Totalità rivista-novembre'12-recensioni (2)M.Veneziani-M.Bozzi Sentieri/E.Rivabella-F. Delzio-AA.VV.


 
Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
 
 
.....PENSIERO FORTE

Marcello Veneziani, Dio, patria e famiglia – Dopo il declino (Mondadori, pagg. 160, Euro 18,50)

Dio, patria e famiglia sono tramontati. Un declino graduale, lungo la modernità, accelerato nel Novecento, esploso nei nostri anni. Sono stati il fondamento ideale e morale, storico e pratico della vita umana e di ogni civiltà.
Il crollo di un muro, due torri e tre principi è alle origini della nostra epoca. Con il muro di Berlino cadde il comunismo, sorse l'Europa e dilagò la globalizzazione. Con le due Torri gemelle cadde la supremazia inviolata degli Stati Uniti e riemerse la storia dal fanatismo. Ma col declino di religione, patria e famiglia si spegne la civiltà e si ridisegna radicalmente la condizione umana.
Di tale crisi di solito non ci diamo pensiero, ma ne scontiamo gli effetti ogni giorno. Ereditiamo il vuoto e la perdita di questi tre cardini con la stessa naturale passività con cui i nostri padri ereditarono la fede e la loro osservanza.
In queste pagine Marcello Veneziani non esorta a barricarsi tra le rovine, fingendo che nulla sia accaduto, non coltiva illusioni. Ma cerca di capire i motivi della loro caduta, ne osserva l'assenza nel mondo presente, riflette su cosa ci siamo persi e cosa abbiamo guadagnato, cosa c'è al loro posto e da cosa oggi si può ripartire per rifondare la vita. Un viaggio che si dipana tra filosofia ed esperienza individuale, pensieri dell'anima e sguardi sul nostro tempo. L'incontro con Dio, patria e famiglia avviene seguendo un percorso originario e originale.
"Vorrei parlarvi di Dio, patria e famiglia non attraverso i luoghi comuni, quelli più antichi di chi li elogia e quelli più recenti di chi li disprezza.
Non voglio tesserne l'elogio funebre o il necrologio onesto. Io vorrei capire quale molla spinse ad aggrapparsi così a lungo a quei tre cardini, come fu intenso e corposo il loro amalgama uno e trino, quale molla ha poi spinto ad affossarli, e cosa resta ora, oltre il rimpianto e la maledizione della loro ombra. E intravedere cosa può sorgere oltre la loro presenza e il loro declino."

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AA.VV., La scoperta del bello - Come arte, musica e ambienti influiscono sulle nostre tendenze (Editoriale il Giglio, pagg. 52, Euro 8,00)

Bello è ciò che risulta gradevole nell’essere guardato e conosciuto, secondo la nota definizione di San Tommaso d’Aquino. Qual è, allora, l’effetto che arte, musica, architettura, design, moda ecc. hanno sull’uomo d’oggi, immerso in una società dell’immagine nella quale comunicazione e conoscenza vengono veicolate da rappresentazioni sempre più violente, negative, deformi, disarmoniche? Quali cambiamenti produce nell’uomo e nelle sue relazioni il continuo contatto con una concezione della “bellezza”intesa come assenza, instabilità, caos, e con espressioni artistiche sempre più disumanizzate?
L’opuscolo raccoglie le relazioni del Seminario “La scoperta del bello”, organizzato da Fraternità Cattolica. Quattro presentazioni in PowerPoint (visualizzabili anche su computer senza il sistema operativo Windows) aiutano a scoprire quale effetto arte, musica, architettura, design, moda ecc. hanno sull’uomo e le deformazioni che il concetto di bello ha subito nel corso dei secoli.
Un percorso per leggere le conseguenze di una comunicazione e una conoscenza veicolate da rappresentazioni sempre più violente, negative, deformi, disarmoniche e per scorgere le trasformazioni indotte dall’immersione in una società dell’immagine che propone un nuovo concetto di bellezza, intesa non più come armonia, ordine e proporzione ma come assenza, instabilità, caos, fino ad espressioni artistiche profondamente disumanizzate.

Per acquisti: info@editorialeilgiglio.it


ECONOMIA E SOCIETA’

Mario Bozzi Sentieri – Ettore Rivabella, Lavoro è partecipazione – Manifesto per una nuova strategia di Azione Sindacale (Settimo Sigillo, pagg. 126, Euro 10,00)

L’articolazione di Lavoro è partecipazione si svolge secondo uno schema logico che conduce il lettore ad addentrarsi nella materia in maniera convincente e lo porta ad essere aderente alla tesi di fondo. Dai capitoli che tratteggiano i nuovi scenari e quindi i cambiamenti in corso nella scena mondiale si passa ad affrontare la tematica riguardante la nuova cultura che deve caratterizzare una diversa socialità. Quindi – e per il lettore diventa il tema centrale –si afferma la necessità di un interventismo statale moderno fondato su una legittimità democratica di nuova concezione. Di qui la richiesta di un adeguamento della azione sindacale fondato su una battaglia esplicita per la partecipazione istituzionalizzata sia nelle attività produttive che in quelle della rappresentanza politica.
Gli autori affrontano con capacità interpretativa coerente le problematiche del lavoro che sono sul tappeto, tenendo sempre presenti le correlazioni con le innovazioni tecnologiche pervasive e con le dimensioni globali delle competizioni mondiali. Soprattutto non si lasciano intimorire dalla informazione, spesso fuorviante, dei mezzi di comunicazione asserviti in gran parte ai potentati finanziari speculativi: l’economia reale – essi affermano giustamente - è il vero terreno di confronto e la base imprescindibile per risolvere la crisi generale e riprendere lo sviluppo.
Tra gli argomenti sui quali riteniamo di dover richiamare l’attenzione, oltre naturalmente quelli specifici relativi alla cogestione e alla nuova caratterizzazione che deve avere una diversa attività sindacale, vi è quello riguardante il capitolo dal titolo “Ripensare la democrazia”.
«Bisogna – scrivono Bozzi Sentieri e Rivabella – prendere atto che la democrazia, quale almeno storicamente si è manifestata nelle sue forme borghesi ed ancora oggi ci appare, è, nella sua essenza, il regno dell’individualismo e dell’astrattismo (Joseph De Maistre); è la fabbrica dell’incompetenza degli uomini politici (René Guénon); è il luogo deputato della partitocrazia (Robert Michels); in essa avviene il dominio dell’oligarchia capitalistica sulla realtà politica (Julius Evola); nella democrazia elettorale, condizionante è la capacità di agire sull’ingenuità della masse attraverso l’aiuto della stampa influente e di “una infinità di astuzie”(George Sorel)».
Gaetano Rasi
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Francesco Delzio, Lotta di tasse – Idee e provocazioni per una giustizia fiscale (Rubbettino, pagg. 96, Euro 10,00)

Un sentimento nuovo si sta diffondendo tra gli italiani che oggi, per la prima volta, considerano l’evasione fiscale la vera grande emergenza del Paese. Iniziano a chiedere lo scontrino, a pretendere la ricevuta, addirittura a fare il tifo per i blitz della Guardia di Finanza nei luoghi cult della ricchezza nascosta. Perché gli italiani, finalmente, stanno aprendo gli occhi su una “ingiustizia fiscale” senza pari al mondo: l’incredibile disparità del peso delle tasse sui diversi tipi di reddito e di contribuente. Da una parte i lavoratori dipendenti e i pensionati, schiavi di un fisco ormai insostenibile e costretti a “pagare” l’80% del gettito fiscale del Paese pur detenendo solo il 30% della ricchezza nazionale. Dall’altra parte i lavoratori autonomi – imprenditori, commercianti e professionisti – troppo spesso liberi di considerare le tasse come un optional. È una situazione insostenibile, da cui nasce un grave rischio. Nei prossimi anni potrebbe esplodere una nuova, lacerante “lotta di classe”: lavoratori dipendenti e autonomi contrapposti gli uni agli altri, al punto da rendere più difficile la convivenza civile. Per scongiurare questo rischio – di cui si scorgono già segnali evidenti – è necessario rivoluzionare il rapporto tra fisco e lavoratori autonomi, adottando subito misure impopolari che rendano il sistema tributario molto più giusto e più equo. Perché per coloro che possono“scegliere” ogni giorno se rispettare le regole o meno, pagare le tasse deve diventare, rapidamente, la scelta più conveniente.
 
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