Gabriele D'Annunzio compose numerose opere teatrali.
Tra queste la Gioconda (1898), che sviluppa il dramma di fronte a cui si trova l'artista, tra etica ed estetica.
Nel IV ci imbattiamo nella Sirenetta, una ballata suggestiva, eseguita con accompagnamento di chitarra. D'Annunzio si ispira per questa fiaba ad un racconto popolare, nel quale sette sorelle, specchiandosi alle fontane, scoprono la loro bellezza e da tale scoperta nascono i primi loro sogni ambiziosi e sensuali. La madre le ammonisce, dicendo che l'orgoglio per la bellezza è vano e non porta da nessuna parte. Ognuna di loro sogna onori e ricchezza: soltanto l'ultima sorella, che non pretende alcuna ricchezza, chiede solo la gioia del canto. Pianto, tristezza e morte toccano in sorte alle sei sorelle, mentre l'ultima, che ottiene il dono del canto, diviene sorella delle immortali sirene del mare. Questa pagina dannunziana straordinaria e ricca di lirismo è stata messa in musica diverse volte. Tra esse si distingue quella di Enrico De Leva, l'autore della celebre "E. spingole francese", la nota canzone napoletana su testo di Salvatore Di Giacomo e apparsa nel 1888. De Leva, insegnante di canto al Conservatorio di Napoli, morto nel 1955, era un apprezzato concertista di pianoforte, che si esibì anche a Londra. La seconda Sirenetta in musica porta la mano di Giuliano di Mauroner, scomparso nel 1916, nativo di Tissano di Santa Maria La Longa. Il già anziano Mauroner e il bellicoso D'Annuzio si incontrarono nel clima di impegno patriottico portato avanti dalla famiglia dello stesso Mauroner, a Tissano, fin da molto prima della Grande Guerra. I due brani di De Leva e di Mauroner non si differenziano sostanzialmente in quanto a tipologia. Il lungo racconto viene opportunamente spezzettato più volte, alternando passi più cantabili e melodici con brani di recitativo narrativo. Si ricorda infine che una notissima romanza di Tosti del Friuli riporta le parole di D'Annunzio:O falce di luna calante, testo ripreso da vari altri autori, quali il fiorentino Bontempelli, anch'egli attento alla figura del Vate e suo estimatore.Tra queste la Gioconda (1898), che sviluppa il dramma di fronte a cui si trova l'artista, tra etica ed estetica.
Casalino Pierluigi, 14.10.2013