Giovanni Sessa, Tetrade Pitagorica e Tradizione, Paul Kucharski

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a cura di Giovanni Sessa



  • Paul Kucharski, 
  •   TETRADE  PITAGORICA  E  TRADIZIONE 
  • rec. di
  • Giovanni Sessa

  • Il volume di Paul Kucharski, Studio sulla dottrina pitagorica della Tetrade, nelle librerie per Mimesis (per ordini: mimesis@mimesisedizioni.it, 02/24861657, pp. 335, euro 24,00) è un libro decisivo per comprendere appieno i fondamenti del pitagorismo e il suo stretto legame con la Tradizione. Il volume in questione è composito: raccoglie, oltre allo scritto in questione, il testo di Armand Delatte del 1915, La tetraktys pitagorica, un saggio, ampio e chiarificatore del curatore Moreno Neri, oltre allo scritto, firmato da Stefano Balli, La musicalità della tetractide e alla postfazione di Maurizio Pagella.
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  • Lo studio di Kucharski uscì, per la prima volta, nel 1952. In esso, lo studioso muove da una testimonianza di Aristotele al fine di riscoprire le fonti della dottrina della tetrade, spiegandone  il profondo significato. Mostra particolare attenzione per quelle testimonianze tarde che hanno permesso la trasmissione del nucleo originario del pitagorismo. In particolare, si occupa di Teone di Smirne al fine di rilevare il tratto “genetico” proprio dei numeri che, per Pitagora, rappresentavano l’arché.
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  • Neri, nel suo scritto, dirime ogni dubbio in merito alla Tetraktys, evidenziando una conoscenza non comune nel campo della simbolica, sostanziata da rara erudizione. Spiega, preliminarmente, che l’aritmo-geometria pitagorica è cosa altra dalle matematiche quantitative moderne. Le sue verità erano intuitive e non deduttive: «Le figure della geometria e dell’aritmetica pitagoriche, immutate, assumevano il compito di rappresentare l’invarianza nel cambiamento» (p. 152), rinviavano all’essere che si dà nel divenire.  La Tetraktys è paradigma per eccellenza di tali numeri “figurati”. Essa consiste nei primi quattro numeri interi sistemati in un triangolo di dieci punti: «La Tetraktys è un modo di disporre dieci punti […] nella forma di un triangolo equilatero» (p. 152). Nei Versi aurei veniva raccomandato agli adepti di giurare sulla sacra Tetrade, in quanto essa rappresentava l’intera natura del cosmo sotto forma, come avviene nella stessa scala musicale, di un’immagine differenziata dell’unità. Tale simbolo, muove dall’uno e, attraverso quattro livelli di manifestazione, torna, al termine del processo ipostatico, all’origine rappresentata dal numero dieci. In geometria l’Uno rappresenta il punto, Due la linea, Tre la superficie, Quattro la prima forma tridimensionale, il tetraedro. Per questo, la Tetraktys: «rappresenta la continuità che collega il punto senza dimensione con la manifestazione del primo corpo solido» (p. 158).
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  • Questo simbolo, macrocosmico e microcosmico in uno, contiene in sé la catena dimensionale di unità-lunghezza-larghezza-profondità. Ogni numero-figura che la costituisce corrisponde ad una data virtù. Kucharski e Neri ribadiscono che l’uno, l’incausato e senza tempo, crea il Due, la prima specificazione, attraverso un suo riflesso Tale tesi è presente in tutte le tradizioni: Neri fa specifico riferimento a molte di esse, con pertinenza argomentativa. Si sofferma, in particolare, sul Taoismo e l’I King. Nella tradizione cinese risulta evidente che, come nel pitagorismo, dalla monade procede l’indefinita diade che ha i tratti metafisici dello yang e dello yin. Questi principi corrispondono all’endiadi Limite-Illimitato presente nel pitagorismo e nella filosofia classica, in particolare in Platone. Medesima prospettiva è stata preservata nella tradizione massonica, ricorda il curatore. In tale prospettiva, che individua quale arché il numero, consente di evincere che anche nel cosmo e nell’uomo, è in atto la polarità di pari (illimitato) e impari (limitato). La loro interazione produce armonia (tre) che dà luogo al fluire ordinato dell’universo. Ecco, quindi, il tratto prevalente del mondo manifestato (quattro), costituito dagli stoicheia. Nel manifestato, per i Greci, il peras aveva tratto positivo, negativo l’apeiron.
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  • A questo punto della trattazione, il curatore chiarisce la corrispondenza sussistente tra il simbolo della Tetraktys e quello della croce in movimento, lo swastika, variante del punto circoscritto in una circonferenza: «Nella Tradizione il valore numerico di un centro o Punto è uno e quello della circonferenza è nove, che simboleggia la totalità degli stati della manifestazione; tale simbolismo suggerisce l’ipotesi che la Decade rappresenti la perfezione relativa allo spazio-tempo circolare […] l’immanenza divina» (p. 173). Non è casuale che Giordano Bruno abbia guardato con interesse alla Tetrade, nel momento in cui comprese che il principio si mostra nel molteplice in termini di quadruplicità. Il riemergere del simbolo pitagorico è analizzato, in queste pagine, in ogni suo aspetto, in un’esegesi nella quale nulla è trascurato.
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  • I tradizionalisti del Novecento, in particolare Reghini e la sua scuola, guardarono alla antichissima Sapienza italico-pitagorica quale patrimonio da riattualizzare. La Tetraktys, infatti, come: «struttura archetipica trova anche il suo riflesso e la sua incarnazione nelle forme di governo: al primo posto troviamo l’aristocrazia (da intendersi in senso tradizionale)» (p. 217). Per superare il nosos moderno è, pertanto, necessario guardare al senso profondo del pitagorismo e della Tetrade. Nel volume in questione, Balli si occupa della musica pitagorica. Lo studioso chiarisce come musica e cosmo siano per i pitagorici in stretta relazione: «La musica manifesta le leggi matematiche che reggono il cosmo. Si comincia dall’unità per giungere alla totalità […] e viceversa all’unità si ritorna» (p. 260). La musica è scienza della dinamica relazionale dei numeri. L’armonia, in quanto accordo degli opposti, è tale in ambito cosmico quanto in quello musicale. Il suono, inoltre, è rapporto numerico: «a Pitagora si deve la formulazione della “sinfonia”, ovvero “consonanza”, degli intervalli di quarta e ottava» (p. 260). Per i pitagorici il coro delle Muse: «compone l’armonia del cosmo e annuncia i precetti divini» (p. 265), mentre Apollo, dio musico, purifica l’uomo e muove i cieli generando la sinfonia delle sfere celesti. Pitagora seppe udire il suono originario. La Tetraktys è icona dell’Uno-Tutto.
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  • Studio sulla dottrina pitagorica della Tetrade è libro, per questo, da meditare. Le sue pagine rinviano a un’immagine del mondo che, probabilmente, è stata scartata dalla cultura oggi dominante ma, si badi, essa è sempre vigente nel tempo.