*Matteo Pazzi è nato a Este (Pd) nel 1977; si è laureato in scienze politiche con una tesi sul filosofo francese J. J. Rousseau. Ha conseguito due master universitari di II livello in Politiche sociali e Pianificazione territoriale presso l’Università di Bologna e in Diritto della Rete presso l’Università di Padova.
Tra 2000 e 2008 sono usciti i seguenti volumi di poesia e narrativa: Ventiquattro poesie con MontEdit, Il Pasto con Este Edition, Chiuso per lotta con Prospettiva Editrice e Compendio del cacciatore disarmato con Simple Edizioni. Suoi testi sono stati pubblicati in diverse riviste: Il foglio clandestino, Poesia, Soglie, L’Ippogrifo, Il vascello di carta. Nel 2006 è in AA.VV. Umòr Nero (La Carrmelina) e nel 2009 tra gli autori del volume collettivo 16 poeti ferraresi emergenti (Liberty House *di Lucio Scardino) a cura di Gianna Vancini. E’ socio del Gruppo Scrittori Ferraresi.
* “….Matteo Pazzi è il poeta maschio. Nello schema del suo scrivere in versi anepigrafo (le su poesie sono senza titolo) l’argomento “donna” viene amplificato, caricato di affettata, delicata, amorosa ricerca. Una delle pagine qui proposte esprime una variante originale: pag. 108. Lì il linguaggio poetico si fa visiva scacchiera, opponendo strofe-frammenti, con versi mediamente più corti rispetto al suo usuale, facendo della sintesi un ulteriore mezzo estetico….”
*Emilio Diedo, recensione a AA.VV. 16 poeti ferraresi emergenti (Literary), 2009
D- M. Pazzi, autoritratto letterario
Nella mia mente e nel mio cuore, come in quello della maggioranza o quasi totalità delle persone, esistono numerose strade perciò fare un autoritratto, soprattutto se si ha la ventura di vivere in questo periodo storico caratterizzato dall’assenza di paradigmi dominanti, è un’impresa impraticabile. Volendo essere onesti, oggi non sarebbe possibile fare neanche un “Ritratto dell’artista da giovane” alla maniera di Joyce. Il termine “giovane” non è più applicabile. Prendiamo, a titolo di esempio, il consumo di stupefacenti. Nel Novecento italiano il consumo di droga era associato per lo più ai giovani. Oggi i pushers spacciano droga ai nipoti, ai genitori e ai nonni. Tutti giovani. Tutti devono essere sempre dannatamente giovani. Ma perché mai? Il termine “artista” è, ugualmente a quello di “giovane”, problematico. Il termine artista viene applicato indistintamente alla valletta televisiva, al pittore e al cabarettista, quindi un po’ come la parola “casa” può voler dire tutto e niente. Per quanto riguarda il concetto di “ritratto”, la pittura del Novecento ha dimostrato l’artificiosità insita in qualsivoglia prospettiva. Alla fine dei conti nell’anno 2013 quella risposta data da Ulisse al suo ritorno ad Itaca a chi gli chiedeva chi fosse, io sono nessuno, rappresenta il modo più efficace e “rivoluzionario” di fare un autoritratto.
D- M. Pazzi, noir, fantascienza umanistica o semplicemente dinamica parola contemporanea, la sua cifra letteraria?
La mia cifra letteraria, ammesso che ne abbia una, è improntata al più spinto cosmopolitismo. Il cosmopolitismo letterario e la trasvalutazione strumentale degli stereotipi narrativi tipici di ciascun genere letterario mi hanno sempre affascinato. Il noir, la fantascienza umanistica, la letteratura erotica, la poesia, il romanzo fantasy ecc… sono vie letterarie dotate, grazie alla strumentazione comunicativa tipica di ogni genere, di grandi capacità conoscitive. A mio avviso l’indagine del reale attuale, così falsificato dai media e dalla società dello spettacolo, è uno dei cardini fondamentali della nuova letteratura “barbarica” nascente.
D- M. Pazzi, la parola dopo Internet… potenziamento o vana torre di Babele, democrazia delle belle lettere o anarchia reificata?
Internet è prima di tutto “controllo”. Navigare in Internet, se non adottando contromisure da utente esperto, significa, almeno potenzialmente, essere monitorabili e tracciabili. Internet è la morte della privacy. La parola nel regime Internet è il linguaggio del Big Brother di orwelliana memoria. Nel web, anche se non è sempre semplice rendersene conto, la censura viene ottenuta tramite il caos comunicativo. In sostanza se una goccia di verità è immersa in un oceano caotico di menzogne o di raffinati luoghi comuni, l’obiettivo del “non far sapere”, tipico di ogni regime ossessionato dall’idea del controllo, è raggiunto. Ricordiamo, per inciso, che tutto il marketing è un sistema di convincimento e, quindi, di controllo. Ciò premesso, Internet rimane il più potente strumento di ricerca e comunicazione, da vagliare attentamente con spirito critico, mai creato dall’essere umano.
D- M. Pazzi, gli scrittori… una casta nobile o una “casta” obsoleta e vs le nuove generazioni?
Secondo me non esiste il Poeta ma esistono le poesie. Non esiste lo Scrittore, esistono le scritture. Le scritture accompagnano il genere umano da almeno 5000 anni. Le poesie come le musiche, le pitture, le narrazioni risalgono all’alba dell’uomo. Perché l’uomo sente il bisogno di narrare, pitturare, creare suoni, tracciare segni su un foglio o dare voce a ciò che sente? Come ricorda Whitman, perché è in vita, perché è qui, perché il mondo esiste, perché il grande spettacolo continua e perché noi possiamo contribuire con un verso. Le nuove generazioni italiane vivono un’epoca priva di qualsivoglia paradigma culturale di riferimento. Ciò è affascinante e tragico allo stesso tempo. Tragico perché siamo orfani, non abbiamo “padri” da rinnegare o defenestrare. Affascinante perché, trovandoci di fronte a quella enorme tabula rasa culturale chiamata post modernità, possiamo immaginare un mondo completamente nuovo e diverso rispetto a quello novecentesco dei nostri avi. Purtroppo i cattivi maestri nei momenti di vuoto culturale trovano terreno fertile. Basti ricordare a cosa accadde immediatamente dopo o poco prima la grande crisi del ’29 in Germania, Spagna, Italia ecc… Purtroppo le vecchie generazioni sono molto restie a capire d’avere in sé schemi mentali nati e cresciuti in un mondo, il famigerato Novecento, ormai diventato Storia al pari della rivoluzione francese del 1789 o del congresso di Vienna del 1814.
Vedo attorno a me tanto talento, tante capacità, tante illuminazioni…e tutto questo non sarà invano.
*R.G.
INFO: ***
http://www.eccolanotiziaquotidiana.it/emilia-news-intervista-a-matteo-pazzi-scrittore/
http://www.paginatre.it/online/nebbia-dentro-il-poeta-matteo-pazzi-e-il-suo-compendio-del-cacciatore-disarmato/
http://www.este-edition.com/prodotti.php?idProd=15
http://www.literary.it/dati/literary/d/diedo/sedici_poeti_ferraresi_emergenti.html
* “….Matteo Pazzi è il poeta maschio. Nello schema del suo scrivere in versi anepigrafo (le su poesie sono senza titolo) l’argomento “donna” viene amplificato, caricato di affettata, delicata, amorosa ricerca. Una delle pagine qui proposte esprime una variante originale: pag. 108. Lì il linguaggio poetico si fa visiva scacchiera, opponendo strofe-frammenti, con versi mediamente più corti rispetto al suo usuale, facendo della sintesi un ulteriore mezzo estetico….”
*Emilio Diedo, recensione a AA.VV. 16 poeti ferraresi emergenti (Literary), 2009
D- M. Pazzi, autoritratto letterario
Nella mia mente e nel mio cuore, come in quello della maggioranza o quasi totalità delle persone, esistono numerose strade perciò fare un autoritratto, soprattutto se si ha la ventura di vivere in questo periodo storico caratterizzato dall’assenza di paradigmi dominanti, è un’impresa impraticabile. Volendo essere onesti, oggi non sarebbe possibile fare neanche un “Ritratto dell’artista da giovane” alla maniera di Joyce. Il termine “giovane” non è più applicabile. Prendiamo, a titolo di esempio, il consumo di stupefacenti. Nel Novecento italiano il consumo di droga era associato per lo più ai giovani. Oggi i pushers spacciano droga ai nipoti, ai genitori e ai nonni. Tutti giovani. Tutti devono essere sempre dannatamente giovani. Ma perché mai? Il termine “artista” è, ugualmente a quello di “giovane”, problematico. Il termine artista viene applicato indistintamente alla valletta televisiva, al pittore e al cabarettista, quindi un po’ come la parola “casa” può voler dire tutto e niente. Per quanto riguarda il concetto di “ritratto”, la pittura del Novecento ha dimostrato l’artificiosità insita in qualsivoglia prospettiva. Alla fine dei conti nell’anno 2013 quella risposta data da Ulisse al suo ritorno ad Itaca a chi gli chiedeva chi fosse, io sono nessuno, rappresenta il modo più efficace e “rivoluzionario” di fare un autoritratto.
D- M. Pazzi, noir, fantascienza umanistica o semplicemente dinamica parola contemporanea, la sua cifra letteraria?
La mia cifra letteraria, ammesso che ne abbia una, è improntata al più spinto cosmopolitismo. Il cosmopolitismo letterario e la trasvalutazione strumentale degli stereotipi narrativi tipici di ciascun genere letterario mi hanno sempre affascinato. Il noir, la fantascienza umanistica, la letteratura erotica, la poesia, il romanzo fantasy ecc… sono vie letterarie dotate, grazie alla strumentazione comunicativa tipica di ogni genere, di grandi capacità conoscitive. A mio avviso l’indagine del reale attuale, così falsificato dai media e dalla società dello spettacolo, è uno dei cardini fondamentali della nuova letteratura “barbarica” nascente.
D- M. Pazzi, la parola dopo Internet… potenziamento o vana torre di Babele, democrazia delle belle lettere o anarchia reificata?
Internet è prima di tutto “controllo”. Navigare in Internet, se non adottando contromisure da utente esperto, significa, almeno potenzialmente, essere monitorabili e tracciabili. Internet è la morte della privacy. La parola nel regime Internet è il linguaggio del Big Brother di orwelliana memoria. Nel web, anche se non è sempre semplice rendersene conto, la censura viene ottenuta tramite il caos comunicativo. In sostanza se una goccia di verità è immersa in un oceano caotico di menzogne o di raffinati luoghi comuni, l’obiettivo del “non far sapere”, tipico di ogni regime ossessionato dall’idea del controllo, è raggiunto. Ricordiamo, per inciso, che tutto il marketing è un sistema di convincimento e, quindi, di controllo. Ciò premesso, Internet rimane il più potente strumento di ricerca e comunicazione, da vagliare attentamente con spirito critico, mai creato dall’essere umano.
D- M. Pazzi, gli scrittori… una casta nobile o una “casta” obsoleta e vs le nuove generazioni?
Secondo me non esiste il Poeta ma esistono le poesie. Non esiste lo Scrittore, esistono le scritture. Le scritture accompagnano il genere umano da almeno 5000 anni. Le poesie come le musiche, le pitture, le narrazioni risalgono all’alba dell’uomo. Perché l’uomo sente il bisogno di narrare, pitturare, creare suoni, tracciare segni su un foglio o dare voce a ciò che sente? Come ricorda Whitman, perché è in vita, perché è qui, perché il mondo esiste, perché il grande spettacolo continua e perché noi possiamo contribuire con un verso. Le nuove generazioni italiane vivono un’epoca priva di qualsivoglia paradigma culturale di riferimento. Ciò è affascinante e tragico allo stesso tempo. Tragico perché siamo orfani, non abbiamo “padri” da rinnegare o defenestrare. Affascinante perché, trovandoci di fronte a quella enorme tabula rasa culturale chiamata post modernità, possiamo immaginare un mondo completamente nuovo e diverso rispetto a quello novecentesco dei nostri avi. Purtroppo i cattivi maestri nei momenti di vuoto culturale trovano terreno fertile. Basti ricordare a cosa accadde immediatamente dopo o poco prima la grande crisi del ’29 in Germania, Spagna, Italia ecc… Purtroppo le vecchie generazioni sono molto restie a capire d’avere in sé schemi mentali nati e cresciuti in un mondo, il famigerato Novecento, ormai diventato Storia al pari della rivoluzione francese del 1789 o del congresso di Vienna del 1814.
Vedo attorno a me tanto talento, tante capacità, tante illuminazioni…e tutto questo non sarà invano.
*R.G.
INFO: ***
http://www.eccolanotiziaquotidiana.it/emilia-news-intervista-a-matteo-pazzi-scrittore/
http://www.paginatre.it/online/nebbia-dentro-il-poeta-matteo-pazzi-e-il-suo-compendio-del-cacciatore-disarmato/
http://www.este-edition.com/prodotti.php?idProd=15
http://www.literary.it/dati/literary/d/diedo/sedici_poeti_ferraresi_emergenti.html