L'Islam e la cultura greca, un rapporto da riscoprire.

Si è già accennato che l'apporto di culture straniere nei primi secoli dell'Islam fu rilevante. Il nucleo propriamente arabo, quello religioso, viene dunque ben presto a fondersi anche con le filosofie e la scienze arrivate da terre vicine e lontane: la Persia, l'India e la Grecia, soprattutto. Dalla Grecia, infatti, forse perché ci è più familiare, ci accorgiamo di cogliere gli echi maggiori nell'Islam e appunto dal patrimonio straniero (greco e non greco) inizierò ad esaminarne gli influssi sull'Arabismo classico. Già dal I secolo in Siria si era sviluppata una fiorente attività di traduzione ad opera di filosofi e scienziati alessandrini. Di qui la cultura antica si diffuse in Persia. Nel secolo III Shaapur I, secondo re sassanide, aveva fondato nei pressi di Ahwaz, la città di Gondeshapur, divenuta subito dopo un fiorente centro di studi classici e di medicina. Vi si svilupparono ricerche prima in greco e in sanscrito e poi, quando nel 489 (alla chiusura della scuola di Edessa per ordine dell'imperatore bizantino Zenone) vi si rifugiarono i Nestoriani, in siriaco. In detta città convergettero anche i filosofi e gli scienziati ellenici allorché nel 529 Giustiniano chiuse la scuola di Atene. Gondeshapur  conservò il suo splendore fino al fiorire del periodo arabo abasside, che vide il trasferimento dei suoi medici e scienziati a Baghdad. Ricordiamo fra questi Girgis Buhtyisu e i suoi discendenti e discepoli, e Masawayh, e pure capostipite di una famiglia di medici, che sarà al servizio di Harun al-Rashid (786-809). Tra i traduttori siriaci il più famoso è Sergius di Ras Ayn o Reshaina, morto nel 536, nestoriano, che lavorò su Galeno e sulle opere logiche di Aristotele. Il processo di assimilazione delle scienze straniere continuò poi con l'Islam. Narra la leggenda che lo stesso principe omayyade Halid ibn Yazid si recò ad Alessandria per apprendere l'alchimia e probabilmente diede avvio nel mondo arabo al processo di traduzione delle opere mediche e scientifiche greche. Tale processo culminò in età abnaside, ed ebbe il proprio centro appunto a Baghdad, dove, nel 832, il califfo al-Mamun aveva fondato la bayat al-hikma, o casa della sapienza, affidandone la direzione a Yahya ibn Masawayh. Le prime traduzioni dal pahlavico in arabo si dovettero a al-Muqaffa; la prima grande scuola di traduttori dal siriaco fu quella di Yahya ibn Bitriq e dei suoi allievi, ma la sua fama fu presto soppiantata dal circolo degli Hunayn, la cui figura più rappresentativa fu il celebre medico e traduttore Hunayn ibn Ishaq, lo Joannitious latino, che si valse della costante ed efficace collaborazione del figlio Ishaq e del nipote Hubash ibn Hasan.. Parte preponderante del patrimonio filosofico islamico fu attinto dai Greci. Naturalmente, gli autori più conosciuti furono Aristotele e Platone. Sull'argomento non si mancherà di tornare in una prossima occasione, dove si vedrà la portata del sapere greco nell'intelligenza araba e lo sviluppo di essa sul piano della cultura generale del tempo, compresi i contatti che ne derivarono nel mondo latino.
Casalino Pierluigi