BRICIOLE D'ITALIA E SPERANZE DI UN FUTURO MIGLIORE NELLE PAROLE DI LUIGI SALVATORELLI

San Benedetto, all'indomani dell'entrata di Totila in Roma (546 d.C.), a chi gli riferì la presunta intenzione del re goto di distruggerla, memore della grandezza della Città Eterna, rispose : "Roma non sarà sterminata dai barbari: tempeste, fulmini e terremoto la sconquasseranno, cadrà da se stessa in putrefazione".  Nel primo centenario dell'unità d'Italia, ma di Roma acclamata capitale, non si può meglio chiudere la rievocazione del primo re d'Italia, se non riprendendo le parole dette da lui alla deputazione romana che gli presentava il plebiscito del 2 ottobre:"L'ardua impresa è compiuta e la patria ricostruita. Il nome di Roma, il più grande che suoni sulla bocca degli uomini, si ricongiunge a quello d'Italia, il nome più caro al mio cuore" (a Vittorio Emanuele II, 15 gennaio 1961). Nessuna delle tre occasioni che colse Cavour, scaturirono dalle sue idee, ma in tutte e tre lo statista piemontese seppe collocarsi in modo adeguato per sfruttarle ai fini della politica italiana e del suo futuro destino. La guerra di Crimea e il Congresso di Parigi, la guerra di Lombardia e la rivoluzione dell'Italia centrale, la spedizione dei Mille e quella delle Marche e dell'Umbria vennero così come la Storia le propose al Cavour, il quale fu in grado con fortuna di intrecciarle per meta finale, quella dell'unità nazionale, programma che previde persino il doloroso distacco di Nizza e Savoia, terre naturaliter italiane e legate alle sorti originarie di Casa Savoia. Infine lo storico ci ricorda ciò che disse Mazzini al momento della sua morte, rivolgendosi al medico che lo aveva curato, credendolo l'inglese George Brown:"Ma io sono italiano, amai infinitamente la mia patria, e credo di aver operato qualche cosa per lei". Anche sulla fede italiana di Garibaldi e prima di lui dello re Carlo Alberto, che, sebbene ancora legato problematicamente alle gerarchie medievali, nel paternalismo assolutistico e nel diritto divino dei re, tendeva ostinatamente e romanticamente le braccia verso sinistra, l'ideale del Ventuno, l'indipendenza d'Italia. Considerazioni queste che attendono dall'attuale politica italiana un riesame profondo di sé stessa, al fine di tracciare un nuovo cammino, cogliendo al meglio le poche occasioni che la Storia tuttora ci riserva.
Casalino Pierluigi