La Grande Spal del Duca Rosso: stop ai moralisti ferraresi!

Fu lui a convincere Giovanni Donigaglia ad acquistare la societa calcistica Spal, anche se Donigaglia disse prima di no e poi sì, ma a malincuore: fu Roberto Soffritti, ex sindaco della città, protagonista nel bene e nel male degli ultimi 30 anni di storia di questa città. Lui, il sindaco della Primavera ferrarese degli anni ’80, con le Grandi mostre, la Chamber Orchestra di Abbado che era di casa qui da noi, del rilancio di una città stanca e annebbiata portandola ad esser conosciuta in tutto il mondo.
Ma anche il sindaco criticato per il Palazzo degli Specchi, la localizzazione del Polo di Cona e per quella eccessiva vicinanza con il potere economico della Coopcostruttori che - ricorda il cronista - lo portò anche ad essere indagato (inchiesta fogne, poi archiviato), testimone del processo Laguna Pulita e come sindaco di Ferrara referente dei tanti pasticci diventati inchieste giudiziarie nell’era di Tangentopoli che non portarono, però, i magistrati a scoprire nulla di illegale. E’ per quella sua vicinanza con Donigaglia che si trova oggi in tribunale.
Eccolo raccontare per quasi un’ora cose quasi ovvie, ma che dette da lui, con la sua autorevolezza diventano una lezione di sociologia politica su ciò che è accaduto a Ferrara negli ultimi 20 anni. E che cattura tutti, soprattutto l’attenzione del giudice Caruso. Per Soffritti, «la Spal offriva un’immagine esterna molto alta, è come accade per la Fiat che vive di riflesso della Juventus, le cose funzionano così, chi aveva la Spal aveva un ritorno pubblicitario e di immagine» spiega ai giudici.
Ricorda l’estate del 1990, quando la Spal non aveva nemmeno i soldi per iscriversi al campionato. Albersano Ravani, di cui Soffritti con tatto e umanità rammenta la tragedia di questi giorni, aveva appena lasciato la guida della Spal dopo 12 mesi, a capo di una cordata di imprenditori. «Mi rivolsi alle imprese che operavano nel settore costruzioni, non potevano dirmi di no».
Perchè come politico e amministratore aveva visto risolte le crisi di Felisatti, Cercom, Cei, tutti carrozzoni che andavano in pezzi, rimessi insieme da Giovanni Donigaglia che li acquistò come Costruttori. «Era la prima coop in Italia, e si aveva la sensazione di aver messo la quadra in condizioni di sicurezza per gli sportivi: la Spal ha una tradizione antica, abituata a livello elevati, con una tifoseria che ogni 15 giorni portava 10/12 mila persone allo stadio. Donigaglia non avrebbe potuto dirmi di no. L’azienda assunse questa responsabilità, era un fatto positivo per la città e a tutti è andato bene».
E così, Donigaglia divenne famoso non come presidente Costruttori ma come il patron della Spal e la sua immagine era alle stelle. Con i mugugni trattenuti degli operai Costruttori e soci prestatori che vedevano i loro soldi investiti nella societa Spal, la Juventus di Ferrara. «Ma Donigaglia le disse no? mi permetta questa domanda bizzarra», dice il difensore dell’ex presidente, l’avvocato Mitaritonna a Soffritti.
«Ero sindaco, membro del partito (il Pci anni ’80, un colosso, una corazzata anche a Ferrara, ndr) e ciò che chiedevo io era necessario per la città. Ero titubante, perchè Donigaglia aveva già fatto tanto e salvato aziende, ma non poteva dirmi di no». «Magari a malincuore», lo riprende la Mitaritonna. Soffritti per la sua vicinanza con Donigaglia e la Coopcostruttori e la conoscenza di Fausto Tarsitano, avvocato storico del Pci, di D’Alema e di Donigaglia (scomparso anni fa) si interessò anche della restituzione dei soldi del prestito sociale ai soci truffati: «Con lo studio Tarsitano e l’onorevole Nicola La Torre concordammo un incontro con la LegaCoop».,,,,,CONTNUA
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