L'Islam ha avuto ed ha ancora i suoi santi viventi, circostanza che
nulla ha a che fare con certe posizioni di estremismo religioso
sfociato in distorsioni politiche (analogamente a quanto avveniva con
certe lettura marxiste del Vangelo) e armate. Ciò posto, a tali
personaggio venerati in ogni epoca della storia islamica si
attribuiscono poteri miracolosi e che, non di rado, sono oggetto di
venerazione superstiziosa (anche si di recente, se pur in silenzio,
prende consistenza una certa corrente di neo-misticismo in seno alla
fede musulmana in contrasto con il vociare aberrante dell'Islam
radicale). Asceti e mistici, come i Sufi e i Dervisci del passato, non
sono del tutto scomparsi nelle società islamiche e fungono da
moderatori di tendenze estremistiche: ciò avviene in Pakistan, in
India, in Marocco, in Algeria, e in altri paesi islamici d'Africa e
d'Asia. Essi agiscono per raggiungere in questa vita quell'intima
unione con Dio che nell'estimazione comune difficilmente si distingue
dalla deificazione e sono stati sempre considerati dalla gente dei
veri e propri santi. Nell'Indostan (India e Pakistan), oggi come ieri,
essi (musulmani, un tempo detti Piri, tanto tra gli sciiti che fra i
sunniti), dunque, occupano un posto così elevato, anche nella presente
modernità, da essere quasi uguali ai guru indù. Secondo la fede
islamica l'uomo non si salva né per le opere, né per i rituali e
cerimoniali, ma per la fede (per i cristiani, invece, la fede, senza
le opere è morta, ma per gli esegeti dell'Islam le opere sono il
frutto della fede musulmana). Nel Marocco, terra assai sensibile a
tali rituali, il marabutto (murabit) è il successore musulmano degli
uomini santi o divinità viventi: tra gli altri punti di riferimento
devozionale, in Marocco, spiccano, per storia secolare, i santi ebrei,
assai venerati anche dai musulmani, data la radice ebraica profonda
del paese. Il murabit si rifà anche alle divinità viventi e agli
uomini virtuosi del mondo berbero pre-arabo ancora forte nella società
marocchina. In Libano e un tempo anche in Libia, Siria e Tunisia, le
feste religiose di ebrei, cristiani e musulmani erano momenti di
condivisione e di scambio di auguri. Oggi come oggi nell'area
mediorientale, ma non in Marocco e in Libano, la cosa resta
problematica. Si tonerà sull'argomento in altra occasione.
Casalino Pierluigi, 29.10.2015
nulla ha a che fare con certe posizioni di estremismo religioso
sfociato in distorsioni politiche (analogamente a quanto avveniva con
certe lettura marxiste del Vangelo) e armate. Ciò posto, a tali
personaggio venerati in ogni epoca della storia islamica si
attribuiscono poteri miracolosi e che, non di rado, sono oggetto di
venerazione superstiziosa (anche si di recente, se pur in silenzio,
prende consistenza una certa corrente di neo-misticismo in seno alla
fede musulmana in contrasto con il vociare aberrante dell'Islam
radicale). Asceti e mistici, come i Sufi e i Dervisci del passato, non
sono del tutto scomparsi nelle società islamiche e fungono da
moderatori di tendenze estremistiche: ciò avviene in Pakistan, in
India, in Marocco, in Algeria, e in altri paesi islamici d'Africa e
d'Asia. Essi agiscono per raggiungere in questa vita quell'intima
unione con Dio che nell'estimazione comune difficilmente si distingue
dalla deificazione e sono stati sempre considerati dalla gente dei
veri e propri santi. Nell'Indostan (India e Pakistan), oggi come ieri,
essi (musulmani, un tempo detti Piri, tanto tra gli sciiti che fra i
sunniti), dunque, occupano un posto così elevato, anche nella presente
modernità, da essere quasi uguali ai guru indù. Secondo la fede
islamica l'uomo non si salva né per le opere, né per i rituali e
cerimoniali, ma per la fede (per i cristiani, invece, la fede, senza
le opere è morta, ma per gli esegeti dell'Islam le opere sono il
frutto della fede musulmana). Nel Marocco, terra assai sensibile a
tali rituali, il marabutto (murabit) è il successore musulmano degli
uomini santi o divinità viventi: tra gli altri punti di riferimento
devozionale, in Marocco, spiccano, per storia secolare, i santi ebrei,
assai venerati anche dai musulmani, data la radice ebraica profonda
del paese. Il murabit si rifà anche alle divinità viventi e agli
uomini virtuosi del mondo berbero pre-arabo ancora forte nella società
marocchina. In Libano e un tempo anche in Libia, Siria e Tunisia, le
feste religiose di ebrei, cristiani e musulmani erano momenti di
condivisione e di scambio di auguri. Oggi come oggi nell'area
mediorientale, ma non in Marocco e in Libano, la cosa resta
problematica. Si tonerà sull'argomento in altra occasione.
Casalino Pierluigi, 29.10.2015