L'ALDILA' DELL'UOMO. UNA DESCRIZIONE ORIGINALE

La saggistica sull'Oltrevita, anche quella meramente scientifica, senza mai dimenticare quella dei poeti e degli artisti, è incessante. Al centro, è vero, ci sono i trattati teologici e storici, ma non mancano le intuizioni dei grandi visionari. una ricerca antica che risale agli albori dell'umanità e che si ritrova anche nell'età primitiva, forse non ancora compiutamente umana per quanto ne sappiamo. A descrivere questo regno, che Shakespeare ha definito con il suo magistrale "di non ritorno", pur senza mai averlo mai visitato, si sono dedicati migliaia di autori, Dante compreso e persino tradizioni popolari come quella islamica del Liber Scalae, oltre a pittori che lo hanno dipinto, evocandone le gioie del Paradiso e le sofferenze dell'Inferno. Suggestivo e sicuramente delizioso è, invece, nonostante il contenuto macabro e talora indecifrabile, il poemetto di ambiente ebraico, L'INFERNO ALLESTITO (TOFTEH ARUK), del rabbino Moseh Zacuto, nato ad Amsterdam, ma vissuto e a Mantova dove morirà nel 1697. Non è qui il caso di illustrarlo nella sua interezza: ci limitiamo a dire che si tratta di uno straordinario viaggio non solo nelle bolge del nadir fosco e tormentato della Geenna, ma anche nel metatesto di questo rabbino marcato da rimandi al fluido mondo cabalistico e alla parenesi giudaica, peraltro non dissimile da quella cristiana barocca contemporanea a Zacuto. Una lettura, per certi versi, brutale, ma affascinante, perché per l'autore "l'inferno (da lui) allestito...è perfetto".
Casalino Pierluigi