un pranzo di James Robinson, Presidente dell'American Express, al quale fui invitato insieme all'ambasciatore Rinaldo Ptrignani. Vi incontrai tante persone che contavano: tra gli altri.....Donald Trump (il giovane costruttore delle stupende Trump Powers)". Mai avrebbe immaginato che quest'ultimo personaggio sarebbe diventato il discusso inquilino della Casa Bianca dei nostri giorni.
Casalino Pierluigi.