sono veramente avvenute?
La nostra contestazione si basa su semplici ragionamenti e altrettanto semplici rilievi.
Secondo la scienza ufficiale il genere umano (Homo Sapiens) ha fatto la sua comparsa in Africa 500 mila anni fa secondo alcuni, 200 mila anni fa secondo altri. Le prime migrazioni dal continente africano verso tutto il mondo iniziarono, sempre stando alla paleontologia ufficiale, 120 mila anni fa e culminarono 15 mila anni fa quando l'Homo Sapiens-Sapiens è giunto nel continente americano attraverso lo stretto di Bering, il tratto di mare che separa la Siberia dal Canada.
La motivazione principale a sostegno della tesi migratoria è la scarsità di cibo dovuto all'ultima glaciazione (Würm) che spinse i primi uomini ad abbondonare l'Africa per sbarcare in Europa e poi nel resto del mondo.
Siamo in pieno Paleolitico, un'era caratterizzata da grandi sconvolgimenti climatici che hanno cambiato la faccia della terra. I ghiacciai coprivano la superficie di gran parte dell'Europa centro settentrionale e le successive piogge torrenziali e il disgelo dei ghiacciai sommersero terre e crearono laghi e acquitrini.
Come abbiano fatto in queste condizioni i nostri antenati, senza alcuna cognizione di dove fossero e dove stessero andando, a piedi, senza mezzi di trasporto, strumenti di orientamento e tracciati da seguire, a superare impervie catene montuose, attraversare fiumi, laghi e oceani, terre sterminate e foreste impenetrabili; come fecero a resistere alle temperature polari senza morire assiderati è il primo dei numerosi quesiti a cui la scienza ufficiale non sa rispondere.
Inoltre, se in Africa le condizioni ambientali volgevano al peggio per quale motivo si incamminarono verso nord dove le condizioni erano addirittura peggiori? E perché mai in quella direzione se non avevano nessuna conoscenza di cosa ci fosse al di fuori del loro minuscolo ambito territoriale? Cosa li spinse ad abbandonare l'Africa per andare in Europa e poi verso il Mar Glaciale Artico e da qui al Canada?
Altro quesito senza risposta: i primi esseri umani erano organizzati in piccoli gruppi e nuclei familiari sparsi in un territorio immenso e totalmente scollegati fra loro. Come fecero quindi a organizzare e dirigere quella fiumana di persone e metterla in cammino verso luoghi sconosciuti senza carri per trasportare le vettovaglie (la ruota sarà introdotta dai Sumeri 12 mila anni più tardi), cartine geografiche per orientarsi e esprimendosi con mugugni animaleschi?
Passi per l'attraversata del mar Mediterraneo che all'epoca, dicono i soliti scienziati, non c'era perché Europa e Africa erano uniti in un unico continente; passi per lo stretto di Bering che doveva essere completamente ghiacciato e che permise di passare dalla siberia all'Alasca, ma come riuscirono a raggiungere, ad esempio, l'Australia, un continente situato nel bel mezzo dell'Oceano Pacifico? Come fecero, a bordo di improbabili zattere, ad avventurarsi in mare aperto senza bussola e senza alcuna conoscenza delle stelle per orientarsi? Lo stesso vale per la Britannia, l'Irlanda e altre isole come l'Islanda. Potrebbe essere stato l'istinto come avviene per uccelli e animali migratori a guidarli? Tesi inverosimile se consideriamo che gli animali migratori vanno a svernare verso aree calde e ben definite e non certo all'avventura verso zone ancora più fredde. A meno che non ammettiamo un qualche intervento divino, come quello che guidò la biblica attraversata del deserto.
La nostra opinione è che i paleontologi nelle loro formulazioni sono pesantemente condizionati dall'evoluzionismo. Per non contraddire Darwin hanno elaborato la teoria secondo cui da un unico ceppo scimmiesco si è sviluppato l'uomo che poi è migrato ai quattro angoli della terra dando origine alle odierne razze umane.
Come per l'evoluzione, così per le migrazioni la scienza c'entra poco, mentre c'entra molto la speculazione ideologica. Non si vuole ammettere, pena sconfessare la teoria dell'evoluzione, che in un determinato momento sulla terra sono apparse le specie animali (e vegetali), differenti per area geografica, alcune delle quali sono giunte a noi come i coccodrilli, mentre altre si sono estinte (dinosauri e Mammuth). Allo stesso modo, nei vari continenti, in epoche presumibilmente diverse, è apparso l'uomo in tutte le sue varianti (razze) moltiplicandosi in funzione della sua capacità di adattamento alle diverse latitudini (in questo concordiamo con Darwin).
Come sia apparsa la vita sulla terra e, soprattutto perché, è materia di filosofi e credenti, la scienza c'entra poco. Lasciamola stare e pensiamo a migliorare l'uomo, la cui unica "evoluzione" è stata quella di passare dalla clava alla bomba atomica.
Gianfredo Ruggiero, presidente Circolo Culturale Excalibur
Questo articolo è tratto dal libro di Gianfredo Ruggiero di prossima pubblicazione ECOLOGIA SOCIALE. Per informazioni clicca QUI
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