Quale futuro per gli Arabi?


L'indipendenza è il diritto ai problemi, un diritto di cui gli Arabi hanno generosamente, ma anche contraddittoriamente, fatto uso e tale spetto rappresenta una delle migliori, se pur difficili, opportunità del loro futuro. Del resto vedere gli Arabi solo attraverso la dimensione mediterranea, significa sottovalutare una storia, la cui originalità si esprime proprio nel coniugare questa realtà con le altre. Ma ancor di più non si riconoscerebbe l'evoluzione, in gran parte ormai fuori controllo tuttavia, che fa del pianeta un insieme multipolare  simile al dodecaedro con cui i saggi di Bagdad rappresentavano il cosmo. Sbagliano i nemici degli Arabi quando affermano che essi si fanno comprare, anche se ciò avviene di frequente. Spesso, in realtà, accade il contrario, considerata l'insistenza nel coltivare certi principi ancestrali e perciò ineliminabili dalla loro forma mentis. Quando, sopratutto dopo la Seconda Guerra mondiale, la delusione, verso i loro leaders aumentò con il propagarsi delle idee di democrazia che soffiavano nel mondo intero, questa coniugazione fece loro ritrovare uno dei loro atteggiamenti tradizionali, interpretando simili sentimenti come un'autentica spinta rivoluzionaria, poi ben presto abortita nel contesto delle tensioni della guerra fredda, che, alla lunga, hanno finito per resuscitare, complici le logiche di potenza, demoni che si riteneva sepolti. Circostanze queste ultime che hanno prodotto un ripiegamento anche aberrante verso i valori del passato, valori legati ai fondamenti originari della condizione d'essere, rivelatisi inadeguati al desiderio di modernità e di rinnovamento che comunque pervade quella società. Difficile dire se questa base di ragionamento sia trascendente o positivista, se non addirittura naturalistica, al punto da aprire, mutatis mutandis, un conflitto tra le due anime di sempre del pensiero arabo, come fu a suo tempo con il rivaleggiare della scuola di Averroè (Ibn Rushd) con quella di al-Ghazali. Vi è in tutto ciò il manifestarsi di un'ansia civile e morale che può portare a cambiamenti epocali, nonostante le sirene di una anomala visione di rivalsa più conforme a interessi di bottega che ad autentiche aspirazioni etico-religiose. La passione per la ragione è forte tra gli Arabi, se pur in questi giorni sembra prevalere in alcune aree dell'Islam una distorta a ricerca dell'irrazionale, sconosciuta all'Arabismo classico. Agli Arabi bisogna dunque guardare ancora dunque come una parte di un mondo più vasto, alla sofferta conquista di un'unità per ora improbabile. La rivoluzione che attraversa in questi anni l'universo arabo, con i suoi tormenti, le sue divisioni, le sue stravaganti e a tratti pericolose involuzioni, ci invita ad una riflessione approfondita in tal senso.
Casalino Pierluigi, 30.08.2014