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Per la Redazione: Rolando Giai-Levra
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*ESTRATTO
CELEBRAZIONE DELL'OTTANTESIMO DELLA MORTE DI ANTONIO GRAMSCI
GRAMSCI E L'EGEMONIA. COMPLESSITÀ E TRASFORMAZIONE SOCIALE
di Alexander Höbel
Qual è, tra gli altri, il fattore forse decisivo della popolarità del pensiero e dell'opera di Gramsci presso un vasto pubblico, che va ben al di là della ristretta cerchia degli studiosi e consente di parlare di una sorta di "ricezione di massa" della sua elaborazione? Qual è insomma "il segreto" della sua "egemonia" – relativa, certo – tra i pensatori politici della contemporaneità?
Certamente l'onda lunga della salvaguardia e valorizzazione del suo contributo teorico, dovuta in primo luogo a Palmiro Togliatti, al Pci, alle sue strutture di ricerca e ai suoi intellettuali, è tuttora alla base di questo successo, costituendo una sorta di rivincita postuma, a 25 anni dalla Bolognina, rispetto alla sciagurata liquidazione di quel grande partito.
Ma il motivo determinante mi pare stia proprio nella natura del pensiero di Gramsci che, più che come teorico della "rivoluzione in Occidente", può essere definito un teorico della complessità dei processi di transizione, e dei processi di transizione in società complesse, articolate, più o meno avanzate. In questo senso la sua elaborazione costituisce davvero una pagina decisiva nell'evoluzione del marxismo; è tutta interna a quella concezione del mondo e della storia, e ne rappresenta – direi al pari del pensiero di Lenin – uno sviluppo fondamentale nel XX secolo.
Il legame con Lenin e col contributo teorico e pratico del grande rivoluzionario russo è essenziale1. Commentando gli sviluppi di quella Rivoluzione d'Ottobre di cui quest'anno ricorre il Centenario, nel 1920 Gramsci accenna all'esistenza di elementi "universali" nell'esperienza della Russia sovietica,
............CONTINUA GRAMSCI OGGI 7 2017