..... Che cos’è il neo-futurismo?
Sgombriamo il campo da aggettivi che tendano ad inquadrare in un modo o nell’altro un movimento artistico-culturale che ha, nel suo stesso DNA, i geni della novità e dell’autorinnovamento.
Il Futurismo è Futurismo. E basta.
Non ha bisogno di “Neo”, “Net” o altri attributi che automaticamente ne limitano il campo.
L’unica divisione che si deve fare è quella tra gli Studiosi del Futurismo storico e i Futuristi che vivono da futuristi (pochi, molto pochi), a 360 gradi, evolvendo e traghettando i principi del Futurismo storico nel Terzo Millennio.
Molti parlano, si sperticano nel decantare il Futurismo e ciò che loro hanno pensato, come loro hanno interpretato, quel che loro vorrebbero… pochi sono quelli che hanno fatto nello spirito del Futurismo.
Nella sostanza questi personaggi sono dei semplici jukebox autoreferenziali che si incensano tra loro all’interno del piccolo cerchio di persone, sempre le stesse, che si sono creati.
Quindi, tornando alla domanda, il neo-futurismo è poca roba: se il Futurismo serve ai “neo-futuristi” per studiare, parlare e incensare se stessi, il “neo-futurismo” non serve al Futurismo reale, quello di Marinetti, Balla, Boccioni, De Pero, Prampolini… che già avevano teorizzato il rinnovamento del movimento artistico-culturale da loro fondato: I più anziani fra noi, hanno trent’anni: ci rimane dunque almeno un decennio, per compier l’opera nostra. Quando avremo quarant’anni, altri uomini più giovani e più validi di noi, ci gettino pure nel cestino, come manoscritti inutili. Noi lo desideriamo!.
Il neo-futurismo ipotizza forse una cosa del genere?
Eliminiamo quindi il termine “neo” e continuiamo parlando semplicemente di futurismo.
Quando e come hai capito che il futurismo era, artisticamente parlando, la tua strada?
Era il 1973, stavo guardando dei libri su una bancarella e mi capitò tra le mani un libro in edizione economica Marinetti e il futurismo; a metà libro ero già pazzo di ciò che leggevo e iniziai a documentarmi riguardo a un’Avanguardia che considerai da subito come unica al mondo. Il Futurismo è l’Avanguardia che guarda davvero Avanti, sempre; che invade tutti i campi della cultura e del sociale e che pone le basi di una vera rivoluzione culturale perenne. Capii presto che sarebbe stata “la mia rovina” e che il mio percorso artistico avrebbe seguito i suoi principi: la sperimentazione e l’Azione, la concretezza e la follia, il sociale e la visione futurista della realtà.
Cosa può fare il Futurismo per l’Italia del 2013, ma soprattutto cosa può fare Graziano Cecchini?
Il Futurismo, per poter “fare” qualcosa nella società di oggi, dovrebbe essere solo studiato e finalmente compreso al di là di ogni steccato ideologico.
Il Futurismo significa calarsi nella società contemporanea, capirne i limiti e le potenzialità e spingere, attraverso l’Azione (artistica e umana), la società stessa verso i limiti imposti dalle “Accademie”.
Non significa necessariamente strappo, ma sicuramente superamento delle consuetudini sterili di un modo di fare che non combacia più con le necessità reali.
Il Futurismo è un sguardo vigile sui costumi, il pensiero, la società, la politica, l’arte contemporanea. Ecco perché il Futurismo non invecchia, anzi si rinnova automaticamente con l’evolversi delle necessità sociali.
E poi il Futurismo è utopia, sogno e ricerca, uniti sempre indissolubilmente all’Azione. Non è un movimento di pensatori ma di pensatori che agiscono e osano.
Da parte mia, chi mi conosce lo sa, nel privato così come nel pubblico odio le convenzioni, i limiti e l’ipocrisia del “politicamente corretto”; in campo artistico ho un percorso da seguire: richiudere il taglio di Fontana per permettere finalmente all’arte di ripartire e riscoprire una Forma del Terzo Millennio che interpreti la società più efficacemente di quell’ “arte contemporanea” che tanto si sbrodola in spiegazioni e interpretazioni perché l’Arte deve emozionare senza bisogno di essere spiegata; l’Arte non ha bisogno dei critici, dei mercanti e delle Accademie, non segue le mode ma le deve dettare, non ha bisogno di “padrini” né di protezione politica.
Ecco perché nel “mio mondo futurista” si fondono perfettamente le parole di un uomo come Steve Jobs:
Ecco i pazzi. I disadattati. I ribelli. I contestatori. Quelli sempre al posto sbagliato. Quelli che vedono le cose in modo diverso. Non amano le regole. E non rispettano lo status quo. Puoi lodarli, disapprovarli, citarli, Puoi non credere loro, puoi glorificarli o denigrarli. Ma ciò che non potrai fare è ignorarli. Perché loro sono quelli che cambiano le cose. Inventano. Immaginano. Curano. Esplorano. Creano. Ispirano. Mandano avanti l’umanità. Forse devono per forza essere pazzi. Altrimenti come potresti guardare una tela vuota e vederci un’opera d’arte? O sedere in silenzio e sentire una musica che non è mai stata composta? O guardare un pianeta rosso ed immaginare un laboratorio su ruote? Noi realizziamo strumenti per questo tipo di persone. E se alcuni vedono la pazzia, noi vediamo il genio. Perché le persone così pazze da pensare di poter cambiare il mondo sono quelle che le cambiano......CONTINUA
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N.B. SEGNALATO ASINO ROSSO GIORNALE BLOG FUTURISTA