"Cari colleghi del Comune di Firenze,
in queste ore sto ricevendo diverse email da parte vostra sulla questione degli orari in cui si striscia l'uscita.
Vi ringrazio per aver deciso di condividere con me i vostri dubbi, le vostre critiche e anche i vostri suggerimenti. Grazie davvero. Anche se non sempre riesco a rispondere a tutti, leggo personalmente ogni email: mi è utile, vi sono grato.
Nel merito, molto sinteticamente: in un'intervista - che qui trovate allegata - ho ribadito lo stesso concetto già espresso più volte in pubblico a Firenze e anche nella massima sede rappresentativa della città, il Consiglio Comunale. Non mi sembra un gesto bello che verso le 13.45-13.50 in alcuni uffici del Comune si formi una piccola coda di persone in attesa di strisciare l'uscita e andarsene.
Considero questa scenetta un simbolo di quello che NON si deve fare: diamo infatti l'impressione di considerare il lavoro come una prigione dalla quale evadere prima possibile. E vi garantisco che i cittadini che frequentano il Palazzo o i turisti in visita al Museo quando scoprono la causa della coda si mettono a ridere. Ridono per non piangere. Ma ridono di noi, perché vedono in un colpo solo certificati tutti i luoghi comuni che danneggiano l'immagine del dipendente pubblico. Personalmente ci soffro e mi dispiace.
Io so che non è così. E ho imparato ad apprezzare la qualità della maggioranza dei lavoratori del Comune di Firenze. Ho negli occhi l'impegno di molti di voi in tanti passaggi di questi primi due anni, a partire dalla notte dei cento luoghi (che ripeteremo il prossimo 28 settembre) fino a quello che è accaduto stamattina quando, grazie al lavoro congiunto della direzione scuola e dei servizi tecnici, abbiamo iniziato la demolizione della Calvino in via Santa Maria a Cintoia: tra due anni riconsegneremo ai bambini una scuola nuova, bella, con criteri di sostenibilità ambientali molto significativi.
Ma chi si mette in coda un quarto d'ora prima per scappare getta un'ombra su tutti i dipendenti pubblici. Fa passare in secondo piano la dedizione quotidiana di chi crede in quello che fa. E realizza un gigantesco spot per chi parla di fannullonismo un giorno sì e l'altro pure.
Molti hanno detto che le mie frasi provocano il discredito verso chi fa bene il proprio lavoro. Accetto la critica, come è doveroso che sia. Ma penso che anziché reagire alle mie frasi i dipendenti pubblici onesti, capaci e meritevoli dovrebbero indignarsi per chi, non comportandosi bene, fa passar male tutti gli altri. A mio giudizio è fondamentale difendere chi si comporta bene, non difendere tutti i dipendenti solo perché sono dipendenti pubblici. Tra di voi, come tra i politici, gli imprenditori, i lavoratori nel privato, c'è anche chi fa il furbo e difendere le piccole furbizie non aiuta nessuno.
Due ultime considerazioni.
1) Qualcuno mi ha scritto: "Sindaco, pensa a riorganizzare la macchina anziché a fare battaglie contro i furbetti dello striscino". Sono sincero: l'una cosa non esclude l'altra. Se è giusto stigmatizzare comportamenti discutibili, è bene farlo. Quanto a noi, sapete che alla fine di settembre scadranno gli incarichi dirigenziali e le posizioni organizzative. In questi giorni mi farebbe piacere ricevere in totale libertà vostre riflessioni, critiche, suggerimenti, proposte e idee pensate da chi vive la macchina giorno dopo giorno. Non abbiate timori reverenziali. Chi ha suggestioni da offrire, contestazioni da fare o nuove proposte da valutare si faccia avanti, scrivendomi. Forse non risponderò a tutti, ma vi assicuro che leggerò qualsiasi sollecitazione vogliate fare.
2) Viviamo un tempo di crisi economica. Aumentano i precari. Crescono i disoccupati. Spuntano pericolose crisi aziendali. Non è facile parlare con chi magari ha 53 anni e ha perso il lavoro: il mercato lo considera troppo giovane per la pensione, troppo anziano per una nuova occupazione. Credetemi, non è facile. Noi che lavoriamo nel pubblico abbiamo una grande responsabilità davanti anche a queste persone: mostrare che ci si può mettere il cuore con orgoglio e dedizione. E farlo rispettando i colleghi, ma anche rispettando con il nostro impegno chi il lavoro ha perso o non ha mai trovato.
Aspetto di leggervi e di cuore auguro a tutti buon lavoro.
Un saluto cordiale,
Matteo Renzi"
http://firenze.repubblica.it/cronaca/2011/07/19/news/ecco_la_lettera_di_renzi_ai_dipendenti-19340815/
(19 luglio 2011)