Renato Barilli e i neofuturisti-pop a Parma

 

Brevi, Cella, Lodola, Luraschi, Plumcake: sono i cinque nuovi futuristi della mostra inaugurata alla Galleria Centro Steccata di via Garibaldi sotto l'egida di Renato Barilli, che ha presentato il gruppo e la monografia di Dario Brevi. Barilli ha spiegato che il gruppo del Nuovo Futurismo si è costituito a partire dal 1983, ad opera del critico e gallerista milanese, Luciano Inga-Pin, scomparso nel 2009, con le prime mostre nella sua Galleria del Diagramma. Il nucleo definitivo era costituito da undici artisti, tutti nati attorno al 1950 e attivi in Lombardia e Veneto.
In seguito Gianni Cella si è diviso dai due colleghi - insieme componevano i Plumcake - lasciando loro la denominazione originaria e presentandosi col suo cognome. Il titolo adottato per questi artisti non è affatto generico, se si tien conto delle due anime del movimento storico, una incentrata su Umberto Boccioni, e volta alla conquista dell’ambiente, un’altra rappresentata da Giacomo Balla, subito sostenuto dal più giovane Fortunato Depero.
I due, insieme, proclamarono il manifesto della Ricostruzione futurista dell’universo nel 1915, dove l’accento va portato sull’intento del ricostruire il tessuto urbano anticipando il Bauhaus di Walter Gropius. Ma diversamente dall’iniziativa tedesca, i due nostri artisti guardavano ad un brillante e profetico tentativo di unire ragione ed emozione. Da qui la straordinaria attualità del loro insegnamento ed il significato di un Nuovo Futurismo. Questi i concetti basilari che Barilli ha approfondito.
Fra gli aspetti da ricordare, la Casa d'Arte Futurista Depero, fondata nel 1957 dall’artista nella città d’origine, Rovereto, ed unico esempio di museo futurista realizzato in Italia da un futurista. Ma cosa significa per gli artisti essere oggi Nuovi Futuristi? «Significa essere coerenti col proprio linguaggio e la propria ricerca figurativa» dice Cella. «Utilizzare materiali contemporanei e creare un prodotto artistico che si inserisca in un ambiente», conferma Luraschi. «E’ una sigla che ci serve per radunare il nostro lavoro - aggiunge Brevi - ciò che ci unisce è il legame con l’arte ...C

GAZZETTA DI PARMA