martedì 30 dicembre 2014

PA nel mirino di Renzi... E Ferrara?

Benito Guerrazzi

Come prevedibile da troppi indizi, Matteo Renzi, pur sempre meno caro agli elettori che lo premiarono alle Primarie (la rottamazione si sta rivelando un riformismo appena un poco Craxiano e nulla più) sul piano mediatico centra un nuovo bersaglio, poi come spesso... di mezzo c'è il mare (tra vecchio PD, i sindacati, la casta Pubblica, vero serbatoio di voti ecc.  anche i suoi limiti purtroppo ormai visibili). 
Mica ha torto Matteo quando in questi giorni prende finalmente di mira la PA e annuncia  "a casa i fannullonii!".
Tuttavia se il disorso non  fa una piega, è assai più complesso di qualche anche affascinante spot alla Toscani...  Dati ufficiali recenti rivelano ad esempio (o meglio confermano quel che si sa da decenni...:  nel Trentino il costo virtuale per la PA  è  circa 7 euro per italiano, nelle Isole e al Sud, oscilla sui 100 euro e oltre!  ERGO  se da Roma in su  certo fantozzismo ben noto è quasi solo fisiologico, da Roma in giù  il Rasoio di Occam sarebbe necessario. 
Da Roma in su semmai andrebbe applicato ai Vertici dissipatori e privilegiati (e troppe unità umane ) non certo alla base (salvo casi fisiologici), anche se prima o poi anche nelle aree dal cartellino soddisfacente, troppe unità umane comunque superflue dovranno pur essere dislocate altrove. 
Ferrara anche in questo senso, come  nella fu Regione Rossa, spicca... Si pensi soltanto ai troppi Dirigenti pubblici,  Ferrara Arte e Ferrara musica incluse...eccetera...
 Info ulteriori


1939. La diffusione dell'Islam alla vigilia della seconda guerra mondiale. Una retrospettiva su cui riflettere. -5

Nel 1939 l'Islam in Africa contava in media il 37% della popolazione, con forti disparità da zona a zona: infatti a nord e a nordest raggiungeva l'82%, nell'est l'8%, nell'ovest il 32%, al centro il 4% e nel sud soltanto il 2%, con le seguenti suddivisioni in agglomerati musulmani per percentuali:
Marocco francese e spagnolo il 97% della popolazione, Algeria l'82% della popolazione, Tunisia il 93%, Egitto il 91%, Libia italiana il 94%, Sudan anglo-egiziano il 66% , Rio de Oro il 99%, Africa Occidentale francese il 60%, Africa Equatoriale francese il 99%, Somalia francese il 99%, Somalia britannica il 100%, Africa Orientale italiana il 37%, Gambia il 50%, Togo anglo-francese il 10% circa, la Guinea portoghese il 20%, la Sierra Leone il 30%, la Nigeria del Nord e quella del Sud il 78%, il Camerun anglo-francese il 25%, il Congo belga lo 0,2%, l'Africa Orientale britannica il 30%, Nyassaland l'11%, Fernando Po il 4%, Isole Riunione etc. francesi il 3%, Isole Maurizio etc. britanniche il 12%, Mozambico il 4%, L'Unione Sud-Africana il 2%. Dalle cifre suesposte appare chiaramente come il paese islamico dell'Africa era l'Egitto, seguito dalle due Nigerie, e dai territori francesi del nord e ovest. Nel Nord-Africa si notava, specialmente in Algeria, un risveglio islamico con l'effetto di sorgere di varie associazioni per riorganizzazione la base musulmana dal punto di vista religioso-sociale-politico. Fra i gruppi di più recente formazione si distingueva l'"Associazione degli Ulema" (una sorta di iniziativa ante-litteram di reislamizzare l'Islam - come si assisterà negli anni Novanta in Algeria con le cruente vicende che si ricordano- e di esportarlo con qualsiasi mezzo, secondo le osservazioni di molti), che puntava a "mettere in grado l'Islam, che ha diffuso le luci della civiltà all'Occidente, che era nelle tenebre, di diventare la fiaccola dell'umanità". Una riprova di un atteggiamento mentale, anche in quelle zone, dove i musulmani erano comunque in stragrande maggioranza, inteso a non abbandonare lo spirito espansionista ed aggressivo, dimostrando con periodici ritorni al persistere della tendenza missionaria e caratterizzata da un frenetico proselitismo. Il concetto panislamico abbinandosi anche quello politico nazionalista e internazionale islamico nel senso panarabo era molto sentito e manteneva vivo il fermento contro la Potenza coloniale dominante, la Francia. Se pur comprensibile, tale radicato modo di pensare non deponeva, a detta di chi studiava quei fenomeni, a favore di una rinnovata capacità di esprimere modernità e fantasia politica, continuando a guardare nostalgicamente al passato, senza aprirsi a prospettive nuove di trasformazione della società. Dopo la caduta dell'Impero Ottomano, la Turchia aveva assunto un carattere laico, disinteressandosi del problema religioso (oggi si assiste al fenomeno opposto con prospettive al momento imprevedibili) ed in parte opponendosi a manifestazioni di culto ed anche di antiche tradizioni. Tuttavia, già dopo la morte di Kemal Ataturk, il creatore della moderna Turchia, il governo di quel paese aveva vagliato progressivamente la sua funzione di grande potenza musulmana. Di fatto, peraltro, il quegli anni, era divenuto il centro propulsore dell'Islam mondiale, il cui fulcro morale era appunto l'ambiente cairino della celebre moschea e università di el-Azhar, autentico centro universale della cultura e della formazione islamica, nel cui seno si mirava a creare un movimento nettamente anti-occidentale e anti-cristiano. Non vi era un problema (e come sembra anche adesso) che interessasse tutto il mondo musulmano che non venisse discusso. ogni popolo, razza o stirpe musulmana vi era e (vi e) è rappresentata fra le migliaia di studenti e frequentatori. In questo ambiente, ostile ad ogni influenza occidentale e moderna, laica e riformista, si stava consolidando un'atmosfera propizia al fanatismo. Tale tendenza era sicuramente intesa, come spesso qualche attento analista del tempo faceva notare, a gettare le basi di un sistema pan-islamico o di fratellanza islamica, rigettando anche ogni modifica dottrinale: tra le diverse iniziative a difesa della purezza dottrinale si generavano movimenti internazionali volti a ripristinare il Califfato. In Egito la corrente dei "Giovani Musulmani" aveva lo scopo di diffondere instancabilmente il Corano e nel 1928 fu deciso di fondare scuole a scopo di combattere i missionari cristiani, concetto ribadito nel Congresso del 1930. Fino al 1940 era stato presidente di questo movimento era il dottor Abl-el-Hamid bey, noto per il suo passato politico ostile all'Occidente. L'azione missionaria si muoveva dall'Egitto verso la Cina, il Giappone e anche verso l'Etiopia. In Egitto le conversioni all'Islam da altre religioni si moltiplicavano e persino l'atteggiamento strettamente osservante del nuovo giovane kedivè Faruq, che godeva simpatie nei circoli dell'Islam ultra-ortodosso, faceva pensare ad una candidatura di tale personaggio al Califfato.
Casalino Pierluigi, 30.12.2014

Carife? Scansani Attacks!

Marco Cremonini



"Muore l’anno. E nulla ha ancora increspato il silenzio che trasporta chissà dove la compianta Cassa di Risparmio di Ferrara. Neanche un brusio di fondo: il silenzio è l’insostenibile colonna sonora del disarmo della banca salvadanaio dei ferraresi"

Così l'incipoit di un intervento particolarmente brillante di Stefano Scansani su La Nuova Ferrara di cui è direttore, dedicato alla Storia Infinita e la Parabola sempre più defaultiana della Carife, l'ex banca del Partito... a Ferrara.  Dopo l'ennesimo flop, post commissariamento degli ultimi giorni per un suo rilancio decente.
A parte una analisi globale  tempestiva e molto verosimile, Scansiani ha - ci pare - certamente alzato il tiro evidenziando certa ferraresità negativa  vertistica (per modi dire) dei Resti della Banca attuale che si riflette eccome nella questione, tra silenzio e omertà, alla faccia di chi già ne ha pagato le conseguenze e pare destinato in caso di defualt ufficiale a subirne ancora, ovvero tanti azionisti ferraresi stessi.
Va da sè: noi aggiungiamo alcune considerazioni peraltro anche più o meno  tacite nella bella e pungente analisi di Scansani.
In ogni caso  per certa Dirigenza pluriennale  che ha evidentemente pilotato la Carife come fosse una diigenza nell'era informatica della Finanza...  immunità e prescrizioni diversamente legali?
I link  storici tutt'altro fantapolitici  tra la Carife e il Partito, idem destinati soltanto a foraggiare complottismi innocui?   Anche per la Carife, certa magistratura continuerù a giocare a golf con gli amici di D'Alema ecc.?
Visto l'andazzo anche elettorale, la probabile fine post commissariamento della Carife, in assenza di salvatori improbabili,  è quasi vincere, purtroppo, un gratta e vinci truccato.  Altra perla della Ferrara cattocomunista e della Finanza Rossa!

INFO ULTERIORI


Sandro Giovannini su Italo Balbo

Redazione


Nell'ebook La Grande Guerra futurista... Italo Balbo Trasvolatore, anche Sandro Giovaninnini, il celebre poeta filsoofo di Pesaro, da decenni protagonista della cultura italiana antagonista e politicamente scorretta. Promotore del Movimento Nuova Oggettività e membro de La Scuola Romana di Filosofia Politica, nata come dipartimento (con il compianto Gian Franco Lami) dell'Uni, La Sapienza di Roma. Anche neofuturista promotore del cosiddetto URFUTURISMO, l'ala letteraria del futurismo contemporaneo.  Non ultimo recente curatore dei libri d'arte Tavolette per Heliopolis edizioni e autore del saggio rivoluzionario culturalmente parlando ..."... come Vacuità e Destino (NovAntico edizioni)
Ecco (estratto) il testo di Sandro Giovaninni specifico su Italo Balbo

Italo Balbo trasvolatore, eroe del volo o propaganda fascista? 
Italo Balbo rappresenta paradossalmente una figura non rarissima per quella specifica temperie
epocale. Incredibilmente potrei citare a riprova decine di figure inassimilabili agli standard odierni,
che escludono ferreamente, ad esempio, che oggi un famoso professore universitario possa essere
anche più che un eccellente pilota, od un trasvolatore primario delle Ande anche un raffinato
scrittore e disegnatore. Vittorio Beonio Brocchieri iniziatore della disciplina della filosofia politica
a Pavia ed Antonio Locatelli, anche Podestà di Bergamo, tre medaglie d’Oro e quindi il più decorato
in assoluto della storia d’Italia, dalla fondazione.
Due soli esempi, dei dieci o venti che potrei fare, a sfatare un luogo comune che, nella spaventosa
pochezza dei nostri attuali tempi, regge ed assimila il bla-bla del treno di casa, ormai comune a
quasi tutti, incolti ovviamente e massivamente ormai anche cosiddetti colti. In tal modo si rovescia
la domanda e ci si potrebbe chiedere: perché alcune temperie spirituali favoriscano una fuoriuscita
dagli schemi ed altre invece ti affossino dentro i medesimi?
Perché, a fortiori, nelle epoche che sembrano facilitare la mobilità fisica e mentale, imperi invece
una sostanziale e spaventosa medietudine? E perché in tali epoche quasi solo l’anticonformista da
salotto impazzi opponendosi occhiutamente alla beceraggine diffusa ed alla disinformazione
orchestrata? E perché una normalità eminente sia oggi il massimo dell’anticonformismo? Italo
Balbo quindi come una sorta di potente cartina di tornasole, protocollo di un’usualità indicibile,
ininvestigabile, ma se utilizzata, diagnostica.


Italo Balbo squadrista, solo un demone del regime cosiddetto? - 
Italo Balbo nasce come ardito e si mantiene credibilmente come tale. Quindi al 90% (…anche
se non si può dire…) naturaliter fascista (il 10% residuavano, forse, in qualità di Arditi del Popolo).
Un daimon certamente, ma - mi ripeto - considerandolo nella sua normalità… Anche molti che non
prendevano la tessera del PNF, magari erano più fascisti degli iscritti.
Mio Padre, ad esempio, ufficiale pilota pluridecorato, non fu mandato in Spagna su sua pressante
richiesta e con suo grandissimo rammarico, dall’Africa Orientale Italiana ove era il subalterno con
più ore di volo bellico, perché non si era voluto iscrivere al Partito Nazionale Fascista, pur essendo
persino l’aiutante di volo - sostituto - del Viceré. In questo la burocrazia rimane sempre tale e
sempre sconnessamente efficiente. Ma gli arditi sono altrettanto sempre delle figure estranee alla e dalle burocrazie…



Una mostra "unica" per MATERA 2019 di Mimmo Centonze

Redazione

"CAPANNONI NEL CAPANNONE" UNA MOSTRA "UNICA" PER MATERA 2019 















"CAPANNONI NEL CAPANNONE"

UNA MOSTRA "UNICA"

PER MATERA 2019













         



L'INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA A MATERA


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Sono stati numerosi e lusinghieri gli apprezzamenti pervenuti da tutta Italia all'ufficio stampa dell'artista Mimmo Centonze da parte di prestigiose personalità del mondo dell'arte e della cultura tra cui critici e storici dell'arte, giornalisti e collezionisti d'arte che hanno voluto complimentarsi con l'artista per la grande mostra "Capannoni nel capannone", appena inaugurata a Matera.









LA NOTIZIA


MATERA - Il 2014 è stato l'anno di chiusura di una mostra del tutto speciale ed "unica" nel mondo dell'arte della Città dei Sassi, un evento che ha partecipato attivamente alla candidatura di Matera quale "Capitale Europea della Cultura 2019" - di cui ha avuto il patrocinio. Stiamo parlando di "Capannoni nel capannone", la mostra personale dell'artista Mimmo Centonze promossa dalla Soprintendenza per i Beni Storici ed Artistici della Basilicata e curata dalla Dott.ssa Marta Ragozzino.

Unica sotto vari punti di vist a, a cominciare dalla straordinaria durata dell'esposizione. Sono stati infatti ben nove i mesi di apertura al pubblico (dal 18 ottobre 2013 fino al 6 luglio 2014), una cifra davvero ragguardevole considerando la durata media di una mostra, di circa un mese per una mostra in una galleria d'arte fino ad arrivare ai circa sei mesi di una rassegna di grandissimo rilevo come la Biennale di Venezia, alla quale Centonze ha già partecipato esponendo nel Padiglione Italia di Venezia nell'edizione del 2011 curata da Vittorio Sgarbi.

Per la prima volta nella storia della Città di Matera, inoltre, è stata realizzata una rilevante esposizione monografica suddivisa in due eccezionali e contrapposte sedi espositive, tra l'altro mai prima d'ora abbinate. La prima sezione della mos tra è stata visitabile in una sala del Museo di Palazzo Lanfranchi e ha raccolto una selezione dei primissimi lavori del 2008, di piccole e medie dimensioni: raffinati dipinti di interni industriali bagnati da una luce seicentesca dal sapore quasi fiammingo, caratterizzati da una rappresentazione realistica impostata su delicati toni di grigio. Una mostra intima, 'da camera', in confronto a quella di impostazione più grandiosa e 'sinfonica' presentata nella seconda sede della mostra, il Laboratorio di Restauro, l'imponente capannone di restauro della Soprintendenza progettato dall'architetto Vincenzo Baldoni inaugurato come spazio espositivo proprio in occasione della mostra su Centonze, ubicato nella zona industriale della città proprio a pochi passi dallo studio dell'artista nel quale hanno preso vita i dipinti sui capannoni. Da qui il tema della mostra, "Capannoni nel capannone". In questa sede, una sorta di cattedrale post-industriale a tre navate dove i capannoni dipinti dall'artista sono stati finalmente 'restituiti' al luogo ideale dove sono nati, sono stati presentati i grandi teleri dedicati al tema dei capannoni, opere di grandi dimensioni e dalla forte intensità emotiva, di impatto drammatico e dalla stesura inquieta e densa di tensione, che disorientano e attraggono il visitatore come la luce sul fondo di una caverna.

Un mostra unica anche per le eccezionali proporzioni degli spazi espositivi, per l'originalissimo allestimento e per il numero di opere esposte, provenienti da collezioni italiane pubbliche e privateUn grande entusiasmo ha colto di sorpresa il pubblico presente all'inaugurazione della mostra di Mimmo Centonze quando, al taglio del nastro, ha potuto finalmente apprezzare il sorprendente allestimento delle grandi opere esposte nel grandioso spazio del Laboratorio di Restauro della Soprintendenza, che accoglie perfettamente le opere dell'artista. Un immenso capannone di 1000 metri quadri, una sorta di cattedrale post-industriale a tre navate, nel quale i capannoni di Centonze sono stati calati dal soffitto come delle grandi quinte teatrali che sembravano scendere e risalire per mezzo di funi di acciaio ancorate al pavimento. L'allestimen to delle circa 60 opere (delle più di 70 opere in totale considerando quelle esposte nell'altra sede della mostra, in una sala del Museo di Palazzo Lanfranchi) è stato posto su più binari visivi e ha fatto sì che il visitatore della mostra sia stato rapito da un affascinante rincorrersi del fronte e del retro delle opere, sospese nello spazio del capannone in un disarmante e sincero svelarsi dei supporti sui quali sono state dipinte: tela, cartone, tavola e ferro.

Mimmo Centonze ha dichiarato"Sono il primo ad essere rimasto stupefatto da questa mostra. Non credevo si realizzasse davvero in quanto, a tre settimane dall'inaugurazione, il grande capannone del Laboratorio di Restauro della Soprintendenza sembrava proprio uno dei miei capannoni: pieno di oggetti abbandonati, fotocopiatrici rotte e vecchi armadi dissestati. Ma poi il miracolo. Il Soprintendente Marta Ragozzino, insieme all'efficientissima squadra di lavoro della Soprintendenza, mette in moto un potente meccanismo inarrestabile che infine riesce a compiere il tutto. Lo dico sinceramente: sono sbalordito. E sono andato anche oltre, per ovvie ragioni inevitabilmente legate alla mia città, le esperienze fatte finora: questa idea di esporre i miei dipinti sui capannoni in un capannone reale, a pochi passi di distanza dal mio studio dove sono nate queste opere, è stata un'esperienza unica e forse irripetibile".  

In occasione della fine dell'anno 2014 pubblichiamo, qui di seguito, il video integrale di "Capanne, capannine e capannoni"l'affascinante spettacolo inedito scritto e interpretato dallo scatenatissimo scrittore e giornalista di Rai 1 Guido Barlozzetti realizzato in occasione della mostra "Capannoni nel Capannone" e rappresentato in prima assoluta il 17 aprile 2014 durante l'apertura dell'esposizione.















MATERA - "Capanne, capannine e capannoni", lo spettacolo scritto e interpretato dallo scatenatissimo scrittore e giornalista di Rai 1 Guido Barlozzetti presentato in prima assoluta giovedì 17 aprile 2014 a Matera, presso il Laboratorio di Restauro della Soprintendenza, una delle due sedi di "Capannoni nel capannone", la mostra personale dell'artista Mimmo Centonze promossa dalla Soprintendenza per i Beni Storici ed Artistici della Basilicata, curata dalla Dott.ssa Marta Ragozzino.