UN ROMANZO DELL'ANTICHITA'

Le Metamorfosi o Asino d'Oro di Apuleio di Madaura rappresentano ancora oggi un romanzo vivo e frizzante, per la straordinaria attualità del suo messaggio. Nel riproporlo al gusto dei moderni occorre certo fare un'operazione di restyling non solo mentale, ma anche di forma, per renderlo più accessibile alla sensibilità del lettore del nostro tempo. Si è finalmente compreso, infatti, come sia giunto il momento di far scendere i classici dai loro piedistalli di marmo, liberandoli dalle loro sembianze troppo accademiche: è questa una via per favorire un ritorno alle nostre radici culturali, in un momento di generale decadenza dei valori e dei riferimenti della nostra civiltà. Così è avvenuto per autori greci, come Aristofane e Luciano, e latini, come Plauto, Giovenale e Marziale. Ora è il turno dell'immaginifico Apuleio e del suo celebre romanzo, sicuramente il più grande dell'Antichità. Le Metmorfosi sono un capolavoro assoluto, che ci è pervenuto fortunatamente intero. Composto all'epoca di Marco Aurelio, il racconto combina, sul filo di una serie di episodi fantastici, eccitanti, in stile felliniano, storie di stregoneria e di ascesi mistica, di sesso e di purificazione spirituale, di briganti e di maghi. Testo inesauribile, degno di Rabelais, di Cervantes e di Sterne, il romanzo di vicende e tribolazioniApuleio incanta e coinvolge per il susseguirsi di pièces esistenziali, esilaranti e ridicole. Il tema centrale è noto: il protagonista, trasformato in asino, si ritrova imbarcato in una sequela di avventure spaventose e deliranti. La sua metamorfosi avviene per uno scambio di pozioni magiche. La circostanza si verifica per aver egli incautamente osservato la serva Pamfilia (in realtà giovane strega ninfomane) manipolare gli ingredienti di un apposito vaso per assumere le forme di un uccello notturno per rapire un pargoletto. L'eroe chiede alla serva di fargli da maestra di magia e di poter provare anch'egli una simile esperienza. Il maldestro scambio di dei contenitori di pomate, però, getta l'eroe in spiacevoli ed umilianti situazioni. Mutato in asino, egli non riuscirà che al termine di inenarrabili a mangiare petali di rosa, l'unico antidoto in grado di ripristinarne i lineamenti umani. In questa folle successione di avventure, il protagonista incontra maghi, prostitute, travestiti, imbroglioni, truffatori e ladri: una galleria di personaggi che ben si sposa le immagini che ci offre la crisi odierna. Tutti parlano un linguaggio familiare, crudo, impietoso. Fuori dai denti, si descrivono gli attori della commedia umana, che emergono, appunto, dalla narrazione. Le peripezie dell'Asino d'Oro, infatti, non sono tanto diverse da quelle dell'uomo comune, che, nelle sue inesauribili trasformazioni, interpreta realtà sempre differenti, esercitando ruoli nuovi ed imprevedibili. Attraverso i secoli e le culture, il destino dei viventi è quello di inoltrarsi e di navigare nelle ignote regioni del misticismo e del camuffamento delle parti in gioco. Questi aspetti spesso si intrecciano in una sorta di esperienze seducenti, cangianti, spiritose e paradossali. Si creano perciò le condizioni e proposizioni inedite della natura segreta degli uomini e delle cose da offrire alla meditazione. Tutti noi siamo uomini e asini nello stesso tempo. Rivestiamo i medesimi abiti. Non è un caso che già nella prima pagina del libro, l'Autore rivolga al lettore l'invito a riflettere e a divertirsi. Rabelais, Lao Zi, Nietzsche, Nagarjuna, il Talmud, la stessa cultura africana e i loro successori ce lo insegnano: il matrimonio tra la satira e la filosofia, tra la derisione e l'illuminazione, è consueto e sorprendente. Esiste sempre un insegnamento dietro gli orizzonti del pensiero? Ci sarà mai qualcosa di veramente serio? Per non dire che di serio della storia di Apuleio potrebbe esserci quindi liberazione ed evasione.
Casalino Pierluigi, 15.11.2014