DA IL GIORNALE di Giordano Bruno Guerri
La legge contro l’omofobia, proposta dal ministro Carfagna, era giusta e necessaria, perché è indubbiamente un’aggravante perseguitare (molestare, aggredire, svillaneggiare) qualcuno per i suoi gusti sessuali: come farlo per la sua religione o per la sua razza. Oltretutto, gli omosessuali sono una minoranza più vasta e più a rischio di quelle razziali e religiose: è molto più probabile che qualcuno venga discriminato o si prenda un pugno in quanto omosessuale, piuttosto che perché ebreo.
Che la legge sia stata osteggiata dall’Udc è ovvio. Purtroppo ci sono state resistenze anche nel centrodestra, com’è quasi altrettanto ovvio, perché la destra libertaria – alla Benedetto Della Vedova – da noi è un’altra minoranza oppressa. Hanno stupito, piuttosto, le defezioni a sinistra, e non soltanto quella della Binetti. In realtà l’imbarazzo della sinistra sul caso Marrazzo rivela che anche da quella parte di omofobia ce n’è parecchia, nascosta sotto un velo di formale, benevolo rispetto....
Nei primi anni Settanta un mio simpatico compagno d’ufficio, comunista doc, mi raccontava che in una riunione di sezione del partito, in Romagna, c’era stato l’intervento di un inviato del Pci di Roma, gay, per perorare la causa della liberazione sessuale e del diritto all’omosessualità. Il delegato parlò, nel silenzio attonito dei presenti, ruspanti operai e contadini della Bassa padana. Poi, sempre nel silenzio attonito, prese la parola il segretario della cellula, che esordì con: «Come ha detto il compagno busone...». Insomma, l’omofobia, scacciata dalla porta, rientra dalla finestra, a destra come a sinistra....