Post Brexit, Trump, Renzi...

fonte Ferrara Italia

di Bruno Turra

Brexit, Trump e referendum costituzionale:  quello che i media non dicono

ESTRATTO

Giusto un anno fa si guardava all’immediato futuro sapendo che tra i vari appuntamenti dell’agenda politica occidentale ci sarebbero stati tre grandi appuntamenti: il referendum inglese, l’elezione del presidente Usa e il referendum sui cambiamenti costituzionali in Italia. Pochissimi allora si aspettavano l’esito che c’è stato: per molti il responso delle urne ha rappresentato un brusco risveglio e un’amara delusione. Un esito tanto più inatteso quanto più chiaro e massiccio era stato l’orientamento dei media mainstream nel sostenere l’opzione risultata poi sconfitta dal voto dei cittadini.

La triplice sorpresa ha in qualche modo ridimensionato le attese degli spin doctor e ha messo in risalto come il potere di orientamento delle opinioni e delle scelte da parte dei media non sia ancora in grado di decidere completamente l’esito di un elezione che si presenti come un opzione secca (si/no, A vs B) se i cittadini sono motivati e si sentono toccati direttamente dall’evento.
Osservando le tre elezioni dall’Italia si nota forse un tratto comune che collega questi tre esiti apparentemente così distanti, un tratto che i commenti dei media mainstream e del pensiero unico dominante hanno accuratamente sottaciuto, attribuendo l’imprevisto risultato al populismo, all’ignoranza, all’egoismo, a errori di comunicazione, all’intromissione di potenze esterne (come nel caso Usa) e ad altre improbabili cause. Fatto è che dalle urne è uscito un responso chiaro che dovrebbe essere preso assai seriamente.

Per capirlo bisogna fare un piccolo sforzo e mettersi nei panni di quelle persone, classi e gruppi sociali, che più di altre stanno subendo gli effetti culturalmente spiazzanti del capitalismo trionfante e che hanno subito le conseguenze drammaticamente concrete dal punto di vista economico di una crisi che dura ormai da otto anni.
Per capirlo bisogna mettere un poco in discussione l’ideologia economicista imperante (e gli assiomi intoccabili sui quali essa si fonda) e il potere particolarissimo della finanza a livello mondiale. Il mercato – che di questa finanza è l’espressione più nota – non solo viene quotidianamente celebrato ma ha assunto un status di neutralità del tutto simile al tempo metereologico: finanza, profitto, economia sono diventate componenti di un’ideologia universale di stampo quasi religioso, indiscutibile nel suo schema di funzionamento.
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