martedì 13 gennaio 2009

IL POETA-SCIENZIATO GIOVANNI TUZET

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Giovanni Tuzet (Ferrara, 1972) ha pubblicato tre raccolte di poesia, Suggestioni di poesia (Officina Grafica S. Matteo, S. Matteo della Decima, 1993), 365-primo (Liberty House, Ferrara, 1999), 365-secondo (Liberty House, 2000), la acsa editrice dello storico d'arte ferrarese Lucio Scardino, più la silloge Logiche e mancine nell’antologia “Nodo Sottile 4” (Crocetti, Milano, 2004) e due altre sillogi dallo stesso titolo nelle antologie “La coda della galassia” (Fara, Santarcangelo di Romagna, 2005) e “Schegge di utopia” (La Carmelina, Ferrara, 2007), a cura di R.Guerra e F.Felloni. Con A. Melillo e C. Sciaraffa ha pubblicato la plaquette San Giorgio e il Drago (LietoColle, Como, 2005).

Ha pubblicato la raccolta di saggi A regola d’arte (Este Edition, Ferrara, 2007). Inoltre ha curato il volume Simboli in versi (Editreg, Trieste, 2004) e il n. 50 di “Atelier” (2008) dedicato a poesia e conoscenza. È redattore di “Atelier” e di “Argo”., collabora con “Pendragon”.

Conferenziere sul tema arte e scienza, da segnalare nel 2005 a Ferrara l'importanate conferenza Poesia e Scienza. Ha curato nel 2003 (Cento, a cura del Comune di Cento), una serata dedicata al Movimento Futurista, con i futuristi R.Guerra e Sergio Fortini e il celebre poeta sonora Enzo Minarelli.Ha partecipato anche come writers e collaudatore via video alle anteprime del centenario futurista svoltesi a Ferrara nel 2007 (Futurismo Renaissance) e nel 2008 (sezione futurista in The Scientist 2008 Video Festival – Futurismo 100 Marinetti) a cura dell'Associazione Ferrara Video&Arte.

Nel 2006 ha presentato a Ferrara il futurista R.Guerra, da cui un manifesto futurista intitolato 10 Cartucce per Rinascere.

Laureato in Giurisprudenza all’Università di Ferrara, insegna Filosofia del diritto presso l’Università Bocconi di Milano.

http://brugnols.splinder.com/post/19096593/Giovanni+Tuzet+%26amp%3Bndash%3B+Tra 

http://atelierpoesia.splinder.com/post/15380050

http://www.railibro.rai.it/pdf/antologiapoesiaitaliana.pdf

PUPAZZI POLITICI DI NEVE

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From ESTENSE COM QUOTIDIANO ON LINE DI FERRARA DI FERRARA

Dove sono le nevi di un tempo?

 

Egregio Direttore,

voglio iniziare la mia prima letterina del 2009 con un ricordo molto lontano, quando mia suocera era ancora viva e attiva.

Certe mattine d’inverno venivamo svegliati dal rumore della pala da neve che essa adoperava per spalarla.

Si alzava prima di tutti e trovavamo lo stradello del giardino e lo spazio davanti alla casa puliti (non c’era il marciapiede, come non c’è nulla ancora oggi).

Quando al primo giorno di quest’anno ho trovato la neve, non ho sentito rumori di spalatori.

In questo periodo soggiorno in un’altra casa, c’è il marciapiede, così l’ho pulito.

Ma quanti l’hanno fatto?

Faccio un inciso: quanti puliscono, in generale, ma in particolare in autunno, davanti alla loro casa quando cadono le foglie degli alberi dei loro giardini, o quelle che il vento accumula contro i muri o in generale puliscono davanti alla propria casa e basta?

Non sono in grado di giudicare quale fosse lo stato delle strade dopo la nevicata, ma posso giudicare lo stato dei marciapiedi ed è un giudizio negativo per la negligenza di tanti cittadini ed anche del Comune per qualche situazione particolare come per la scalinata di accesso al parcheggio sopra Piazza Travaglio, per giorni impraticabile.

Forse perché il camioncino spargisale non poteva salire?

O forse perché gli addetti non hanno più le mani per prendere una badila e spargere un poco di sale?

Ora voglio invece raccontare un piacevole fatto.

Domenica 4 gennaio, alla Galleria Carbone, ho assistito alla conversazione di Marco Bertozzi sulla storia e leggenda della stella e dei Magi (ho così saputo che i tre Re Magi erano quattro).

Nella Galleria c’era la bella mostra di opere di Maurizio Bonora sull’Epifania rivisitata, dedicata a Don Patruno, che conoscevo quando eravamo bambini, quando suo papà aveva il ristorante e l’albergo e il mio la bottega in San Romano e che poi ho seguito seppure da lontano.

Era domenica pomeriggio, c’era la piazza con le sue vetrine sfavillanti, e poi i saldi, le bancarelle, i caffè ma diverse persone ed io con loro, ci siamo riunite là, abbandonando tutto, per guardare, ascoltare, onorare.

Per me è stato un momento particolare, intenso e sono convinta che abbia giovato all’animo di tutti.

Distinti saluti

 

(Pasquina Ferrari)

http://www.estense.com/?module=displaystory&story_id=46641&format=html

http://www.corriere.it/cronache/09_gennaio_06/milano_neve_epifania_5b63409a-dbc9-11dd-8581-00144f02aabc.shtml

 

HAMBURGER UBER ALLES?

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FACEBOOK GNAM GNAM 

....se la notizia fosse vera, beh…va bene così. Il Re è nudo e se ne fotte altamente.
Articolo tratto (con tristezza!) da One Marketing.

A cura di David Palada (david.palada@libero.it)

Sacrificare gli amici per un hamburger
di Roberto Rais - Martedì 20 Gennaio 2009 alle 11:59
(
http://www.onemarketing.it/20/01/2009/sacrificare-gli-amici-per-un-hamburger/)


Burger King ha lanciato una nuova campagna di marketing chiamata “Whopper Sacrifice“, al fine di pubblicizzare la sua ultima creazione culinaria, chiamata appunto Angry Whopper.

Il funzionamento è semplice: il cliente della catena di fast food scarica un’applicazione creata ad hoc per Facebook; una volta avviato l’applicativo, verrà chiesto all’utente di deselezionare 10 amici tra quelli presenti nella sua lista di conoscenti nel social network. In cambio, riceverà un buono che darà lui il diritto di ottenere gratuitamente il nuovo hamburger di Burger King.

Non sappiamo quanto questa campagna possa nuocere ai rapporti sociali degli utenti di Facebook. Ciò che è certo è che gli amici “sacrificati” dall’utente dell’applicazione preparata da Burger King riceveranno un messaggio nel quale verrà loro comunicato di esser stati abbandonati e preferiti a un hamburger gratuito.

Brian Gies, vice presidente marketing della catena di ristorazione in oggetto, ha per l’occasione dichiarato al New York Times ciò che la propria compagnia pensa di Facebook, un social network che pian piano si sta trasformando in un campo competitivo nel quale si fa a gara per avere il maggior numero di amici, dichiarandosi inoltre “non preoccupato” dai risvolti sociali della faccenda. 

 (ROBERT RAIS)

(a cura di DAVID PALADA)

www.onemarketing.it
http://it.wikipedia.org/wiki/Hamburger

IL FUTURCENTENARIO DI UFAGRA'

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ANTONIO FIORE CENTENARIO FUTURISTA A ROMA IL 7 FEBBRAIO-ANTEPRIMA

(*dal CATALOGO a cura di Giorgio Di Genova)

 Ufagrà nel 100 d. F.,

ovvero il Futurismo è morto, viva il Futurismo

Il 20 febbraio 1909 a firma di F.T. Marinetti compariva a Parigi sulla prima pagina di “Le Figaro” il manifesto Le Futurisme. Era l’atto di nascita del Movimento futurista, avanguardia così radicale che segnava uno spartiacque tra tutto ciò che si era prodotto in arte in Italia fino ad allora, per cui, storicamente parlando, esso deve essere considerato una sorta di anno zero dell’arte, che quindi può essere distinta in avanti il Futurismo (a. F.) e conseguentemente dopo il Futurismo (d. F.).

Oggi siamo nel 100 d. F. ed è per questo che si celebra in Italia ed all’estero l’avvento dell’avanguardia italiana che nel XX secolo ha contribuito ad un fondamentale mutamento della concezione dell’arte (e non soltanto), dando impulso con le proprie influenze in altri paesi a nuovi linguaggi, quali il Raggismo in Russia, il Vorticismo in Inghilterra, il Dadaismo, iniziato a Zurigo e poi diffusosi in Germania e Francia, nonché, ancora in Russia, il Costruttivismo e collateralità, oltre a numerose altre “rivoluzionarie” soluzioni, come si ricava dalla conferenza Il Futurismo, un’avanguardia totale riproposta in questa stessa pubblicazione.

Cento anni sono tanti e nessun protagonista storico del Futurismo oggi è vivo. Altrettanto dicasi per i numerosissimi seguaci che nelle varie regioni d’Italia hanno militato nel Movimento. Fino a qualche anno fa a Livorno era ancora in vita Osvaldo Peruzzi, che purtroppo se n’è andato alla venerabile età di 97 anni il 30 dicembre 2004 (95 d. F.).

Pertanto, se si esclude Maurizio Calvesi, che, come egli stesso ha ricordato, quattordicenne fu annoverato tra gli “aeropoeti” da Marinetti-(1), l’ultimo futurista ancora attivo è Antonio Fiore, in arte Ufagrà, come lo ribattezzò Sante Monachesi, ideatore (sulla base dell’esperienza fatta nell’ambito del Gruppo Futurista Maceratese) del Movimento Agravitazionale, ovvero Agrà, di cui in quest’occasione si ripropongono i 4 manifesti.

Il Movimento Futurista, è noto, è finito nel 1944 con la morte di Marinetti, anche se per gli studiosi oggi impegnati a celebrarlo espositivamente esso sarebbe durato fino al 1915 (2), cioè fino al 6 d. F., negando (o rinnegando) tutti gli sviluppi posteriori realizzatisi mentre il suo Pontifex Maximus era ancora in vita. Sarebbe come dire che il  Cristianesimo è finito con la morte di Gesù e che non sono cristiani gli apostoli e tutte le confessioni successive, Cattolicesimo compreso.

Io sono tra coloro che ritengo conclusa la “storia” del Futurismo appunto nel 1944, ma da storico dell’arte contemporanea considero le vicende post-1944 dei futuristi sopravvissuti a Marinetti e dei loro seguaci come appartenenti all’era futurista, cosicché, se si è potuto parlare di Secondo Futurismo, niente vieta di considerare Terzo Futurismo ciò che s’è prodotto o si va producendo da chi si serve, rinnovandolo, del lessico futurista(3).

Negare la realtà di una odierna persistenza del verbo futurista, incarnato da Ufagrà, sarebbe illogico quanto negare che il Fascismo non sia continuato dopo la caduta del regime e la morte di Mussolini, quando esso è addirittura professato apertamente ancora oggi da un editore di giornali, eletto senatore nel PDL, dal famigerato capo della Loggia P2, dal portiere del Milan e da tanti altri, compresi molti giovani nati dopo il Ventennio.

La differenza è che costoro sono nostalgici e quindi “passatisti”, per usare la terminologia futurista, mentre i futuristi dal secondo dopoguerra in poi ad oggi, tra cui vanno annoverati, oltre ad Enzo Benedetto, che per anni ha pubblicato “Futurismo Oggi”, sotto la cui egida ha realizzato esposizioni in varie città d’Italia (4), Osvaldo Peruzzi, Antonio Marasco, Renato Di Bosso, Vittorio Corona, Ivo Pannaggi, Tullio Crali, Mino Delle Site, Alessandro Bruschetti, Sante Monachesi, i quali hanno sviluppato il lessico futurista e l’hanno fatto progredire con aggiornamenti, assorbendo la linfa necessaria dalla produzione degli artisti fondatori del Movimento e dei loro comprimari.

Ufagrà appartiene, appunto, a questa schiera di prosecutori. Anzi, egli sulle radici dei futuristi storici, dell’Aeropittura e del Movimento Agrà ha inteso celebrare creativamente i cento anni del Movimento con 2 nuove opere. Mi riferisco al trittico Velocità+Aeropittura+Cosmopittura ed alla pala 1909-2009: il Futurismo ha cento anni, due opere di concezione futurista sposata, specialmente la seconda, con la tradizione storica della pittura, almeno per quel che riguarda la struttura che con la “corona” e la predella si rifà al paliotto d’altare.

Con le 5 “citazioni” a collage (tecnica ispirata da Boccioni-5) nelle cuspidi della parte superiore di Russolo (Dinamismo d’un’automobile, 1912-13), Balla (Velocità astratta, 1913), Boccioni (Stati d’animo: gli addii, 1911-12), Severini (Il treno Nord-Sud, 1912) e Carrà (Festa patriottica, 1914) e con le 7 della predella: Depero (La casa del mago, 1920), Dottori (Il trittico della velocità: b) In corsa, 1927), Peruzzi (Battaglia aeronavale, 1939), Prampolini (Figura nello spazio, 1937), Delle Site (Aerovelocità, 1935), Benedetto (Elettroni in moto, 1982) e Monachesi (Imponderabilità Agrà, 1979 ca.) il nostro ultimo futurista è riuscito a mettere tra parentesi verticali la sua “astronave” del centenario sfrecciante tra le esplosioni cromatiche del magma cosmico, quasi a voler sciogliere la condensazione del nome d’arte Ufagrà in un suggestivo “ufo” Agrà; nel trittico, invece, ha ottenuto connubi più dialettici, calando nel ribollente orografico orizzonte della propria pittura 3 collages, il primo di Balla (Velocità astratta, 1913), il secondo di Dottori (Primavera umbra, 1923) e l’ultimo il suo Battaglia cosmica n. 5 del 2006, i cui titoli semplificano appunto quello dell’opera.

Se nel trittico Ufagrà dichiara le ascendenze del suo visionarismo cosmopittorico, per meglio comprendere i “viaggi” pittorici compiuti per arrivare al paliotto, da lui creato per essere collocato sul suo ideale altare dedicato al Futurismo, credo che possa aiutare il testo che segue, in cui ho ricostruito più argomentatamente il suo tragitto dal 70 d. F. ad oggi e di cui la presente nota è un puro corollario di aggiornamento.

E per questo motivo mi permetto di rimandare chi ha avuto fin qui la pazienza di leggermi.

Giorgio Di Genova (storico dell'arte)*

*Note

1 Ce ne ha informato lui stesso nel corso dell’intervista con Guglielmo Gigliotti, inserita nell’apposita

inchiesta sul Futurismo apparsa sul numero 282 de “Il Giornale dell’Arte” (cfr., Calvesi. Ho il brevetto diaeropoeta

, dicembre 2008, p. 51). In essa lo studioso ricorda il suo incontro con Marinetti, che, essendo

notoriamente di bocca buona, era alquanto propenso, specialmente da anziano, a fare nuovi proseliti. Di

esso, tra l’altro, così Calvesi riferisce: “Molto importante per me fu la declamazione delle mie poesie, che

Marinetti con entusiasmo storicizzò subito come ‘aeropoesie’. Fu così che entrai nell’esercito futurista

anch’io, e ora ho la civetteria di considerarmi l’ultimo piccolo esponente ancora in vita del Futurismo. Da

futurista poco consapevole, data l’età, andai nel ‘42 pure a una serata futurista che si svolse a piazza

Venezia. Si presentava il Manifesto dell’Aeroromanzo, scritto da Bellanova, futuro protagonista della psicoanalisi

italiana”. Ciò è senz’altro stato uno stimolo per Calvesi a studiare il Futurismo, ma sul piano sia

“poetico” che creativo non ha avuto gran seguito. Anzi, tutt’altro. Come sostenitore negli anni Ottanta

dell’Anacronismo egli sarebbe stato tacciato da Marinetti, Boccioni e compagni di “passatista”.

2 Restringendo addirittura l’orizzonte dell’indagine maggiormente di quanto nel 1986 non fece Pontus

Hulten, che si fermò al 1930 con la sua mostra Futurismo & Futurismi a Palazzo Grassi di Venezia.

3 Ovviamente proprio per ragioni linguistiche escludo da tale versante gli artisti che Inga-Pin ha riunito

sotto l’etichetta di Nuovo Futurismo.

4 Nata nel 1969, la rivista si concluse con l’ultimo numero, uscito nel 1993, dopo la scomparsa di Benedetto,

del 1993.

5 Al proposito nella conferenza di Sofia (vedi più oltre) riporto le influenze della pubblicazione del suo

Manifesto tecnico della scultura futurista per talune opere del 1912 di Braque, Picasso e Gris.

http://lav0cefuturista.splinder.com/post/19331975/Intervista+al+maestro+Antonio+

http://www.nuovipanorami.it/arte/antoniofiore.html

 

lunedì 12 gennaio 2009

GRANDE E PICCOLA POLITICA...

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Sino al crollo della Prima Repubblica, il rapporto tra Potere e Cittadino, per ottenere la legittimazione, poteva basarsi su due strade

1) Violenza ed intimidazione (Applicata da Giolitti al Sud, dal Fascismo, dal PCI in alcune zone d'Italia) se mi appoggi, non ti picchio

2) Corruzione e clientelismo (Applicata sempre da Giolitti, dal PCI in Toscana, Umbria ed Emilia, dalla DC nel Sud)

Berlusconi ha cambiato tale rapporto, in chiave cesaristica, recuperando una dimensione carismastica tra popolo e leader. E paradossalmente, proprio questo approccio permette al Princeps Berlusconi di trasmettere un messaggio di maggior novità ed apertura alla società.

Berlusconi, nella sua sovrana ed assoluta libertà, può permettersi di cooptare nel parlmento chi vuole: nani e ballerine, certamente, ma soprattutto una rappresentanza meno autoreferenziale e più espressiva
della società civile di quanto faccia il PD, il partito della casta per eccellenza

Il Princeps costituisce una sintesi tra le diverse culture dei suoi seguaci, cosa che non è riuscita al PD che si sta decomponendo in una serei di faide tra capicorrenti e potentati locale che come corruzione e decadenza morale son degni delle repubbliche delle banans

Il PD per sopravvivere o trova un modello contemporaneamente alternativo alla Prima Repubblica e a Berlusconi o si berlusconizza...

E l'OPA lanciata ultimamente da Soru, è in segnale che vuol perseguire la seconda strada. Il problema è che il carisma del sardo è persino inferiore a quello di Prodi...

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