Non vi è più alcun dubbio che, come gli storici, ma anche la stessa
storia del XX secolo ha dimostrato che la Rivoluzione d'Ottobre in
Russia fu eminentemente russa e nazionalistica, una nuova forma cioè
dello spirito autocratico e imperiale russo in chiave rivoluzionaria.
Si trattò, in altri termini, una rinnovata manifestazione dell'antica
convinzione messianica che a Mosca - e alla Russia in senso lato -
spettasse la missione di essere la Terza Roma, dopo Roma, appunto, e
Costantinopoli, il centro, cioè, unificatore del mondo. Una linea
storico-culturale che ascrive alla Russia un ruolo salvifico e
rivoluzionario si trova in tutta la tradizione del pensiero politico
russo moderno: nel panslavismo, nel populismo, così come nelle prime
forme di socialismo rivoluzionario. E se i nichilisti giunsero a
rifiutate ogni apporto della civiltà occidentale e a sognare una
Russia fiera della propria "barbarie", i nuovi rivoluzionari del 1917
accettarono il lascito dell'Occidente, ma solo come strumento di una
più rapida attuazione del programma che voleva una Russia guida e faro
dei popoli In particolare, puntando su una sorta di nazionalizzazione
del marxismo, iniziata da Lenin e perfezionata da Stalin, i
rivoluzionari di formazione, a iniziare da Lenin, e portata a
compimento da Stalin. I rivoluzionari di matrice marxista seeppero
fare dello stesso internazionalismo proletario un'arma per subordinare
alla riuscita del socialismo in un solo paese ogni fermento di
rivoluzione in altri paese vicini e lontani. e in altri contesti
nazionali ed internazionali.La Russia, sotto forma di URSS, si era
così eretta ad una posizione di centro delle speranze e delle
aspettative universali. Tali riflessioni vanno formulate e riformulate
anche nell'attuale enigmatica posizione delle Russia post-sovietica.
Casalino Pierluigi, 29.102015
storia del XX secolo ha dimostrato che la Rivoluzione d'Ottobre in
Russia fu eminentemente russa e nazionalistica, una nuova forma cioè
dello spirito autocratico e imperiale russo in chiave rivoluzionaria.
Si trattò, in altri termini, una rinnovata manifestazione dell'antica
convinzione messianica che a Mosca - e alla Russia in senso lato -
spettasse la missione di essere la Terza Roma, dopo Roma, appunto, e
Costantinopoli, il centro, cioè, unificatore del mondo. Una linea
storico-culturale che ascrive alla Russia un ruolo salvifico e
rivoluzionario si trova in tutta la tradizione del pensiero politico
russo moderno: nel panslavismo, nel populismo, così come nelle prime
forme di socialismo rivoluzionario. E se i nichilisti giunsero a
rifiutate ogni apporto della civiltà occidentale e a sognare una
Russia fiera della propria "barbarie", i nuovi rivoluzionari del 1917
accettarono il lascito dell'Occidente, ma solo come strumento di una
più rapida attuazione del programma che voleva una Russia guida e faro
dei popoli In particolare, puntando su una sorta di nazionalizzazione
del marxismo, iniziata da Lenin e perfezionata da Stalin, i
rivoluzionari di formazione, a iniziare da Lenin, e portata a
compimento da Stalin. I rivoluzionari di matrice marxista seeppero
fare dello stesso internazionalismo proletario un'arma per subordinare
alla riuscita del socialismo in un solo paese ogni fermento di
rivoluzione in altri paese vicini e lontani. e in altri contesti
nazionali ed internazionali.La Russia, sotto forma di URSS, si era
così eretta ad una posizione di centro delle speranze e delle
aspettative universali. Tali riflessioni vanno formulate e riformulate
anche nell'attuale enigmatica posizione delle Russia post-sovietica.
Casalino Pierluigi, 29.102015